DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Benevento. Il 9/7 u.s., s’è tenuto presso il centro sociale “AsiloL@p31”, alla presenza di una cinquantina di persone, per lo più giovani, un incontro sul tema degli immigrati, con un intervento del prof. Francesco Caruso, dell’Università di Catanzaro, che ricalcava una lezione sul tema degli immigrati, tenuta per l’appunto presso quell’università. L’intervento mirava a sfatare i luoghi comuni derivanti dalla percezione di insicurezza alimentata ad arte da tutte le forze politiche, mostrando in particolare, dati alla mano, che il fenomeno, lungi dall’aggravarsi, è in netta diminuzione. In pratica, confutava gli allarmismi e dichiarava che, tutto sommato, ciò che appare è solo frutto di speculazione e propaganda a fini elettorali. Sottolineava inoltre che gli immigrati da una parte contribuiscono a finanziare con i loro contributi lo stato e dall’altra rimpinguano le tasche dei padroni essendo, sotto ricatto, pagati miseramente – ricatto dovuto alla loro condizione di illegalità, causata dalla legge Bossi-Fini e dai provvedimenti successivi.

Alla fine dell’intervento del prof. Caruso, ci sono stati alcuni interventi tesi ad avere chiarimenti. Tra gli altri, sono intervenuti alcuni nostri compagni, che hanno tenuto a sottolineare che il cosiddetto “neocolonialismo” (termine usato nel corso dell’incontro) è l’espressione di un mondo completamente capitalistico e perciò nettamente diviso in classi. In questo contesto, dunque, ha continuato un nostro compagno, ci sono solo due “razze”: la razza padrona e la razza proletaria (naturalmente, abbiamo usato il termine “razza” a puro scopo polemico!). Il razzismo, che certo esiste, è solo agitato per negare la lotta di classe, dividendo i proletari. Quindi, il solo modo per contrastare il razzismo è tornare alla dura e necessaria lotta di classe. Riprendendo poi il discorso del relatore, che proponeva un parallelo con l’“autunno caldo” del 1969 a cui erano estranei gli studenti e che si svolgeva in un momento in cui i giovani meridionali immigrati venivano dipinti come “esseri inferiori”, il compagno portava la propria testimonianza: a quel tempo, i giovani proletari meridionali, stanchi di essere discriminati e sfruttati sul lavoro e fuori, si ribellarono e riuscirono a trascinare nella lotta anche quegli operai che “sconfessati e scomunicati “ dal PCI e dai sindacati in nome della “ricostruzione” e dell’“interesse nazionale”, avevano fino ad allora rispettato la consegna secondo cui “ tacere bisogna e andare avanti”. Anche oggi la consegna di tutti i partiti è “la salvezza dell’economia nazionale”, per cui “tacere bisogna e andare avanti”. Chissà che gli immigrati non siano i nuovi “giovani proletari meridionali” che scuoteranno e trascineranno con sé, nella lotta, i proletari “nostrani”, scoraggiati e illusi? Infine, il compagno sottolineava che i comunisti non si limitano a confutare le bugie sull’immigrazione, ma, indicando gli obbiettivi storici di classe e avendo questi obbiettivi come punti di riferimento (il “nord “ della lotta di classe!), spingono i proletari, senza distinzione alcuna, a darsi organismi di lotta autonomi dai sindacati e partiti patriottici. L’invito è guardare ai lavoratori della logistica, ma soprattutto guardare e puntare al nostro “nord” storico: la Rivoluzione e il Comunismo.

Nella stessa occasione, i compagni hanno diffuso la nostra stampa e i molti volantini sul razzismo prodotti dal Partito, accolti tutti con favore. Sono stati presi alcuni contatti ai quali è stato proposto una incontro, per iniziare un lavoro collettivo sul Manifesto del Partito Comunista del 1848.

 

Berlino. Il 24 giugno, nella saletta di un bar di Neuköln, i compagni della sezione di lingua tedesca hanno tenuto un incontro, pubblicizzato nei giorni precedenti da un fitto attacchinaggio sia in zona sia in quartieri limitrofi, dal titolo “A cent’anni dall’Ottobre Rosso. Bilancio di una rivoluzione”. Alla presenza di una decina di persone, alcune delle quali ci seguono da qualche tempo, la relazione tenuta dai compagni s’è sviluppata in una prima parte di carattere generale sulla ripresa del lavoro del nostro partito in Germania, e in una seconda parte che, con ampio e puntuale ricorso ai testi classici, di Marx, Lenin e nostri, s’è soffermata sul carattere e sugli insegnamenti attuali dell’Ottobre. L’incontro è stato condotto con molto vigore ed entusiasmo e ha stimolato, alla fine, una quindicina d’interventi-domande da parte del pubblico. Nei due giorni precedenti, insieme ad alcuni compagni di lingua italiana, s’è svolto un intenso lavoro interno di bilancio e di programmazione dell’attività della sezione di lingua tedesca, con particolare riferimento ai prossimi numeri della rivista Kommunistisches Programm, a una serie di progettati opuscoli (per esempio, su fascismo/antifascismo), alle traduzioni in corso di Che cos’è il Partito comunista internazionale e Partito di classe e azione sindacale, e ad altre questioni politico-organizzative. Infine, come già nelle ultime Riunioni Interregionali tenute in Italia, s’è toccato il tema delle “Tesi d’aprile”, nel contesto di un lavoro generale di partito sulla Rivoluzione d’Ottobre e degli articoli che stanno via via uscendo sulla nostra stampa in italiano.

 

Roma. Il 24 giugno, i compagni della sezione hanno tenuto la prevista conferenza pubblica, dal titolo “La Sinistra Comunista nel cammino della rivoluzione. 1926-1943”, che chiudeva il ciclo iniziato con “Lo sciopero generale inglese del 1926 e la Rivoluzione cinese del 1927: ultimi sussulti dell’ondata rivoluzionaria dell’Ottobre rosso” e proseguito con “La crisi del 1926 nell’Internazionale Comunista e nel Partito russo”. La conferenza, dopo aver ripreso sinteticamente i temi delle due conferenze precedenti, ha ripercorso la lotta dei nostri compagni della Sinistra Comunista, dentro il Partito e nell’Internazionale in progressiva degenerazione (per esempio, al Congresso di Lione del PCd’I e al VI Esecutivo Allargato dell’IC). La “Frazione di Sinistra” del PCd’I nasce nel 1928 ad opera dei nostri compagni nell’emigrazione, principalmente in Belgio e in Francia, ma anche negli Stati Uniti e in America Latina. Il suo grande merito è stato quello di aver garantito la continuità politico-organizzativa della Sinistra, nel decennio 1928-1938, resistendo contro corrente e non tradendo mai, di fronte sia alla devastazione teorica e fisica del comunismo operata dalla controrivoluzione stalinista sia alla repressione nazi-fascista, difendendo i principi del marxismo, soprattutto dinanzi al ritorno in grande stile della democrazia tra le file della classe operaia internazionale, e polemizzando e infine rompendo con Trotsky riguardo alla tattica democratica da lui sostenuta (“democrazia proletaria”, “programma di transizione”, “entrismo”, alleanze con la socialdemocrazia), in particolare in situazioni come quella della Germania e della Spagna nel 1930-31 e poi di nuovo della Spagna nel 1936, oltre che sulla questione delle modalità e dei caratteri della rinascita del partito rivoluzionario – tutte questioni che sancirono purtroppo il declino di quella grande figura di rivoluzionario che fu Trotsky. Il compagno relatore è poi passato a toccare in maniera sintetica il secondo conflitto mondiale e la fondazione del Partito comunista internazionalista (Battaglia comunista) nel 1943, sottolineando come l’opera costante dei nostri compagni di allora sia stata quella volta a rimettere in piedi il movimento su posizioni omogenee, nel superamento degli stessi limiti oggettivi che avevano caratterizzato, nel suo isolamento, la Frazione: ci si battè cioè contro l’errata valutazione del secondo ciclo post-bellico come meccanica ripetizione del primo (con tutte le conseguenze d’ordine tattico che ne conseguivano), contro l’attivismo che mortifica la teoria, contro le risorgenti smanie elettoralistiche, contro la concezione errata della natura e della funzione del sindacato, oltre che dei compiti del Partito nell’esercizio della dittatura, sul capitalismo di Stato in Russia, fino a giungere alla dolorosa ma necessaria selezione dei quadri, che porterà alla rinascita vera del Partito nel 1952, con la testata “Il programma comunista”, saldo sull’invariante linea del marxismo nel cammino, lungo e arduo, della rivoluzione.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

 

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