DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

La Sinistra Comunista e l'Ordinovismo

Siamo arrivati così al capitolo che innamora gli appassionati del romanzesco. Il duello tra ordinovisti e astensionisti! Gli autori di una recente «Storia del partito Comunista Italiano» intitolano un loro capitolo con l'espressione da gergo sportivo: «Gramsci contro Bordiga». Così, con leggende del genere, la fondazione del P.C.d'Italia diventa un'imitazione della fondazione di Roma coll'impressionante duello tra fratelli. Si capisce come i togliattiani, sulla traccia dei processi di Mosca, siano i più accaniti nel sostenere la tesi del conflitto «fin dal principio» tra ordinovismo e la Frazione Comunista Astensionista. Ma che storici «obiettivi» ne sposino gli argomenti, beh, proprio non si riesce a capire.

La Frazione Comunista Astensionista diagnosticò il male incurabile della corrente dell'Ordine Nuovo  fin dalle sue prime manifestazioni. Esiste un numero del Soviet – che sfortunatamente non possediamo – in cui mentre si dava l'annuncio dell'uscita dell' «Ordine Nuovo»  a Torino, si respingevano senza possibilità di equivoco le deviazioni ideologiche dei suoi redattori e si esprimeva convinta preoccupazione per il proclamato «concretismo» del programma che voleva essere una stretta adesione in tutta la periferia sociale tra rivendicazioni immediate e moto rivoluzionario. Il gramscismo, infatti, coerente alla derivazione idealistica della sua ideologia dialettica nel senso di Hegel e non in quello di Marx, costruisce nella società presente con la rete dei consigli di fabbrica uno schema e modello dello Stato operaio futuro e tale costruzione è inconciliabile con l'essenziale teoria marxista della distruzione dello Stato Borghese e del deperimento successivo dello Stato operaio, risuscitando lo Stato di Hegel limite assoluto del meccanismo sociale definito con una costruzione mentale e logica.

Ma il dissenso non assume mai, almeno fino al 1923, forme concrete. Ciò avvenne non perché la Frazione Astensionista e la Direzione del P.C.d'Italia, uscita da Livorno, prese a tollerare le ideologie ordinoviste, ma per il semplice fatto che, nei rapporti intervenuti tra le due organizzazioni fin da prima della costituzione del P.C.d'Italia, Gramsci e soci accantonarono decisamente le loro previsioni teoriche, e accettarono senza riserve i testi della Sinistra, dando prova, almeno una volta nella loro esistenza politica di seguire correttamente il marxismo. Passando alla lotta contro la Sinistra, gli ordinovisti dovettero rinnegare se stessi per la seconda volta.

Esiste una prova inconfutabile dell'assenza di quello stato di conflitto, o tantomeno di animosità tra i capi, che togliattiani e non togliattiani pretendono di scoprire tra la Sinistra e l'ordinovismo. Si tratta nientemeno che della questione dell'adesione dell'ordinovismo alla III Internazionale. La corrente dell' «Ordine Nuovo» fu presentata all'Internazionale da Bordiga e a seguito di una sua relazione, ammessa nei ranghi dell'Internazionale. Lasciamo raccontare l'episodio da A.Rosmer, l'autore del libro «A Mosca ai tempi di Lenin» che abbiamo già citato.

Rosmer, venendo a discorrere delle correnti del socialismo italiano rappresentate al secondo Congresso dell'I.C. così scrive:

«Un'altra tendenza non rappresentata al Congresso esprimeva attraverso i suoi scritti e la sua attività le concezioni dell'Internazionale Comunista. Era il gruppo dell' «Ordine Nuovo» di Torino, i cui militanti più noti erano Gramsci e Tasca.

«Quando si arrivò alla discussione del paragrafo che riguardava l'Italia, si constatò che nessuno dei delegati italiani era presente (alla riunione della commissione dei mandati, di cui Rosmer era membro,n.d.r.) perché nessuno aveva voluto parteciparvi non considerandosi autorizzato a parlare in nome del partito.

«Si dovette pregare Bordiga di venire ad esporre  e a precisare la posizione de «L'Ordine Nuovo», cosa che egli fece molto onestamente, benché avesse cominciato, come sempre, col far noto che egli se ne discostava.

«Ma la precisione della sua relazione rafforzò l'intenzione del relatore di dare l'investitura all' «Ordine Nuovo» e la commissione unanime approvò».

L'episodio prova due cose: 1) all'epoca del secondo congresso dell'I.C.  l'«Ordine Nuovo» era pressoché sconosciuto all'I.C., la cui dirigenza s'era determinata ad invitare direttamente Bordiga a rappresentare la Frazione Comunista Astensionista; 2) fu la esposizione di Bordiga, critica ma assolutamente obiettiva ad indurre la commissione dei mandati ad ammettere l' «Ordine Nuovo» nell'Internazionale. Allora che rimane delle tracotanti falsificazioni degli scribi del P.C.I. che s'affannano a creare l'inverosimile leggenda di un ordinovismo beniamino del Kominern? E che fine fanno le ancor più stupide fandonie sulla lotta presente tra Bordiga e Gramsci?

Le Tesi della Sezione di Torino del P.S.I., proposte dal Consiglio Direttivo costituito a seguito dell'intesa intervenuta fra la maggioranza della sezione aderente alla Frazione Comunista Astensionista e il gruppo dell' «Ordine Nuovo» avevano suggellato, nel maggio 1920, cioè alla vigilia del secondo Congresso dell'I.C. la fusione delle massime correnti del comunismo italiano. Ma, accantonata la pregiudiziale antielezionista, l'accordo si era prodotto sulla questione della lotta contro il riformismo e l'adesione alla Terza Internazionale. Nelle Tesi di Torino, che furono designate per brevità: Le Tesi dell' «Ordine Nuovo», era contenuta implicitamente la sconfessione delle deviazioni ideologiche che il «Soviet» aveva respinto un anno prima. Vanamente i togliattiani puntano sul fatto che l'Internazionale ritenne le «Tesi dell'Ordine Nuovo» conformi al proprio programma, per diminuire la Frazione Comunista Astensionista. Ciò avvenne soltanto perché non contenevano il principio astensionista. Quando accettò di avallare elucubrazioni propriamente ordinoviste di Gramsci l'Internazionale aveva già iniziato l'involuzione opportunista.

 

 

Partito Comunista Internazionale
(
il programma comunista, n. 7, 2 - 16 aprile 1954)


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