DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

[…] Si giunse […] allo sciopero dell’agosto del 1922. Tale episodio nei suoi insegnamenti è un esempio di applicazione della tattica rivoluzionaria del fronte unico. Esso calzava col piano tattico della dirigenza del Partito comunista: intervenire nella dirigenza del movimento con responsabilità dirette nel caso che fosse possibile sopraffare l’influenza degli altri gruppi di impedire il loro sabotaggio: nell’ipotesi opposta partecipare alla lotta in modo da dimostrare al proletariato la superiorità rivoluzionaria del Partito comunista e convincerlo alla luce dei fatti che la dolorosa eventualità della sconfitta pesava tutta sulle responsabilità degli altri Partiti e sarebbe stata evitata ove le proposte degli organi comunisti fossero state seguite e non sabotate. L’azione di agosto, pur rispondendo, e non potette essere altrimenti, per l’equivoca politica dei riformisti e la complicità troppo tardi denunziata dei massimalisti, alla ipotesi della disfatta proletaria, mise in evidenza il Partito comunista e polarizzò verso di lui da parte del proletariato che pur nella ritirata voleva fronteggiare il nemico e tenersi sotto le bandiere classiste e rivoluzionarie.

Dopo lo sciopero di agosto il logico svolgimento della tattica delle proposte di fronte unico, avanzate nel periodo agosto 1921 – agosto 1922, doveva essere il passaggio del Partito comunista, malgrado il prevalere della reazione fascista, ad un autonomo appello al proletariato di raccogliersi attorno ad esso, soltanto ad esso, per l’allestimento, anche aspro e lungo, della riscossa, denunziando la incapacità di ogni altro Partito proletario e mirando allo svuotamento di esso coll’esodo dei suoi aderenti verso le nostre file. Questa tattica eloquente ed evidente doveva accompagnare il concentramento delle maggiori energie sul terreno della difesa tecnica della nostra organizzazione interna, con tutti i mezzi, contro i tentativi della reazione per sopprimerci. Sopravvivendo a questi tentativi, il Partito doveva imperniare la sua futura tattica sulla parola: il fascismo sconfiggendo il proletariato, ha liquidato i metodi politici e le illusioni del vecchio socialismo pacifista, anche sotto la veste chiassosa del massimalismo: l’avvenire si pone per il proletariato sotto la formula: fascismo o comunismo, dittatura borghese o dittatura proletaria.

(Amadeo Bordiga, Bruno Fortichiari, Ruggero Grieco, Luigi Repossi)

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