DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Seduta antimeridiana

 

Presenti: Grieco, Bordiga, Terracini, Fortichiari, Flecchia, Gennari, Gasperini, Azzario, Berti, Togliatti.

Assenti giustificati: Gramsci che è a Mosca, Gnudi che non ha potuto avere il permesso del suo ufficio.

Assenti non giustificati: Repossi, Sessa e Marabini.

Presiede: Gennari. Segretario: Berti.

 

Terracini fa una relazione sull’andamento amministrativo del Partito. Parla del tesseramento. Illustra le ragioni della diminuzione del ritiro tessere e del provvedimento recentemente emesso per permettere a tutti i disoccupati di prelevare le tessere. Fa notare la mancanza di elementi possidenti nelle province. Parla della situazione delle Romagne e della Venezia Giulia. Accenna alla scarsa riuscita dei prestiti e delle sottoscrizioni lanciati dal partito. Si diffonde sulle economie realizzate attraverso la soppressione di alcune attività del partito e la limitazione di altre. Parla della destituzione della sezione agraria. Riferisce della situazione veramente soddisfacente del partito nei sindacati e nel movimento cooperativo. Parla poi dell’attività del partito nel campo internazionale. Dice del mancato intervento del compagno Togliatti al congresso bulgaro e dell’intervento di Grieco al congresso svizzero. Accenna al viaggio di Bordiga e Graziadei a Mosca, e al congresso sindacale di Lipsia su cui non si hanno precise notizie. Parla della questione delle vittime politiche. Riferisce sulle riunioni avvenute tra i rappresentanti dei vari partiti sovversivi per una azione generale e sull’atteggiamento tenuto dei comunisti in tali riunioni.

 

Seduta pomeridiana

 

Presiede: Marabini. Segr.: Berti

 

Bordiga fa un’ampia relazione sulla partecipazione della delegazione italiana alla seduta dell’Esecutivo allargato. Legge l’invito del Sindacato ferrovieri a partecipare alla prima riunione dei partiti. Spiega il perché il PC ha creduto di non aderire a questo invito, confuta l’affermazione di Zinoviev concernente il posto che in un primo momento ci sarebbe stato offerto nell’Alleanza del Lavoro se avessimo accettato di partecipare alla prima riunione di partiti politici. Espone ancora una volta la tattica del PC. Espone il pensiero di Zinoviev sulla possibilità del governo operaio in Italia e sulla sua utilità per i comunisti. Dice come la risoluzione sulla questione italiana fu infine demandata alla discussione fra la delegazione italiana e la commissione. Legge tutti i documenti che riguardano la questione.

Graziadei dice che avrebbe avuto piacere che la discussione si fosse fatta in sede di Esecutivo allargato perché si sarebbe giunti ad una maggiore chiarificazione. In questa questione a Mosca egli non espresse il suo parere per non dare l’impressione di un profondo dissenso che in fondo non esiste. Illustra il suo dissenso dicendo della necessità di dare uno sbocco politico al movimento di massa e di procedere nell’azione iniziale d’accordo anche con partiti semi-proletari e piccolo-borghesi.

Gennari dice che non corrisponde a verità l’affermazione di Zinoviev che egli fosse in disaccordo con Terracini e la delegazione italiana sulla questione del Governo operaio. Egli è stato ed è perfettamente d’accordo con le tesi dell’Esecutivo del Partito.

Bordiga riferisce sulle sue impressioni sulla recente conferenza dell’Esecutivo allargato. Egli dice che il governo operaio non può esistere che dopo il rovesciamento del regime borghese. Parla lungamente della situazione dei vari partiti e specialmente del Partito francese.

Graziadei dice che bisogna considerare lo sviluppo dell’azione. Non possiamo essere né per il ministero Don Sturzo-Modigliani né, in questo momento, per la dittatura del proletariato. Dobbiamo scegliere una via di mezzo che permetta alle masse di seguire la nostra parola d’ordine oggi e di seguire nello stesso tempo gli sviluppi dell’azione.

Repossi desidera che le cose siano ben chiare.

Terracini per pregiudiziale chiede che sia approvata la dichiarazione alla stampa già compilata dal C.E.

Bordiga la legge... È approvata all’unanimità.

 

Si apre la discussione sulla relazione fatta da Terracini nella mattinata.

 

Gennari parla della situazione della Venezia Giulia e dichiara di essere molto meno ottimista di Terracini. Si diffonde sui dettagli. Parla della lotta nelle Cooperative.

Togliatti fa delle critiche alla attività del Gruppo parlamentare.

Marabini non nega che le critiche siano, almeno in parte, fondate. Lamenta la mancata coesione fra il Partito e il Gruppo Parlamentare.

Grieco risponde ampiamente a tutti.

 

30 giugno 1922. La seduta comincia alle ore 10

 

Sono presenti: Bordiga, Grieco, Terracini, Fortichiar, Flecchia, Togliatti, Azzario, Gasperini, Berti, Gennari. Assente: Graziadei.

Presiede: Gasperini.

 

Repossi riferisce sulla preparazione del consiglio nazionale della CGL. Egli dice che la nostra situazione è veramente ottima. Calcola che riusciremo ad ottenere al consiglio 400.000 voti contro 600.000 dei riformisti e 220.000 dei massimalisti.

Bordiga parla della tattica da usare nel consiglio della CGL e propone di lanciare in questa occasione la parola del “governo operaio”.

Repossi è contrario allo sciopero generale di solidarietà coi metallurgici. Dice che la vertenza si chiuderà prima dell’apertura del consiglio.

Azzario crede che probabilmente la vertenza sarà chiusa prima di Genova, ma che i comunisti dovranno tenere presente la sconfitta dei metallurgici insieme alle sconfitte precedenti delle altre categorie per criticare a fondo la tattica della Confederazione, e per sfruttare il fermento di tutte le categorie. Chiede che il manifesto sia fatto in maniera da sostenere la difesa anche dei senza partito e dei non organizzati.

Graziadei crede anzitutto che nel manifesto non ci si deve compromettere riguardo allo sciopero metallurgico, di cui non si può prevedere esattamente alla fine. Ribadisce i concetti espressi ieri sulla questione del “governo operaio”. Si accende una vivace polemica. La seduta si chiude.

 

La seduta pomeridiana si apre alle 16

 

Bordiga legge l’appello “ai proletari d’Italia”.

Marabini fa degli appunti per quanto riguarda la forma un po’ violenta dell’appello.

Bordiga nota come non vi sia nulla di straordinario nell’appello, e pone la questione dei rapporti con la frazione Maffi rispetto al consiglio nazionale.

Repossi e Togliatti parlano favorevolmente ad accordi coi maffisti a Genova.

Terracini fa una relazione sulle condizioni della stampa.

La seduta è chiusa.

 

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