DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Tre operai morti, uno in fin di vita, due salvi per un soffio, in una piccola fabbrica metalmeccanica alle porte di Milano. L'ennesimo bollettino di una guerra quotidiana, di un massacro quotidiano: miniere e ponti in costruzione che crollano, roghi in fabbrica, petroliere e piattaforme petrolifere in fiamme, impalcature di cantieri che si afflosciano, amianto che uccide giorno dopo giorno, malattie “professionali” che fiaccano i corpi... Sindacati e forze politiche esprimono il loro cordoglio, si costituiscono parte civile, promettono indagini a tappeto, forse anche (bontà loro!) proclameranno un qualche scioperuccio con relativo corteo funebre e discorso di circostanza... Palle: il loro compito da tempo immemorabile non è più quello di organizzare la difesa delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari, ma di seppellire pure il ricordo di coloro che sono stati calpestati e uccisi in nome del profitto.

Non si parli di “fatalità”, non si parli di “leggi male applicate”, non si parli di “risorse insufficienti”, non si parli di “errori umani” o di “morti bianche”: è tutto un modo di produzione che va buttato nella pattumiera della storia, perché lì – nei ritmi di lavoro, nella corsa al profitto, nei tagli delle spese improduttive, nello sfruttamento quotidiano della forza-lavoro – lì sta la ragione, da trecento anni a questa parte, di quell'omicidio di massa che ha nome “incidente sul lavoro” e che meglio sarebbe chiamare “omicidio di lavoro”. Gli operai, i proletari, devono tornare a difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro con la lotta, la lotta aperta e senza sconti, insofferente di ogni “se” e di ogni “ma” e soprattutto di ogni limitazione, di ogni condizionamento, di ogni regolamentazione. Devono tornare a mobilitarsi e organizzarsi, territorialmente, insofferenti delle gabbie che sindacati ufficiali e partiti democratici costruiscono ogni giorno sulla pelle loro e delle loro famiglie. La difesa è necessaria e urgente, ma non basta: ciò che deve tornare ad animare queste lotte indispensabili è la consapevolezza che o ci si prepara ad abbattere questo sistema fondato sul profitto e sullo sfruttamento (=miseria, disoccupazione, precarietà, malattia e morte) oppure questa guerra quotidiana contro i lavoratori continuerà imperterrita a fare vittime.

Milano, 17/1/2018

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

 

 

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