DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Nella serata di giovedì 5 agosto (come d’abitudine: si sa che ad agosto le mobilitazioni incontrano gravi ostacoli), il Governo italiano ha varato un ennesimo decreto con disposizioni che incideranno pesantemente sulla vita di milioni di persone. Questa volta, il decreto contiene una norma che determina un cambiamento epocale sul piano dei rapporti tra lavoro dipendente e datori di lavoro.

Leggiamola:

«Il mancato rispetto delle disposizioni è considerato assenza ingiustificata e a decorrere dal quinto giorno di assenza il rapporto di lavoro è sospeso e non sono dovuti la retribuzione, né altro compenso o emolumento».

Qualunque dipendente della scuola che non esibisca il famigerato Green Pass verrà dunque sospeso e dopo cinque giorni di tale “sospensione” lasciato a casa senza lavoro e senza stipendio. La borghesia (non solo italiana) ha utilizzato la decretazione d’urgenza, dovuta alla “emergenza sanitaria”, per attaccare frontalmente il proletariato. Ma quanto deciso ieri s’inscrive a pieno titolo in una logica ormai decennale.

Facciamo un passo indietro per comprendere meglio la portata della decisione governativa.

Referendum sulla scala mobile, accordi padroni-sindacati sulla creazione delle RSU a sostituire i consigli di fabbrica, riforma delle pensioni e furto del TFR, Testo unico sulle rappresentanze sindacali: tutti questi provvedimenti (ed altri ancora) susseguitisi dagli anni ‘80 dello scorso secolo hanno prima spezzato la forza che il proletariato aveva mostrato nella stagione del decennio precedente e poi continuamente messo alla prova le capacità di reazione del mondo del lavoro, che purtroppo non è stato in grado di mettere in campo una risposta tale da impedire o almeno contrastare questa serie di aggressioni. A ogni passo di questa travagliata lotta, la borghesia è uscita vincente, ogni volta con una rinnovata e rafforzata convinzione di poter sferrare un ulteriore attacco alle condizioni di vita e di lavoro della classe. Ora siamo al cambio di fase: l’aver accumulato tanta forza permette oggi alla borghesia e al suo governo di sferrare un ulteriore attacco e con questo passare dal piano “economico” a quello “politico-sociale”: non ci si accontenta più di erodere salari e “diritti” acquisiti, si tratta ora di legare in un rapporto fideistico il proletariato (e, insieme, le mezze classi) a qualunque decisione, schiacciandolo nel ruolo del “patriota”.

Viene da sorridere (se non ci fosse da piangere) che una classe dirigente che ha permesso e perseguito lo smantellamento della sanità negli ultimi 50 anni ci venga oggi a parlare di “emergenza sanitaria”! Altrettanto si dica per ciò che concerne le politiche industriali (e ambientali) che hanno determinato, fra le altre cose, le tragedie dell’ACNA di Cengio, dell’acciaieria di Taranto, delle fabbriche di amianto nel Monferrato e altrove, del polo petrolchimico di Gela e di Sassari e Porto Marghera, del polo chimico del Frosinate (per parlare solo dell’Italia!), con centinaia e centinaia di morti per “motivi sanitari”…

Diritti dell’individuo, libertà d’opinione, libero accesso alle informazioni, democrazia parlamentare, democrazia dei click, Costituzione, diritto alla salute: tutto questo ciarpame, di cui per anni ci hanno riempito le orecchie e il cervello, evapora d’un soffio, in questa torrida estate. Al suo posto viene posto un unico indirizzo: “Credere, Obbedire, Vaccinarsi!”.

Poco importa se il famigerato mondo scientifico da due anni dice tutto e il contrario di tutto creando confusione e alimentando paure e paranoie, poco importa (anzi, nulla importa) delle convinzioni e opinioni del singolo, che, non certo noi, ma loro fino all’altro ieri portavano come limite invalicabile per l’intervento dello Stato sul “Cittadino”. Tutto viene spazzato via!

Rimangono solo due precise realtà: una politica e una economica.

Politica: O con noi o contro di noi. Tu devi credere a ogni nostra decisione e fidarti di noi, e se non lo fai sei un mascalzone, un malandrino, un traditore – non il prode patriota che porge gagliardo la propria spalla alla salvifica siringa. A tutti coloro che si opporranno si prospetta solo l’emarginazione sociale: niente più spostamenti, evasione, vita sociale e… lavoro!

Economica: Gioisci, lavoratore, il nostro è il mondo della libertà, e tu sei libero di morire di fame! Alla fine, dopo una giostra mistificatrice plurisecolare, si torna alle antiche certezze. L’epoca del capitale si differenzia da tutte le altre in quanto la classe operaia è sì libera da vincoli di servitù formale, ma la sua “libertà” giuridica corrisponde alla schiavitù più subdola e profonda, la schiavitù del salario. Nulla ti è dovuto in quanto persona, in quanto essere umano: solo un salario ti è dovuto (e per giunta è solo una parte, una piccola parte, di ciò che produci, in quanto l'altra parte, una grande parte, ce la pappiamo noi gratis), sempre che la tua condizione si annoveri tra quella dei lavoratori impiegati. Per il resto, puoi “liberamente” morire di fame. Se poi non sei neanche un patriota, la tua sofferenza non solo è socialmente accettata, ma soprattutto “eticamente” perseguita. Bisogna uscire dalla logica dell’emergenza sanitaria e scendere sul piano degli atti reali e irreversibili: scendere sul piano della lotta politica. Quello che oggi tocca al mondo della scuola (ma anche a tutto il mondo dipendente della sanità) è solo il primo atto di un percorso tracciato per tutti i lavoratori. Essi vanno piegati alle esigenze dell’economia nazionale e del controllo sociale. Nessuna distinzione sarà tollerata.

Di fronte a ciò, il mondo del lavoro deve affasciarsi e lottare, insieme ai lavoratori della scuola (che per primi dovrebbero scendere in lotta), per respingere al mittente questa violenta imposizione, nella consapevolezza che, se si fallisce nel contrastare quest’attacco, la rotta sarà totale e, presto o tardi, la borghesia compirà l’ultimo passo verso la barbarie: sostituire, nei nostri cervelli e nei nostri atti, “Vaccinarsi!” con “Combattere!”.

6/8/2021

Piegheremo la schiena ancora una volta?

 

 

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