DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

La Frazione Socialista per la Terza internazionale ha lanciato il seguente manifesto, pubblicato sul Più Avanti!:

 

Lavoratori socialisti!

Le recenti decisioni del Gruppo Parlamentare Socialista hanno tradotto in realtà quella scissione che noi avevamo preveduto.

Ma mentre la scissione da noi invocata al Congresso di Milano sarebbe stata atto di lealtà e di chiarezza, oggi, invece, dopo il pronunciamento collaborazionista, la vita del Partito è più che mai tormentata dalla confusione e buratta dall’equivoco.

Il Consiglio Nazionale ha recentemente sconfessato e condannato la collaborazione. Ha ammonito il Gruppo a limitarsi alle attribuzioni di organo esecutivo disciplinato. Ma immediatamente dopo tali decisioni un membro della Direzione proponeva un ordine del giorno proclamante l’autonomia del Gruppo Parlamentare e lo votava insieme con altro membro di Direzione e con centristi e massimalisti di ieri... L’Avanti!, inoltre, organo del Partito, ha riconosciuto nel fatto il gruppo autonomista, pubblicandone le convocazioni e gli atti e battezzandolo per Gruppo Parlamentare Socialista, mentre considera Gruppo di frazione l’insieme di quei deputati mantenutisi fedeli ai deliberati del Congresso di Milano.

Tutto ciò sembra incredibile. Eppure è.

Gli uomini ai quali il Congresso di Milano aveva conferito un mandato così preciso e poteri disciplinari dittatoriali, se ne sono serviti, per non far rispettare i deliberati del Congresso, ma per lasciare che le forze dei destri si organizzassero e travolgessero ai fatti compiuti, e per dare al destrismo tutte le garanzie che le manovre di collaborazione colla borghesia non sarebbero state turbate né intralciate.

Quando noi, prima del Congresso di Milano proponevamo una onesta separazione di consenso eravamo ritenuti poco meno che traditori dell’unità; oggi la scissione, praticata in dispregio dei fatti, è riconosciuta ed onorata ufficialmente.

Per rafforzare la corrente collaborazionista i rigidi Catoni del massimalismo unitario, accolgono nel seno del Partito Gruppi autonomi della Liguria, ultra-collaborazionisti noti per lunga prova, e guidati da uomini devoti alla guerra nelle forme più tipicamente avverse al nostro Partito.

Per tal modo coloro che, scroccando sul sentimento ingenuo, istintivo dell’unità, avevano saputo accaparrarsi la fiducia del Congresso di Milano ed avevano giurato fede ad un mandato di vigilanza rigida, hanno ceduto le insegne del Partito a quella frazione, che da tempo agisce contro i deliberati dei congressi e contro le tradizioni rivoluzionarie.

 

Nulla di comune coi manipolatori del massimalismo

Con questi massimalisti convertiti dal randello fascista, spaventati ugualmente dalla controrivoluzione e dalla rivoluzione, il proletariato socialista non può aver nulla di comune.

Noi possiamo comprendere, pur avversandola recisamente, l’opera tenace dei riformisti convinti, i quali, con persistenza organizzata hanno riassorbito i centristi oscillanti; essa è conforme ad una veduta che al congresso di Milano fu apertamente confessata, rivendicata ed ostentata; ma non possiamo nascondere un senso di repulsione per la condotta di quei manipolatori del Congresso che hanno fallito miseramente alle promesse e non sentono neppure il rimorso né la vergogna del loro fallimento.

È fortuna per noi l’esserci distinti da costoro con un chiaro programma. Le linee fondamentali sono:

separazione dai riformisti: lotta contro l’equivoco centrista e pseudo massimalista;

organizzazione attiva delle masse per la difesa proletaria classista;

adesione alla III Internazionale.

I compagni aderenti a queste idee debbono sentire la necessità di una cosciente disciplina alle disposizioni emanate dal nostro Comitato esecutivo, affinché l’astuzia degli avversari, che ancora si abbiglieranno da massimalisti, da classisti, da rivoluzionari, non si faccia più gioco della buona fede socialista.

 

Pel proletariato classista cosciente

Compagni! Noi lo sappiamo già: i botoli ringhieranno: “Voi lavorate pei comunisti”.

Ebbene ribattiamo senza reticenze: Noi lavoriamo per il Proletariato e per la sua Rivoluzione. A questo scopo risponde pienamente la III Internazionale.

Se sul cammino della nostra propaganda, le masse proletarie, socialiste e comuniste, si troveranno concordi, noi avremo realizzato il vero fronte unico: quello delle masse, non quello degli equilibristi capeggiatori.

Che sia la massa comunista ad accostarsi a noi o la massa socialista ad accostarsi ai comunisti, ciò non inibisce la nostra attività, né turba le nostre anime, veramente socialiste, perché convinte che Socialismo e Comunismo sono la stessa cosa dinanzi alla dottrina e nell’azione, al di sopra di ogni misera velleità di capi.

Sul solco scavatosi a Livorno tra i proletarie classisti noi non abbiamo speculazioni da impiantare. Noi cerchiamo di colmare e di appianare quel solco riaccostando quanto più sia possibile il terreno proletario dei due margini. Altri, invece, sembra terrorizzato al pensiero di questo riavvicinamento ed immette sul solco con affanno troppo evidente i funesti torrenti delle ire personali e dei malvoleri che sciaguratamente lo fiancheggiano.

La salvezza del Partito è per noi in ben altra cosa che nel possesso di un giornale o di un fabbricato o nella stabilità di mansioni stipendiate o nel computo delle medagliette di destra o di sinistra. Essa è nella fedeltà ad un indirizzo elevato e non barattabile e nella forza di un principio che sappia guidare le masse alla propria redenzione.

 

La III Internazionale

Voi, lavoratori italiani, preparatevi con la fierezza della vostra dignità a respingere le blandizie e le adulazioni del massimalismo nazionalista: esso vi dirà ancora una volta, come si suol dire alle masse bambine, che voi siete il più grande e il più glorioso dei Partiti Sociali, che non avete bisogno di consigli da alcuno e che da voi dipenderà la riorganizzazione della Internazionale Socialista: ve lo dirà per ingannarvi ancora una volta.

Per contro noi vi ricordiamo che la III Internazionale aveva più volte dato l’allarme, profetizzando l’immancabile vittoria del riformismo nel seno del Partito Socialista Italiano e precisando come e per colpa di chi ciò sarebbe avvenuto; ed aveva consigliato quella separazione che sincerità e connivenza reclamavano. Vi ricordiamo che il massimalismo unitario ha respinto il consiglio di quegli uomini che, soli, avevano saputo trarre dalla guerra capitalista il grande frutto di una rivoluzione proletaria; lo ha respinto con tutto il falso orgoglio della cecità e del malvolere e, senz’altra motivazione di principio, ha mancato fede alla parola già data di adesione all’Internazionale di Mosca.

L’ora del triste esperimento è giunta. Voi seguirete con occhio vigile lo svolgersi di questa prova; osserverete lo snaturarsi dell’azione politica, il ripiegarsi quotidiano del socialismo all’accattonaggio di punti di confluenza dei partiti borghesi; rileverete il disorientamento della vostra stampa, il massimalismo di fondo e di scampoli, diguazzante nel riformismo regio popolaresco e democratico: “massimalismo dell’etichetta, riformismo della sostanza”.

Osserverete l’attività delle organizzazioni economiche divenute uffici di collaborazione politica a costo di qualsiasi transazione, di qualsiasi accomodamento, di qualsiasi rinuncia sul terreno sindacale purché le alleanze politiche volgano a destra, purché non si formino alleanze tra le sole forze sicuramente proletarie classiste: la forza di massa socialista e la forza di massa comunista. E vi domanderete se ciò giovi o nuoccia ed a chi giovi ed a chi nuoccia.

Preparatevi al Consiglio della Confederazione del Lavoro ed al Congresso del Partito con animo saldo e risoluto. Bisogna rimuovere le macerie del massimalismo unitario e riedificare con volontà un partito rinnovato e sano, sinceramente classista e sinceramente rivoluzionario.

L’adesione alla III Internazionale è la sola garanzia sicura che quest’opera potrà essere compiuta.

Evviva fronte unico delle masse!

Evviva la III Internazionale!

 

Il Comitato Esecutivo

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