DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

22 novembre 1922 (?)

 

Zinoviev. Spera che tutte le difficoltà che esistevano siano sparite e che si arriverà a formare in Italia un grande partito di masse. Le due Commissioni hanno deciso che una fusione è necessaria. I due partiti sono invitati a presentare delle proposte concrete per la fusione: dopo si procederà a discuterle.

Scoccimarro. Dà lettura delle condizioni che pone il PCI (vedi allegato).

Maffi. Ci è impossibile di fare in questo momento delle proposte concrete. Noi ci impegniamo personalmente tutti a fare in modo che le proposte che qui verranno adottate siano accettate dal PSI. Non ho capito il senso della proposta di procedere immediatamente alla fusione dopo un congresso del PCI. È impossibile fare un congresso nell’attuale situazione italiana e su una questione tanto delicata.

Io so che di fronte a noi abbiamo una maggioranza del PCI che era contro la fusione. Ora invece la accetta e non dimostra di prospettarsi le difficoltà di essa, il che mi fa temere che la si voglia sabotare. È necessario che si incominci a lavorare insieme; dopo, alla fusione arriveremo naturalmente. La fusione non si può iniziare con discussioni. Noi vediamo nelle proposte del PCI una difficoltà enorme per la fusione. Purtroppo ci troviamo contro un fronte unico contrario alla fusione. Gli antifusionisti rimarranno sempre tali: io li rispetto, ma desidero che dicano i loro intendimenti e non sabotino la fusione.

Serrati. La delegazione italiana è venuta qui per lavorare per la fusione. La quasi totalità del nostro partito è per la fusione. Se qualcuno dei nostri è contrario, questi può ringraziare i comunisti italiani. Il PCI almeno nella maggioranza della sua Centrale è contrario alla fusione. Ma vi è nella massa del Partito un buon numero che è per la fusione. Ciò vuol dire che noi dovremo fare il “noyautage” nel PCI. Le proposte fatte qui dai comunisti equivalgono all’adesione individuale. Si dice che il PCI ha il diritto di fare una lista di proscrizione. Questa proposta non può che determinare uno stato d’animo pericoloso nella massa socialista. Si dice che i comunisti devono porre le condizioni; vi sono dunque due categorie di uomini, quelli superiori e quelli destinati al banco dell’asino. Ciò sarà causa di urti continui fra i compagni. Si vuol dimissionare qualche deputato; fra questi verrà a determinarsi lo stesso stato d’animo che fra la massa per le liste di proscrizione. E così per le cooperative, i consigli comunali, ecc. Ancora: si vuole espellere i reduci dal PCI. I compagni devono sapere che da Livorno ad oggi un certo scambio di elementi si è verificato: socialisti passati ai comunisti e viceversa. Vi è qui il comp. Schiavello che dirige il “noyautage” nella CGL e che proviene dal PCI. Tutti quelli venuti a noi dopo Livorno si vogliono porre in condizioni di inferiorità; e questi sono proprio venuti a noi nei momenti più critici durante la reazione.

Noi dobbiamo dichiarare che simili proposte sono fatte per non fare la fusione. Io sono d’accordo di dare all’Internazionale delle garanzie, ma queste devono essere tali da favorire la fusione ed essere contenute negli statuti dell’Internazionale. Se le proposte comuniste non sono definitive, vi è ancora la possibilità di discuterle; ma se sono definitive la fusione è impossibile. Sono dell’avviso di Maffi di nominare una commissione di due comunisti e due massimalisti ed un rappresentante dell’Internazionale per concordare la modalità dell’accordo.

Tonetti. Se i comunisti hanno aderito al principio della fusione e pongono le condizioni lette per essa, perdono il loro tempo. Le proposte dimostrano il desiderio dei comunisti di portare i socialisti nel PCI in uno stato d’animo sconcertato. Sotto i colpi della reazione tutti i partiti proletari vanno a destra. I massimalisti soli si sono spostati a sinistra, verso la rivoluzione, e hanno espulso quasi la metà dei membri del PSI. In questa situazione porre delle condizioni come quelle lette è non voler fare la fusione. I tre quarti del partito non accetteranno tali proposte. Occorre perciò nominare una commissione che stabilisca delle modalità che possano essere accettate da tutti.

Scoccimarro. Se la maggioranza della Delegazione comunista ha cambiato avviso, questa è una questione che riguarda il PCI e l’Internazionale, non i socialisti. Noi dichiariamo che il PCI eseguirà completamente le decisioni dell’Internazionale.

Zinoviev. È bene che sia la Commissione ristretta per la questione italiana a stabilire le condizioni della fusione. Spera che i lavori della Commissione permetteranno di lanciare presto un appello agli operai dei due partiti.

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