DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Mosca, 13 giugno 1922

Carissimi,

Con il corriere che partirà con lo stesso treno mio vi mando questo rapporto sommario sul modo col quale la quistione italiana è stata regolata.

Vi fu una prima seduta di commissione nella quale si discusse del “rapporto” sostenendosi da noi che non vi erano stati conflitti di disciplina pratica tra il partito e l’Internazionale, il che fu dovuto riconoscere dopo qualche contrasto sulla votazione delle tesi tattiche al nostro congresso, che si riteneva essere stata inopportuna.

In una seconda seduta di commissione si discusse sull’“avvenire”. Dichiarammo di non porre la quistione di principio, ma quella concreta e pratica. La discussione non fu né completa né profonda. Non si venne ad un accordo, ma si ebbe da parte di Zinoviev e degli altri la impressione che un contrasto serio non vi fosse. Egli stesso propose che non si discutesse della cosa nell’Esecutivo allargato.

Nella seduta dell’11 del C.E. allargato Zinoviev annunciò che non si sarebbe fatto dibattito sulla quistione italiana, riassunse brevemente quanto era risultato in commissione, e propose che si rinviasse la cosa al Presidium per una risoluzione da prendere a nome del CE allargato. Nessun altro parlò e la cosa fu approvata.

Nel Presidium si è discusso ieri 12 ancora più sollecitamente. Zinoviev mi aveva dato il testo delle sue proposte di risoluzione: una breve, pubblica, sulla quistione delle tesi, ed una confidenziale circa la tattica del partito. Avvenne un malinteso per cui questa mi fu data incompleta, fino a tutto il punto 2. Per fare la nuda cronaca, noi eravamo decisi a proporre un altro testo per la risoluzione pubblica, e ad accettare quella segreta con un’esplicita dichiarazione nostra interpretativa, che redigemmo.

Nel Presidium vennero fuori i punti 3 e 4 del testo Zinoviev. Discutemmo brevemente e finimmo per accettare, limitandoci ad integrare la dichiarazione con l’ultimo capoverso che ora esso reca. I tedeschi volevano opporsi al testo Zinoviev perché gli pareva che ci si facessero troppe concessioni. Noi non trovammo opportuno sofisticare sulle parole del testo, per tema che una revisione lo rendesse meno favorevole. La nostra dichiarazione si basa per la parte pratica su intese verbali con Zinoviev, che ho confermato in un colloquio di oggi.

Non mi dilungherò in lunghi commenti. Io avevo dichiarato che in ogni caso il partito e la sua maggioranza come tali sarebbero stati disciplinati e non avrebbero aperto un conflitto, e che poteva essere solo quistione di incompatibilità dei dirigenti ad eseguire certe conversioni tattiche.

Nel merito della quistione vi è questo. La risoluzione pubblica è tale da non produrre scompiglio. Essa implicitamente dice che non vi era altro contrasto che quello del voto delle tesi, chiarito da noi nel senso preciso della nota mozione pregiudiziale. La risoluzione privata contiene dei giudizi, che non hanno portata pratica, nel punto 1. Nel punto 2 parla della parola del governo operaio, di cui dà finalmente una definizione che a noi è parsa accettabile. Nel suo discorso Zinoviev disse che esso è solo uno pseudonimo della Dittatura.

Il punto 3 è caduto essendosi riconosciuto che i comitati di cui parla già esistono. La quistione del termine è la più grave. Stamane ne ho riparlato a Zinoviev nel senso della dichiarazione nostra, e ha riconosciuto in gran parte la bontà dei miei argomenti. Nessun altro tassativo impegno esiste nello svolgimento della tattica, agli effetti delle note pratiche con l’Alleanza e i partiti. È da notare come Graziadei abbia, pur essendo sempre correttissimo e cortesissimo, sostenuto il governo operaio parlamentare o quasi, e il comitato politico comune anche in caso di rifiuto delle nostre note condizioni.

Può darsi che il vostro primo giudizio sia sfavorevole, ma solo a voce potrò completare le spiegazioni. Io non sono scontento.

Unisco tutti i documenti illustranti la cosa. Con saluti carissimi

A. Bordiga

 

Saluti cordiali

Gramsci e Ambrogi

 

Credo bene aggiungere poche note sulle altre quistioni. La impressione generale è che si va a sinistra. Del fronte unico politico internazionale e del governo operaio nel senso tedesco si è parlato in modo assai attenuato.

I discorsi di Trotsky sulla questione francese sono stati caratteristici, specie nell’attacco al fatalismo secondo il quale date le condizioni sfavorevoli il partito non potrebbe essere rivoluzionario e veramente comunista.

Ho parlato non a lungo sulla questione francese. Nella commissione ho preso parte attivissima. In questa e nella seduta plenaria a nome della maggioranza italiana ho votato l’insieme delle risoluzione di Trotsky con una riserva su quella che parla del fronte unico, del governo operaio e del blocco operaio in Francia. Su questo punto è notevole che si escludono le liste elettorali comuni.

Gramsci ha partecipato alla commissione cecoslovacca sostenendo la opposizione di sinistra di quel partito. Ha anche partecipato alla commissione sindacale che poi ha rinviato le conclusioni.

Del rimanente vi informerà la stampa. Aggiungo solo che nella seduta odierna del CE semplice si è rinominato il Presidium, di cui per noi fa parte Gramsci. Ambrogi per ragioni che vi dirò e salvo ratifica resta qui all’Esecutivo, occupandovi il nostro secondo posto.

Redigerò altro rapporto su molte quistioni pratiche, ma esso arriverà forse dopo me stesso.

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