DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Roma 16 gennaio 1923

  

Mosca

Cari compagni,

vi inviamo i documenti più interessanti per quanto riguarda la questione del partito socialista.

Il movimento contro la fusione alle condizioni di Mosca comprende la totalità dei massimalisti ed alcuni elementi dei terzinternazionalisti. Nella riunione di ieri a Milano, in cui si è costituito il comitato antifusionista, si possono notare, tra gli elementi di sinistra: Lazzari, Acciarini, Prisciatelli, e alcuni altri.

È comparsa una serie di articoli nell’Avanti!, alcuni dei quali firmati da nomi di opportunisti ben noti, che non sappiamo neppure se siano rientrati nel P.S.I. dopo Livorno. Si pone il problema di intervenire in questa campagna per sostenere i fusionisti. Ora, la principale argomentazione di questi articoli è la seguente: il partito comunista non ha nessuna ragione politica di esistere al di fuori di noi – è stato fondato da gente che doveva soddisfare la propria ambizione e le proprie inimicizie personali – non ha fatto nulla, è stato perfino più vigliacco di noi di fronte alla reazione – non esiste più – è così vero che non è più comunista di noi massimalisti, che Mosca ha appena sconfessato la politica che esso ha condotto nei nostri confronti.

Noi sappiamo rispondere a tutto ciò in un solo modo: dimostrando la differenza enorme che ci separa effettivamente da ogni tipo di massimalista, sottolineando il loro ruolo controrivoluzionario prima di Livorno e sempre. Noi dovremmo ritornare sulla nostra propria spiegazione del massimalismo: esso non è il prodotto della cattiva volontà di Serrati, ma è un fattore reale della politica italiana, un movimento centrista con atteggiamenti rivoluzionari ma con un ruolo di disfattismo proletario peggiore di quello dei riformisti. Dovremmo spiegare in che modo il nostro partito resiste ed esiste, e che se esso non dà maggiori segni di vita è solo a causa della situazione dei suoi rapporti con l’Internazionale, è solo perché esso attende in odo disciplinato che la fusione si realizzi per rimettere in moto i suoi organi di azione secondo il nuovo piano…

Se entrassimo in questa polemica, faremmo il gioco degli antifusionisti, è chiaro.

Una campagna del genere dev’essere fatta sotto la responsabilità della Commissione d’unificazione e da compagni che sappiano vedere quello che noi non vediamo: quale soluzione utile verrà fuori da questa fusione che ci sfugge di mano ad ogni momento.

Vi ripetiamo che la Commissione deve venire immediatamente in Italia.

La situazione attuale è la seguente: è quasi sicuro che la grande maggioranza del P.S.I. è contro la fusione, presentata in modo concreto nelle condizioni stabilite dal Congresso mondiale. Tuttavia i massimalisti sfruttano la popolarità demagogica che viene loro dal fatto che le decisioni del Congresso di Roma sono state accolte da parte dell’Internazionale come prova che si tratti di un partito veramente rivoluzionario. La paralisi della nostra attività nell’attesa dei benefici della fusione, e il facile gioco della polemica contro di noi, che siamo ridotti al silenzio, comincia a capovolgere il processo di crescita delle simpatie del proletariato verso il nostro partito CHE RESTA IL SOLO MEZZO (O RESTAVA) PER ASSICURARE ALL’INTERNAZIONALE DEI MILITANTI FEDELI E SICURI SENZA IL RISCHIO DI CONTINUE DEFEZIONI, E DI COLPI DI SCENA DI ADERENTI ENTUSIASTI CHE AD UN CERTO MOMENTO TAGLIANO LA CORDA.

Non abbiamo la possibilità di mandare in questo momento un rapporto sull’attività del partito. A parte l’importanza del problema della fusione, che è di prim’ordine in tutti i campi del lavoro, la situazione del partito si presenta abbastanza buona.

Si è tenuto il Congresso dei giovani socialisti. Se vi verrà presentato come un successo, potrete ancora una volta a constatare lo scarso fondamento del lavoro, fatto a colpi di complicati negoziati e formule faticose: anche lì non si otterrà niente di meglio che nella questione generale del partito, e la macchinetta per smontare gli impegni presi al congresso è già evidente.

Con saluti comunisti

p. Il Comitato Esecutivo

A. Bordiga

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