DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

La Conferenza delle Tre Internazionali, testé riunitasi a Berlino, si chiuse con l’approvazione unanime e con l’impegno di tutti i partiti aderenti ed intervenuti di convocare nel giorno 20 aprile, in tutti i centri operai del mondo, grandi manifestazioni comuni che, contrapposte alla Conferenza borghese di Genova, dovranno costituire l’affermazione delle direttive di classe dei lavoratori nella tragica situazione attuale.

Il Partito Comunista d’Italia immediatamente e pubblicamente dapprima, con un comunicato inserito su tutti i suoi giornali, e direttamente di poi, con una lettera inviata dal Comitato Sindacale Comunista, ha proposto all’Alleanza del Lavoro, tra i quali prevalgono i socialisti i cui delegati a Berlino si dichiararono entusiasti dell’azione per il fronte unico proletario contro le male gesta dell’imperialismo e della reazione borghese, hanno lasciato cadere l’invito, senza neppure rispondere o motivare il loro atteggiamento; e frattanto dal Partito Socialista, partecipante all’impegno di Berlino, non una parola è venuta.

Il contegno degli opportunisti italiani non può stupire il partito comunista ed il proletariato. Esso bene si appaia alla mancanza di parola dei socialdemocratici tedeschi, che, già all’indomani della firma dell’impegno di Berlino, rifiutavano di prendere parte alla organizzazione della manifestazione generale.

Il Partito Comunista, nella situazione creata dalla mancata convocazione dei comizi nella forma che aveva proposto, non può immediatamente sostituirsi all’Alleanza del Lavoro nella iniziativa di un tale movimento; e lasciando pertanto la responsabilità della mancata manifestazione ai suoi dirigenti socialisti dà ai propri aderenti e simpatizzanti le seguenti disposizioni:

In tutti i comizi ordinari dell’Alleanza del Lavoro che si terranno durante la Conferenza di Genova, ed indipendentemente da altre disposizioni che il Partito potrà successivamente diramare, gli oratori comunisti che vi interverranno come delegati dei Sindacati aderenti alla Alleanza o vi prenderanno la parola quando sia adottato il criterio di ammettere altri oratori oltre ai delegati dei sindacati, esporranno il punto di vista del nostro Partito:

1) In ordine ai problemi sollevati dalla Conferenza di Genova, sostenendo i criteri contenuti nel Manifesto dell’Internazionale Comunista; e svolgendo una critica spietata dell’imperialismo borghese e dei briganteschi trattati coi quali gli Stati capitalistici hanno preteso di riorganizzare la vita sociale dopo la guerra e della loro politica di insidia e di aggressione contro la Russia rivoluzionaria; ed affermando che solo la Rivoluzione Proletaria può costruire sulle rovine del regime borghese una società nuova.

2) Ricordando poi che in questi giorni si tiene a Roma il Congresso mondiale della Internazionale sindacale gialla di Amsterdam, i nostri oratori faranno un’aspra critica dell’opera di questa, ponendo in luce come essa continui a svolgere una politica di collaborazione con la classe borghese padronale, e di complicità con l’imperialismo mondiale; come sia responsabile del sabotaggio dell’unità di azione del proletariato; come difenda e propugni l’obiettivo della ricostruzione del capitalismo e come compia opera disfattista verso ogni azione delle masse che cercano schierarsi contro l’offensiva economica e politica del capitale su di un fronte di lotta rivoluzionaria.

Seguendo queste disposizioni i comunisti dimostreranno alle masse lavoratrici che essi intendono la disciplina internazionale e la fede alla parola data senza sottili distinzioni, senza condizioni e senza deroghe così come hanno già dato prova, con la loro proposta non accettata, di aver voluto, con la costituzione dell’Alleanza del Lavoro, foggiare non già un istituto di accademie e di gesti, ma strumento valido, duttile, audace della risorgente lotta proletaria.

 

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