DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Non potendo lanciare degli Sputnik come il maggiore compagno Krusciov, i dirigenti di via delle Botteghe Oscure hanno «celebrato» l'anniversario della Rivoluzione di Ottobre scaraventando valanghe di carta straccia, di vera e propria carta da macero. L'apparente «doppio volto» del post-stalinismo balza qui chiarissimo in luce, e diciamo apparente perché in realtà le due presunte facce della medaglia sono una faccia sola: quella del superconformismo. I figli ancora più degeneri di Stalin non si sbizzarriscono più nelle roventi, infami accuse contro la Vecchia Guardia: episodio chiuso per queste facce di bronzo che dalla bieca messa alla forca e all'indice dei «traditori» impunemente e tranquillamente passano alla semplice e mielata polemica contro i «compagni che sbagliavano» e non hanno nemmeno più il coraggio delle azioni di ieri: abbruttita la massa dei lettori con l'oppio della propaganda costoro possono far resuscitare sulla carta anche i morti, ben sicuri che nessuno, oggi, gli chiederà conto di averli insozzati e fucilati. Sempre nella stessa grigia e vile atmosfera di bottegai democratici, essi riducono la rivoluzione d'Ottobre alla misura del mondo di lattemiele che augurano su tutti i grammofoni al proletariato 1957 ed anni successivi. Falsificatori due volte.
Leggete il volumetto «dalla rivoluzione alla costruzione del comunismo» cucinato all'insegna delle Botteghe Oscure. Secondo questi «maitres d'hotel» in marsina, i bolscevichi, facendo proprie le Tesi di Aprile di Lenin erano bensì decisi a sostituire il potere esclusivo dei Soviet al governo provvisorio, «ma a questo risultato volevano giungere pacificamente, attraverso la conquista della maggioranza». E ci si appella a Lenin, cioè si capovolge in un imbelle e ridicolo maggioritarismo la ferma decisione leninista dell'aprile 1917, di fronte ad un partito ancora oscillante e ad una massa ancora dominata dai socialdemocratici, di procedere prima ad un «riarmo» ideologico ed organizzativo del Partito e ad un vigoroso collegamento con le masse, evitando per allora di passare all'offensiva, che si sapeva inevitabile e che come tale ci si augurava: fu colpa della borghesia se si ricorse ... alla guerra civile, come se i bolscevichi avessero mai dubitato, anche solo per un momento, che lo scontro sarebbe avvenuto e non avessero soltanto deciso di prepararsi nelle condizioni migliori ad affrontarlo. Andiamo avanti: nel 1918, la prospettiva di Lenin «era quella di una pacifica edificazione economica» e anche qui, guarda caso, la borghesia non glielo permise ed egli fu a malincuore costretto a ricorrere a mezzi violenti. Povero Vladimiro Ilijc, trasformato in una specie di quacquero pacifista ed emulatore, nella testa del quale (a leggere il volumetto) non sarebbe mai passata l'idea della rivoluzione mondiale, di un'Internazionale do guerra sociale aperta, di una resistenza rabbiosa in Russia e di un attacco ancor più rabbioso sul fronte internazionale.
Così si cucina la storia, ed è necessario cucinarla così per saldare alla gloriosa, rutilante, corrusca Rivoluzione d'Ottobre la grigia, miserevole, strisciante politica di oggi che, come ha ripetuto per l'ennesima volta anche il manifesto del PCI per la ricorrenza del XL anniversario lancia a destra e a manca l'invito alla pacifica coesistenza e collaborazione fra i «i due sistemi» scusandosi in anticipo se nella triste eventualità che la borghesia si difenda, bisognerà ricorrere ad armi che intanto si spuntano e che al momento buono si piegheranno come baionette di cartapesta.
Quelli che la propaganda est-ovest presenta come i candidati becchini della società borghese, sono i necrofori della Rivoluzione di Ottobre, questa immortale pagina della lotta senza quartiere e senza remissione del proletariato contro la borghesia su tutti i fronti e lungo tutte le frontiere!
Il Programma comunista, n. 24, 21 dicembre 1957 - 3 gennaio 1958 

 

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