DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Nell'epoca dell'imperialismo non esiste «libera stampa»: è questa una tesi classica del marxismo ristabilita da noi dal 1945 nello studio «Forza, violenza, dittatura nella lotta di classe». La rete delle informazioni e delle comunicazioni, sempre più complessa, viene monopolizzata alla scala internazionale dai mostri statali nei quali si concentra la forza politica e militare dell'imperialismo. La massa delle falsificazioni propinate alla cosiddetta «opinione pubblica» cresce così ad una scala gigantesca: essa rappresenta una vera e propria forza materiale, e fa parte della violenza in potenza che il capitale esercita sulla classe oppressa della società, il proletariato.

Mai come nell'epoca dell'imperialismo in putrefazione, dunque,  si è riempita della pienezza della verità la definizione della rivoluzione enunciata da Karl Marx nel 1844, di fronte alle condizioni della società tedesca:

«Le rivoluzioni, infatti,  hanno bisogno di un elemento passivo, di un fondamento materiale ... Non basta che il pensiero tenda a realizzarsi, la realtà deve tendere se stessa verso il pensiero». (Karl Marx, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione, E.R., p. 101).

Il «pensiero» (la critica) è il Partito comunista rivoluzionario. Il proletariato, è un  «elemento passivo», «un fondamento materiale». Il rapporto che corre fra il Partito e il proletariato, è il rapporto della necessitàdeve.

Mai come nell'epoca dell'imperialismo in putrefazione, la coscienza (la critica, il pensiero) si cristallizza nel Partito. Mai come nell'epoca dell'imperialismo in putrefazione, di fronte alla società , e di fronte al proletariato, è necessario ripetere la parola di Karl Marx: «All'inizio era l'azione. Ecco che hanno agito ancora prima di avere pensato». K. Marx (Capitale, 1, 1, 2, p. 100 E.R.)

* * * * *

Dal 1957, anno in cui fu lanciato il primo Sputnik, abbiamo denunciato nella propaganda fantascientifica intorno ai voli spaziali uno dei vertici del terrorismo ideologico, della violenza in potenza, che il capitale esercita sul proletariato.

L'enorme massa di menzogne «spaziali» destinate a schiacciare il cervello del proletariato internazionale aveva una delle sue sorgenti a Mosca. Proprio a Mosca, il giorno 21 ottobre 1963, si è svolto il «terzo raduno mondiale della stampa». I rappresentanti del giornalismo internazionale che vi si sono raccolti hanno riempito il mondo, dal 1957 ad oggi della «psicosi cosmica».

Fino al 26 ottobre le agenzie e i giornali monopolizzati da Mosca hanno diffuso notizie sensazionali intorno alla conquista del cosmo e al volo di cosmonauti russi sulla Luna. E' avvenuto così che un giornalista colombiano domandasse a Krusciov con la massima naturalezza il 27 ottobre, qualche indiscrezione sulla «data»  del prossimo volo lunare.

Krusciov ha risposto così: «Sarebbe interessante fare un viaggio sulla luna, ma non possiamo dire quando questo viaggio sarà possibile. Per il momento presente noi non stiamo preparando alcun volo sulla Luna. Gli scienziati sovietici stanno lavorando intorno a questo problema scientifico e stanno conducendo le necessarie ricerche. Ho letto un rapporto in cui si dice che gli americani vogliono far scendere un uomo sulla Luna entro il 1970. Bene, auguro loro il miglior successo. Ma noi staremo a vedere  come essi voleranno sulla Luna, come atterreranno, anzi come alluneranno, e (questa è la cosa principale) come faranno a ritornare sulla terra. Noi prendiamo in considerazione le loro esperienze».

«Noi non vogliamo competere nell'invio di un uomo sulla Luna senza un'accurata preparazione. E' chiaro che questa emulazione non potrebbe dare alcun beneficio, anzi, al contrario, procurerebbe solo dei danni fino a quando questo esperimento potrà condurre alla perdita di vite umane. Spesso noi diciamo scherzando: «Chi è stanco di stare sulla Terra vada pure sulla Luna».

L'impudenza manifesta, la menzogna cosciente, la cialtroneria compiuta e soddisfatta di sé, pervadono dall'inizio alla fine questa edificante intervista e ne fanno un brano da antologia. Il sig. Kruscev afferma: «Non possiamo dire quando questo viaggio (sulla Luna) sarà possibile». Il sig. Kruscev presuppone dunque che «l'opinioni pubblica» mondiale dimentichi a un tratto che Mosca dal 1957 ad oggi non solo ha affermato l'assoluta certezza del «viaggio» lunare, ma ha addirittura fatto credere al mondo che questo «viaggio» era imminente!!!

Tranquillamente, Kruscev afferma: «Noi non stiamo preparando alcun volo sulla Luna». Dopo questa dichiarazione chiara, semplice, verginale, dichiarazione che farebbe impallidire il criminale più incallito e che Kruscev ha rilasciato con la tranquillità con cui un assassino colto sul fatto ammette la evidenza, il nostro allegro cialtrone si scusa chiamando in causa i propri complici: gli U.S.A.

L'umorismo furfantesco, che ammicca fra le parole di questo richiamo kruscioviano agli U.S.A., costituisce da solo un vero gioiello artistico, raggiunge la tipicità della commedia classica, e comunica al lettore una irresistibile allegria. «Ho letto un rapporto in cui si dice che gli americano vogliono far scendere un uomo sulla Luna nel 1970».

«Ho letto ...» «Si dice ...».

Davvero? E' una novità! Mai nessuno finora aveva parlato del viaggio, del volo, della discesa sulla Luna!

«Bene, auguro loro il miglior successo. Ma noi staremo a vedere come voleranno ..., come atterreranno ..., anzi come alluneranno ... come faranno a ritornare sulla Terra».

Con queste parole, Kruscev ricorda ammiccando ai suoi complici americani le comuni menzogne raccontate al mondo intero. Il linguaggio di Kruscev nei confronti degli U.S.A.  è il linguaggio dell'omertà in uso fra due bande di gangster rivali.

A voi americani, dice in sostanza Kruscev, la psicosi lunare serve, e siete in grado di sostenere le forti spese che essa richiede. A noi russi, oggi, non serve più, e il profitto per noi è superato dal costo. Gli affari sono affari. Se in U.S.A. questa merce cosmica si smercia bene, da noi in Russia non rende per nulla: «Spesso noi diciamo scherzando: chi è stanco di stare sulla Terra vada pure sulla Luna».

Questo è il vertice  a cui arriva l'impudenza di Kruscev. Questo è l'abisso in cui sprofonda il servilismo degli scienziati (russi e occidentali) che fino a ieri hanno contribuito a creare la psicosi cosmica, ubbidendo alle mostruose esigenze politiche dei loro governi e del capitale internazionale.

Ora è chiaro che, se «l'opinione pubblica» avesse anche soltanto la millesima parte dell'importanza che le viene attribuita, sarebbe questo il momento in cui i milioni di imbecilli i quali hanno sognato giorno e notte il «viaggio» lunare dovrebbero dare inferociti l'assalto alle redazioni dei giornali.

Come si comporta dunque l'opinione pubblica? Ebbene, questo è il fatto: mentre nel 1960 sognava il viaggio lunare, l'opinione pubblica, nel 1963, piange la morte di Kennedy.

* * * * *

Quando dal 1957 il nostro Partito denunciò la cialtroneria della «psicosi cosmica», vi furono degli sciagurati i quali scrissero che tutta l' Italia avrebbe dovuto ridere di noi.

Chi dovrebbe ridere, oggi? Di chi si dovrebbe ridere, oggi?

E tuttavia noi, né ridiamo, né attendiamo che l'opinione pubblica rida.

Nel 1918, Lenin scrisse, nel «Rinnegato Kautsky», che le risate degli operai avrebbero dovuto sommergere Karl Kautsky. Nel 1963, non solo gli operai non ridono di Karl Kautsky, ma i suoi indegni successori schiacciano il proletariato internazionale, a Mosca e nel resto del mondo. Perché?

Lenin risponde per noi, nello stesso testo e nello stesso luogo: «Se la Germania non fosse un paese dove la polizia impedisce di ridere in coro».

La polizia, la forza, la violenza, il terrore, la guerra del capitale hanno schiacciato il proletariato. Perciò gli operai oggi non ridono di Kautsky.

Perciò noi non ridiamo, né attendiamo che l'opinione pubblica rida, di fronte al vergognoso fallimento della psicosi cosmica.

Perciò noi lavoriamo perché il proletariato internazionale contrapponga la propria forza, non la propria coscienza, alla forza del capitale.

La psicosi cosmica è un feticcio nel quale si cristallizza la forza del capitale.

Chi svela questo feticcio, svela un orrore che grida soltanto la propria distruzione.

 

il programma comunista, n. 23, 14-30 dicembre 1963

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