DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

(originale in francese)

 

Mosca, 15 dicembre 1922

 

Al Segretariato del Comintern

Copia per il comp. Zinoviev

 

Caro compagno,

abbiamo ricevuto, benché con notevole ritardo, materiali del nostro Partito che ci permettono di inviarvi questo sommario rapporto sulla situazione in Italia e l’attività del Partito.

Il governo fascista, senza prendere ufficialmente misure legali di carattere eccezionale, conduce una politica che tende a mettere il nostro partito e il movimento rivoluzionario in condizione di non poter lavorare.

Nessuna misura governativa ha vietato la stampa comunista. Ma la situazione reale è la seguente. Nessun proprietario di tipografia a Roma accetta di stampare Il Comunista, a causa delle minacce fasciste. I passi fatti presso il governo hanno ottenuto vaghe risposte: di ciò, non si sa niente. A Torino la nostra tipografia resta nelle mani della polizia ed ogni protesta si infrange contro il fatto che non si può trovare nessun organo che se ne prenda la responsabilità: a Roma si dice che sono le autorità locali, a Torino che sono ordini del ministero, ecc. ecc. Il sottosegretario agli Interni ha risposto ad un deputato del nostro partito, che sarebbe affatto possibile che l’Ordine Nuovo venga vietato per una misura di sicurezza pubblica. Quanto al nostro quotidiano di Trieste, non c’è alcun divieto di stamparlo, e siamo ancora in possesso delle apparecchiature, ma si ha la precisa impressione che esso verrà distrutto, se ricominciamo a stamparlo. Più oltre, parliamo dell’influenza della crisi finanziaria su questa situazione della nostra stampa.

Per quanto concerne la libertà di riunione, che, in teoria, non è limitata da nessuna disposizione ufficiale, ecco alcuni episodi. A Milano il prefetto ha annunciato ai giornali che non verranno permessi non solo incontri pubblici organizzati dal PC, ma anche che oratori comunisti prendano la parola in una riunione qualsiasi. Tutti i circoli comunisti sono stati chiusi dalla polizia, la sede ufficiale del nostro Comitato sindacale comunista è stata occupata dalla polizia, benché ci sia stata affittata regolarmente dal proprietario. Si è perfino detto che i caffè e il locali pubblici in cui i comunisti si riuniscono per i loro complotti (?) verranno chiusi. Le sedi della nostra redazione e della nostra amministrazione a Roma sono state ci sono state tolte per sentenze del magistrato, facilmente ottenute da parte dei proprietari.

Il nostro gruppo parlamentare è troppo debole in quantità e qualità, per poter sfruttare tutto ciò con una campagna che faccia rumore.

Ecco ciò che faremo per la stampa.

La crisi si è verificata nel momento in cui il partito era senza denaro. Senza di ciò, si sarebbe potuto regolarmente pubblicare a Roma il Comunista in forma ridotta, dare maggiore sviluppo all’edizione illegale dell’Ordine Nuovo, che, al momento, ha una tiratura di on più di 7-8mila copie, e non può quasi uscire dalla città, risolvere in modo più soddisfacente la situazione di Trieste. Nelle tre città, i creditori si sono precipitati su di noi: ne hanno ottenuto il sequestro della tipografia a Trieste. A Torino, dove l’A.G.O. era impegnata in una operazione a nostro favore per la somma di 100.000 lire, ci si attendeva, nel momento in cui abbiamo ricevuto le ultime lettere (28.11) uno scandalo che sarebbe stato sfruttato naturalmente nella lotta contro questa grande organizzazione proletaria diretta dal nostro partito. Mentre, da parte dei nostri compagni, si fanno degli sforzi incredibili per uscire da questa situazione senza la distruzione della proprietà degli stabilimenti di Torino e Trieste, che ritornano al Comintern con una somma molto considerevole, i nostri compagni constatano che, malgrado la mia presenza qui, malgrado tutti i passi da me fatti dal mese di giugno (ponendo o la questione di una sovvenzione straordinaria o della soppressione del Comunista, facendo prevedere le situazioni eccezionali che si preannunciavano) non si riceveva la somma indispensabile. Hanno anche appreso che, mentre la scadenza del 30.11 rappresentava l’estremo pericolo, la somma di 100 sterline, arrivata a Roma, non poteva essere consegnata senza un dispaccio particolare. Mi permetto, ancora una volta, di sottolineare che tutte le conseguenze, derivate da questa maniera di trattare la questione, avrebbero potuto essere evitate se si fosse prestata un po’ più di attenzione ai passi che avevamo fatto in tempo utile, parecchi mesi fa, dando la possibilità di soddisfare ampiamente ogni ragionevole esigenza della procedura.

Adesso il programma della nostra Centrale era di rinunciare in via definitiva alla pubblicazione del Comunista, continuare ad ogni costo l’Ordine Nuovo con un piano speciale per una tipografia semilegale ed una clandestina, ed iniziare, correndo qualsiasi rischio, a pubblicare Il Lavoratore, per rompere il cerchio che ci soffoca. A Gradisca, vicino a Trieste, si pubblica un Bollettino settimanale. Non abbiamo particolari notizie riguardo alla stampa non quotidiana, ma abbiamo ragione di credere che venga pubblicata regolarmente.

L’Avanti! ha logicamente potuto approfittare di questa situazione, e la sua tiratura è salita da 50 a 100 mila copie. Ciò è potuto accadere nel momento in cui tutto conferma che c’era una situazione molto favorevole per il nostro partito e una larga simpatia attorno ad esso.

Per risolvere le difficoltà economiche verranno venduti alcuni macchinari che non sono più tecnicamente indispensabili. A Trieste si è firmato un accordo con le cooperative locali, che hanno verso il nostro partito dei crediti notevoli e che possiedono parte del materiale del Lavoratore, dopo l’accordo firmato con i massimalisti del Lavoratore socialista, ora soppresso, dopo l’incendio della sua sede centrale, [che] è rimessa in funzione e può accettare degli ordini.

Per quanto concerne l’organizzazione del partito, sono stati ottenuti ottimi risultati dal nostro sistema interno di raggruppamento, che ci assicura la possibilità di lavorare nonostante tutte le misure di polizia, e al nostro inquadramento militare.

Il lavoro sindacale prosegue, ma la crisi dei sindacati rossi continua ad aumentare. I riformisti hanno ripreso i negoziati con i fascisti, con l’intervento di D’Annunzio, nello scopo di giungere all’ “unità” sindacale con le organizzazioni gialle. Le “sinistre” sindacali si sono riunite, ancora una volta, grazie alla nostra iniziativa, per intensificare la campagna per il carattere di classe dei sindacati, e contro il sabotaggio dei riformisti che marciano apertamente per l’esclusione dei rivoluzionari dai sindacati. Si faranno dei comizi in comune, nei quali gli oratori comunisti parleranno, malgrado tutto. Una circolare del partito stabilisce anche che si cercherà il contraddittorio nelle riunioni fasciste, cosa molto difficile, come si può capire.

Da più parti, e dalla parte degli operai senza partito, si mandano al nostro partito proposte per una azione internazionale a favore del proletariato italiano. Noi richiamiamo tutta la vostra attenzione su questo problema, la cui importanza è evidente, e pensiamo che gli organi supremi del Comintern e del Profintern dovrebbero occuparsene.

Alleghiamo a questo rapporto la copia di due circolari del partito.

Con saluti comunisti.

Per la delegazione.

 

N.B. Non siamo ancora sufficientemente informati per darvi comunicazioni sulle elezioni a Milano dove, per colpa dei riformisti e dei massimalisti, è fallito il blocco proletario a causa di rotture successive. I riformisti e i massimalisti hanno presentato liste di maggioranza, i comunisti liste di minoranza.

È interessante segnalare che, nonostante la situazione generale, le liste rosse ottengono buoni successi nelle elezioni di fabbrica e nei sindacati contro riformisti, popolari, fascisti, ciò che è una conferma delle profonde tendenze rivoluzionarie tra gli operai italiani. Purtroppo attraversiamo un periodo di deplorevole confusione nella politica proletaria.

 

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