DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

  • L'opposizione tra utopismo e socialismo scientifico non sta nel fatto che il socialista marxista dichiari che quanto ai caratteri della società futura egli sta alla finestra ad attendere che passino, per descriverne le fogge! L'errore dell'utopista sta nel trarre, dopo una constatazione dei difetti della società presente che per taluni dei suoi maestri Marx esalta con rispetto, la trama della società futura non da una concatenazione di processi reali che legano il corso precedente a noi a quello futuro, ma dalla propria testa, dal razionale umano e non dal reale naturale e sociale. L'utopista crede che il punto di arrivo del corso sociale debba essere contenuto nella vittoria di alcuni princìpi generali che sono insiti nello spirito dell'uomo. Che ve li abbia indotti il dio creatore, o che ve li scopra la critica filosofica introspettiva, sono questi ideologismi dai mille nomi - Giustizia, Uguaglianza, Libertà, e via - che formano i colori della tavolozza ove il socialista idealista intinge i suoi pennelli per dipingere il mondo di domani come dovrebbe essere.
  • Questa ingenua ma non sempre ignobile origine fa sì che l'utopismo attenda il suo affermarsi da un'opera di persuasione tra gli uomini, di emulazione, secondo la parola venuta oggi di moda per presentare in modo veramente indecoroso la fiammeggiante storia. Gli utopisti trascinati dalle loro buone intenzioni hanno pensato una volta di vincere guadagnando ai loro rosei progetti i centri del potere già costituito. In modo preconcetto erano chiusi all'intendere la partecipazione al processo della lotta, del conflitto sociale, del capovolgimento del potere e dell'uso non della persuasione ma della forza senza riserve nel travaglio da cui uscirà la società nuova.
  • La nostra posizione del problema umano è l'opposta. Le cose non vanno come vanno perché qualcuno ha sbagliato, ha sgarrato, ma perché una serie causale e determinante di forze ha giocato nello sviluppo della specie umana: si tratta prima di intendere come e perché e con quali leggi generali, e poi di indurne le direzioni future.
  • Il marxismo dunque non è rinuncia a dichiarare nei programmi di battaglia quali saranno i caratteri della società di domani, e specificamente come essi si contrapporranno a quelli individuati rigorosamente nella forma sociale ultima, la capitalista e mercantile. Il marxismo è la via per dichiararli con validità e sicurezza di gran lunga maggiori di quelle a cui giungevano le pallide, anche se talvolta audaci rispetto ai tempi, descrizioni utopiste.
  • La rinuncia ad impegnarsi ad anticipare le stimmate della struttura sociale comunista non è marxismo, né è degna del poderoso corpo degli scritti classici della nostra scuola; è essa davvero un revisionismo rinculatore e conservatore, che ostenta come obiettività quello che è solo viltà e cinismo: la rivelazione su uno schermo bianco di un misterioso disegno che è segreto della storia. Nella sua sufficienza filistea questo metodo non è che il preparato alibi per le cricche politiche professionali, che non hanno mai sentita l'altezza della forma partito e l'hanno ridotta a palcoscenico per le contorsioni di pochi attivisti. Se dovevano restare al segreto, tanto valeva attendere nelle sacrestie il rivelarsi del volere divino, o nelle anticamere di servizio dei potenti il turno fortunato dell'andare a leccare i piatti in cucina.

 

(da “Il programma rivoluzionario della società comunista elimina ogni forma di proprietà del suolo, degli impianti di produzione e dei prodotti del lavoro”, Il programma comunista, nn.15-16/1958)

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