DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Nel secolare tempestoso percorso del movimento operaio, ora faticosamente spinto su posizioni rivoluzionarie da agguerrite avanguardie duramente formate in sotterraneo lavoro, ora trascinato sulle secche dell'opportunismo controrivoluzionario da corrotte burocrazie reclutate nella piccola borghesia, i giovani hanno costituito in ogni caso l'avanguardia dell'avanguardia, le truppe volontarie di prima linea nella guerra di classe e, impresa molto meno entusiasmante e pertanto molto più ardua, nell'oscura snervante fatica di smascheramento dell'opportunismo annidato nel corpo del movimento.

Il legalitarismo servile, lo spirito venale, l'ipocrisia ideologica degli «apparati» opportunisti non hanno avuto nel passato nemici più intransigenti e accusatori più spietati delle formazioni giovanili del movimento, tradizionalmente schierate nelle ali sinistre. Il sapere ciò, di quanto accresce la pena e la nausea che ci viene dallo spettacolo tristissimo della putrefazione opportunista di certi giovani che pretendono di continuare le tradizioni del movimento giovanile sorto in seno al vecchio P.S.I. passato poi a bandiere spiegate nel Partito Comunista d'Italia al Congresso di Livorno 1921! Ma di quei giovani armati di un odio profondo contro l'opportunismo, codesti giovani che bazzicano le case di malaffare dei Ministeri recando suppliche, evvia, non sono che le suole delle scarpe!

Quale intollerabile differenza! Al Congresso di Livorno, a conclusione di una dura lotta di smascheramento delle incrostazioni riformista e massimalista, alle cui arti dissimulatrici neppure l'Internazionale Comunista aveva mostrato di saper sottrarsi interamente, i giovani comunisti furono l'anima e il cuore della scissione. Non vollero per nessun motivo rimanere nel vecchio Partito Socialista, ormai guadagnato al nemico borghese; ruppero violentemente con Turati, respinsero sdegnosamente gli ambigui disegni di Serrati. Non un solo giovane rimase con i riformisti e i massimalisti: la Federazione Giovanile Socialista forte di 50.000 iscritti aderì in blocco, senza alcuna scissione congressuale, al P.C. d'Italia e all'Internazionale. Che vediamo oggi?

Giovani che si definiscono socialisti e comunisti, e continuatori delle tradizioni del Movimento Giovanile Comunista, manifestano per l' annessione di Trieste all'Italia, si fanno ricevere dal Presidente del Consiglio per consegnargli una dichiarazione lorda di sciovinismo! Ma il Partito Socialista Italiano pur bacato da tutti i vizi dell'opportunismo non rifiutò nel 1915-18 di appoggiare la guerra della borghesia italiana che fu appunto giustificata dai Mussolini e dai Corridoni con il preteso carattere rivoluzionario della liberazione dei territori italiani occupati dall'Austria-Ungheria?  I riformisti turatiani e i massimalisti di Serrati si illudevano nel primo dopoguerra di essere internazionalisti pur rifiutandosi di seguire il programma rivoluzionario dell'Internazionale Comunista. Respingevano il nazionalismo annessionista, ma non per tanto cessavano di servire la borghesia. Non ebbero tuttavia la sfrontatezza di gettarsi apertamente in braccio ai partiti borghesi. Se contatti equivoci vi furono, mostrarono di vergognarsene.

Gli sfacciati opportunisti dei giorni nostri non soffrono di tali delicatezze. Mandano la loro gioventù a trescare con i loro degni compari borghesi e riescono a non fargli sentire più l'odore di marcio che questi tramandano. Anzi si fregano le mani, come giocatori di azzardo favoriti dalla fortuna. Fanno scrivere sulla loro stampa che al colloquio con Pella il rappresentante della Federazione giovanile comunista si è accompagnato con i rappresentanti del Movimento giovanile monarchico, della Federazione giovanile del P.S.D.I., della federazione giovanile del P.S.I., della Federazione giovanile repubblicana, della Gioventù liberale, e, alleluja, alleluja!, dei Gruppi Giovanili della Democrazia Cristiana. Nomi e cognomi dei futuri uomini politici del Parlamento italiano sono riportati dall' «Unità» (22.11.53). Noi non li ripetiamo: ci fanno troppa pena e ripugnanza, con la chierica o senza...

Questi i giovani socialisti e comunisti... I nipoti di coloro che nel 1921 schifarono persone che pur essendo opportuniste stavano agli attuali capi arci-traditori del P.C.I. e del P.S.I. come una verginella sedotta ad una cortigiana di professione! Essi non disdegnano di andare a braccetto con monarchici e sacrestani democristiani a prendere un vermouth  da Pella. Ma sono giovani codesti lecchini di anticamere ministeriali? Qui la degradazione carrieristica gioca un tiro all'anagrafe. Sono giovani nati vecchi.

Il programma comunista, n. 22,  4 - 18 dicembre 1953

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