DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

A fronte dei frequenti richiami nostalgici di larga parte degli attuali movimenti nazional-”comunisti”, terzomondisti, no-globalisti, ecc., che si richiamano alle dottrine bolivariste alimentando buona parte dell'urlato anti-imperialismo di maniera, sarà bene ricordare che queste dottrine si erano sviluppate nel quadro delle lotte, pienamente borghesi, per la formazione di Stati nazionali indipendenti e nel quadro delle lotte anticoloniali, soprattutto anti-spagnole. Nulla avevano a che fare (né lo potevano, data l'immaturità del contesto sociale ed economico nel quale furono condotte quelle lotte) con qualcosa che potesse anche solo confrontarsi con il comunismo utopistico europeo di inizio Ottocento, figuriamoci con il socialismo scientifico di matrice marxiana!

Quanto poi a Bolivar... A leggere l'articolo “Bolivar y Ponte”, che Marx scrisse nel 1858 per The New American Cyclopedia, Vol.III 1, si scopre che la “leggenda” di Bolivar fu in realtà una costruzione postuma dei suoi sostenitori. Nelle sue battaglie contro le forze spagnole (quasi sempre in forte minoranza di uomini ed armi), costui sembra essere stato generalmente propenso alla fuga, tanto da meritarsi, da parte del generale Manuel Piar (il conquistatore della Guyana), l'appellativo di “Napoleone della ritirata” e la minaccia di trascinarlo davanti alla corte marziale come disertore; e ciò valse a Piar, anni dopo, la condanna a morte. Le vittorie militari sugli spagnoli, che alla fine vi furono, si dovettero all'arrivo di ufficiali democratici da tutta Europa (soprattutto inglesi, ma anche irlandesi, francesi, tedeschi e polacchi), pronti a combattere per la liberazione americana. Secondo Marx, il bolivarismo non fu altro che “la trasformazione dell'intero Sud America in una repubblica federativa, di cui lui stesso sarebbe stato il dittatore”. Quando un'assemblea di Caracas si pronunciò per la separazione del Venezuela dalla Colombia, il Generale si mise per l'ultima volta (marzo 1830) alla testa di 8.000 uomini per sedare la rivolta. Ma presto “il suo coraggio crollò”; gli fu garantita una pensione annua, a condizione che partisse per qualche paese estero; una condizione che fu accettata, ma di cui non poté usufruire a lungo: morì alla fine di quell'anno. Scrivendo a Engels a proposito di Bolivar 2, Marx diceva: “Vedere celebrato come Napoleone I il più vile, il più volgare e il più miserabile straccione, era un po' troppo”...

Senza bisogno di commenti.

1Oggi in Marx-Engels Werke, Band 14, pp. 217-231.

2Marx-Engels, Opere complete, Vol.40, Roma, p.294.

 

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