DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Agli aeroporti di Berlino: agitazione del personale di terra sabotata dal sindacato Ver.di

All'inizio di quest'anno, una grande rabbia ha animato il personale di terra degli aeroporti di Berlino, determinato a battersi per salari più alti e migliori condizioni, viste le retribuzioni troppo basse rispetto all'alto carico di lavoro. Conseguenza evidente è stata l'adesione del 99% e la partecipazione di circa duemila lavoratori a uno sciopero a tempo illimitato, soffocato e pacificato dal Ver.di (sindacato del settore servizi), dopo tre giorni al tavolo delle trattative. Un'altra lezione sul ruolo dei sindacati di regime.

Il personale di terra è responsabile di mansioni quali imbarco, check-in, assistenza bagagli, sbrinamento, rifornimento e pulizia degli aerei; sotto pressione, per mancanza di tempo e personale, deve svolgere attività fisiche pesanti come il carico e il trasporto dei bagagli ed altri compiti di responsabilità e di sicurezza rilevanti, alternandosi in turni al freddo gelido in inverno e al caldo rovente in estate.

Mai concordato prima d'ora in un contratto collettivo, nella regione di Berlino e Brandeburgo, ecco dunque uno stipendio iniziale al ribasso: 9,30 euro l'ora per i nuovi assunti, in media circa 11 euro l'ora. Al mese sarebbero, quindi, circa 1.150/1.300 euro, in caso di lavoro a tempo pieno, mentre chi lavora a chiamata non arriva alle 40 ore settimanali, e quindi spesso non supera i 900 euro necessari alla mera sussistenza. A ciò si aggiungono i contratti a tempo determinato del 40% circa dei dipendenti e degli interinali. Per l'83% dei lavoratori, quindi, il lavoro non garantisce il sostentamento, secondo un sondaggio dello stesso Ver.di.Il quale ha inoltre precisato: “Dal 2008, anno della privatizzazione di Globeground [equivalente in Italia delle società di esercizio aero-portuale – NdT], il livello salariale delle nuove assunzioni delle ditte berlinesi che forniscono il personale di terra è sceso del 30% circa, e contemporaneamente è aumentato enormemente il carico di lavoro”. Responsabili di questa situazione sono non solo il Ver.di, ma anche i partiti SPD e PDS (l´ultimo è diventato “Linkspartei”, “Partito della Sinistra”, dopo la fusione con altri elementi). Nel 2003 l'operatore Globeground, prevalentemente pubblico, sotto pressione della coalizione SPD-PDS al governo berlinese è stato scorporato nella filiale (con retribuzioni ancor più basse) Ground Service International (con l'approvazione del consiglio aziendale e del Ver.di) e poi venduta nel 2008 alla società di Facility Management Wisag.

Dei quasi duemila membri del personale di terra degli aeroporti di Berlino, sempre meno sono quelli disposti a restare zitti e immobili e a lavorare a queste condizioni. Dopo i primi scioperi di avvertimento dell'8 e del 16 febbraio, e in seguito alla ridicola offerta dei datori di lavoro (aumento di 0,27 euro l'ora), il Ver.di si è visto obbligato a indire un referendum per uno sciopero a tempo indeterminato e a farsi promotoredello sciopero; il 99% circa dei lavoratori organizzati nel sindacato ha votato a favore, reclamando un aumento di un euro l'ora per una durata di 12 mesi. Lo sciopero a tempo illimitato del personale di tutte le ditte, che ha bloccato quasi del tutto gli aeroporti di Berlino, si è ridotto a tre giorni (10, 13 e 14 marzo). Sebbene (o proprio perché) la cosa è stata riconosciuta dal Ver.di stesso (“la contrattazione collettiva ha mostrato il grande potere del personale dei servizi di assistenza a terra...”), questa forza non è stata utilizzata per migliorare realmente le condizioni, ma soltanto per placare un po' gli animi e porre fine agli scioperi, ancora una volta, al tavolo delle trattative. Il Ver.di ha proposto come intermediario proprio l'ex senatore degli interni di Berlino Körting, che nel periodo del governo SPD-PDS, nel 2003, fu responsabile del recesso della regione berlinese dai contratti collettivi federali dei servizi pubblici e della privatizzazione della società berlinese di servizi di assistenza a terra nel 2008; due strategie per incentivare il dumping sociale. Poi, dal 4 al 6 aprile, il Ver.di ha indetto il voto sull'esito delle trattative.

Per gli impiegati è previsto un aumento dello stipendio tra 1 euro e 1,80 euro l'ora (del 14% secondo il Ver.di), ma per tre anni. Siccome parte di esso verrà comunque divorato dall'inflazione, il personale di terra dovrà continuare a lavorare per uno stipendio poco al di sopra della soglia della povertà. Per quanto riguarda l'elevato carico di lavoro, il sistema dei turni e il lavoro a chiamata, invece, nulla cambierà. Inoltre, il contratto è valido fino al 2020 e fino ad allora vige l'obbligo di mantenere una situazione non conflittuale, per cui sono proibiti per legge ulteriori scioperi.

Un'agitazione nazionale coordinata con le altre sedi di Francoforte, Colonia, Amburgo, Düsseldorf e Stoccarda, con lo scopo di arrivare a un contratto collettivo comune, non è mai stata davvero nelle intenzioni del Ver.di, che invece afferma il contrario: così, in ogni città sono stati stipulati diversi contratti collettivi e, di conseguenza, le lotte sono rimaste isolate al livello locale.

Il 57% circa degli iscritti al Ver.di ha respinto questo risultato, che per una peculiarità del diritto di sciopero si considera però ugualmente adottato, nonostante l'ampia disapprovazione del personale: sebbene in molti casi sia comunque difficile raggiungere tra i lavoratori una “maggioranza democratica”, considerati i potenti mezzi di propaganda dei sindacati di regime e le campagne diffamatorie dei media borghesi, per lo statuto della Confederazione dei Sindacati Tedeschi è necessario che una maggioranza del 75% degli iscritti al sindacato della Confederazione interessato si pronunci a favore dello sciopero, escludendo quindi gli iscritti di altri sindacati; in questo modo, se una minoranza supera il 25%, può impedire lo sciopero, come in questo caso.

Il Ver.di, inoltre, ha dichiarato spudoratamente: “L'esito rende anche evidente che non c'è più abbastanza disponibilità a scioperare. Per questo motivo non si è raggiunta l'approvazione del 75% necessaria a portare avanti lo sciopero”. A parte il fatto che, al contrario, in questo caso c'era una grande disponibilità a scioperare, uno dei principali compiti di un sindacato (per potersi guadagnare tale nome!) sarebbe fare tutto il possibile per incitare i lavoratori a lottare per un miglioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro, anche dove c'è pochissima disponibilità a scioperare.

Contro questi giochetti democratici con i numeri, noi abbiamo costantemente ribattuto che scioperi e agitazioni non si fondano su una maggioranza democratica netta, aritmetica (non cambia se parliamo del 50 o del 75 percento), ma su reali rapporti di forza; quindi, in determinate circostanze, è del tutto ragionevole che proprio una minoranza si mobiliti, se è in grado di farlo, per imporre un miglioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro.

Le mobilitazioni del personale di terra degli aeroporti di Berlino mostrano chiaramente il ruolo svolto dai sindacati di regime e come continuamente si tenti di impedire con ogni mezzo gli scioperi e le mobilitazioni necessarie. La particolarità di questa situazione è stata l'altissima combattività dei lavoratori e di conseguenza, ora, la rabbia contro il Ver.di; un'esperienza che speriamo resti impressa nella coscienza dei lavoratori. In Germania, purtroppo, mancano sindacati combattivi, o meglio, ciò che manca sono sindacati di classe in grado di organizzare i lavoratori delusi. Ma un sindacato del genere non può essere costituito attorno a un tavolo: esso deve nascere dalle lotte, essere il risultato delle esperienze di lotta della nostra classe. E a tal fine operiamo noi comunisti.

Deutsche Bahn 2017 – Già in partenza… rinuncia allo sciopero

Lo strumento di pressione economica più importante che la classe lavoratrice in agitazione possiede è lo sciopero, perché colpisce il capitale proprio dove gli fa più male: il profitto. Già durante le contrattazioni collettive, gli scioperi di avvertimento servono a dimostrare la compattezza del personale e a mettere sotto pressione l'imprenditore sin dall'inizio, per provare a ottenere il miglior risultato possibile.

Il GDL, che rappresenta i macchinisti e i membri del personale viaggiante della Deutsche Bahn (le ferrovie tedesche), ha rinunciato allo sciopero sin dall'inizio, firmando l'anno scorso un accordo di moratoria valido fino al 2020, che l’impegna a “starsene tranquillo”. Ciò vuol dire che, in caso di fallimento della contrattazione collettiva, il GDL deve accettare prima di tutto una procedura di conciliazione. Nel 2016, abbiamo scritto al riguardo: “Poiché infatti, durante [tale] mediazione, ogni sciopero è sospeso (appunto, “pace sociale”), per poter condurre un’agitazione il GDL dovrebbe per prima cosa rifiutare di accettare l’esito della mediazione: ma con ciò susciterebbe un grande problema di approvazione da parte della pubblica opinione (con conseguenze anche sulla sua capacità di mobilitazione)” (vedi Il programma comunista, n.4/2016).

Nell'attuale vertenza sindacale, il GDL è stato costretto, quindi, dopo il fallimento delle contrattazioni del dicembre scorso, ad accettare una procedura di conciliazione, prima di poter fare pressione sull'azienda DB con uno sciopero. Dopo quasi tre mesi, è stato comunicato il risultato, identico a quello concordato con le ferrovie tedesche dal concorrente filo-padronaleEVG (sindacato delle ferrovie e dei trasporti) nel dicembre 2016: somma forfettaria di 550 euro, un aumento del 2,5% dello stipendio a partire da aprile 2017 e, a partire da gennaio 2018, la riduzione dell'orario lavorativo del 2,6% (più altri piccoli dettagli, come una migliore pianificabilità dei turni). Il risultato: nel complesso, un aumento molto moderato, orientato all'inflazione.

L'obiettivo, un tempo auspicato dal GDL, di mobilitarsi per il salario dei macchinisti tedeschi, più basso rispetto alla media internazionale, non si può raggiungere “solo al tavolo dei negoziati”: è necessario che i lavoratori scioperino determinati. E si badi che, nell'aprile 2015, il GDL aveva già rifiutato con grande veemenza (“Il personale del treno ne ha fin sopra i capelli!”) un risultato paragonabile a questo (aumento del 3,2% e nell´anno seguente dell'1,5%)…

Si conferma così la nostra tesi, secondo la quale, nel caso del GDL, così come di altri sindacati di categoria, non si tratti di sindacati né di base né tanto meno di classe, i quali dovrebbero tutelare in particolar modo gli interessi della classe proletaria e promuovere la partecipazione e l'organizzazione dei lavoratori nella lotta. Per questo motivo, quindi, non rappresentano un'alternativa reale rispetto alla DGB (Confederazione dei Sindacati Tedeschi) per quanto riguarda l'organizzazione di nuove lotte classiste. Sono certamente più aperti al confronto e più agguerriti dei sindacati della DGB: ma più che altro per distinguersi da loro agli occhi degli iscritti e per tutelare un proprio interesse organizzativo. Ciò potrebbe, in alcuni casi, essere un vantaggio: ma, al tempo stesso, potrebbe alimentare false illusioni e contribuire a “pacificare” i lavoratori e ricondurre i conflitti nell’alveo istituzionale.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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