DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Conoscete la preghiera quotidiana dell’opportunista? No? E’ una supplica rivolta al capitale perché diventi più “umano”, più “a misura d’uomo”, meno “prepotente” con i deboli della società, e provveda a una “equa distribuzione” della ricchezza sociale.

Ora, quest’invocazione, che pervade i programmi televisivi, scomoda sociologi, intellettuali e filosofi, fornisce lavoro alle case editrici con libri e giornali, a noi rivoluzionari che non siamo solidali  né complici di questo pianto provoca l’orticaria: bolle rosse che si manifestano in tutto il corpo, al posto di occhi arrossati. E la reazione irritante arriva, puntuale, dopo aver letto un articoletto nel “quotidiano comunista” il Manifesto del 31 agosto 2019, riguardo agli incidenti sui posti di lavoro. I dati riportati (dell’INAIL) sono effettivamente preoccupanti: parlano di una strage perpetrata nei primi 181 giorni del 2019 con 599 morti sul lavoro – più del 2% rispetto al 2018; costanti gli infortuni, 378.671 (- 0,02%), mentre salgono le malattie professionali 38.501 (+ 2,7%). Per il “quotidiano comunista”, queste sono le conseguenze non solo di sub-appalti e gare aggiudicate con il massimo ribasso, ma anche della riduzione dei controlli nei posti di lavoro in materia, per l’appunto, di salute e prevenzione… Non vogliamo dar lezioni ai nostri baldi “comunisti”: non hanno bisogno delle nostre modeste osservazioni (dirigono o no un “quotidiano comunista”?). E sicuramente masticano la teoria marxista da mattina a sera: colazione, pranzo e cena; e allora ci permettiamo solo di far notare che il modo di produzione capitalistico ha bisogno, per sopportare l’enorme sviluppo delle sue forze produttive, di iniettare nel corpaccione del capitale costante dosi sempre più elevate di denaro e di investire continuamente e in maniera sostanziosa nello stesso. A ciò s’aggiunge il fatto che è cosa naturale per il capitale non spendere denaro, o spenderlo il meno possibile, per le cose improduttive: spendere denaro sulle tutele porta profitto? No! Spese inutili.

Ed è proprio a causa di questo lesinare sulle spese infruttuose (tali sono per il capitale, affermiamo con forza!) che la classe proletaria si trova esposta a rischi fisici e ambientali, tanto più presenti e pericolosi quanto maggiore è il risparmio. E la conseguenza è pura matematica (quella del “due + due fa quattro”): il capitalista deve compensare quello che spende per il capitale costante aumentando il saggio del profitto e quindi lo sfruttamento, e lo sfruttamento, sempre più intenso, porta a un peggioramento della salute dell’operaio e l’aggravarsi delle sue stesse condizioni di vita famigliare e sociale.

I nostri “arditi” masticatori hanno una percezione del problema meno indigesta della nostra: si chiude l’articolo con una proposta… esplosiva… bolscevica! Equiparare l’omicidio sul lavoro all’omicidio stradale, per dare un segnale di “tolleranza zero” verso chiunque risparmi su salute e sicurezza...

Questa sarebbe la risposta… comunista al problema! Questa sarebbe la lotta di classe per i ruminanti!

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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  • Il lungo calvario della trasformazione dei contadini palestinesi in proletari(Il Programma comunista, n°20-21-22, 1979).
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