DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Di seguito, riportiamo l’editoriale con cui si apre il n.1/2017 di Kommunistisches Programm.

Cari lettori e care lettrici,

con questo numero 1 di Kommunistisches Programm, dopo lungo tempo riprende le pubblicazioni l’organo del Partito Comunista Internazionale, per riaffermare la continuità e la ripresa di un lavoro sistematico nell’area di lingua tedesca.

L’ultimo numero di Kommunistisches Programm, “rivista teorica del Partito Comunista Internazionale”, era apparso nel settembre 1981. Per molti – e non soltanto giovani compagni – potrà sembrare un’altra epoca. Altri – che ancora si sentono giovani – hanno chiara davanti agli occhi l’atmosfera di quel tempo: il promettente, tangibile risveglio della rivolta giovanile e le prospettive concrete che da un lato le lotte internazionali della classe operaia e dall’altro i cupi scenari della minaccia di una guerra atomica e della devastazione (anche ambientale) dovuti agli sviluppi della crisi economica capitalistica parevano riproporre.

All’inizio degli anni ’90, con il crollo del capitalismo russo che dominava nell‘est europeo e la marcia trionfale del “mondo libero occidentale”, sembrò poi aprirsi una nuova era. Il “comunismo ortodosso” – come demagogicamente viene chiamato lo stalinismo – era dichiarato “superato storicamente”, e ovunque si diffondeva un democratico rincretinimento.

Quel che ancora restava dei militanti della cosiddetta “sinistra radicale” si concentrava sulla “lotta antifascista”, mentre altri settori della “sinistra” trafficavano con un socialismo “democratico”, un’ultima copia sbiadita dello stalinismo che già prima aveva introdotto nelle proprie famose “concezioni del socialismo” la legge del valore.

Ma non c’è nulla di più forte di una legge di sviluppo materiale. Mentre risuonavano le campane della propaganda di “pace e democrazia”, sulla base dello sviluppo economico ineguale degli Stati capitalistici s’inaugurò negli anni ’90 una nuova tappa nella competizione imperialistica per il potere e le sfere d’influenza. La guerra divenne uno stato permanente e dall’Afghanistan, attraverso l’Irak, la Siria, il Libano, raggiunse l’Africa, e con l’Ucraina s’affacciava di nuovo in Europa. Le rivalità inter-imperialistiche si fecero sempre più chiare: l’apparente follia del presidente USA Trump ne è solo l‘effetto, non la causa.

Allo stesso tempo, la lotta della classe proletaria si trova in una crisi di orientamento: solo di tanto in tanto riesce a rompere con il controllo dei sindacati di regime, mentre sempre più forte si fa la pressione politica ed economica sulla classe. Inoltre, la borghesia organizza mobilitazioni nazionaliste e razziste in una misura prima sconosciuta. Intanto, viene promossa dallo Stato un‘ideologia antifascista-democratica per difendere il “libero mondo occidentale” contro la destra. Gli apologeti di destra e di “sinistra” del capitalismo si ritrovano d’accordo nel dichiarare che lotta di classe e comunismo non avrebbero alcuna prospettiva.

Contro tutto ciò, noi difendiamo la continuità storica e la necessità del programma comunista. Approfittiamo così dell'anniversario della Rivoluzione d'Ottobre per la sua importanza nella futura rivoluzione proletaria, analizziamo il corso del capitalismo mondiale e narriamo i difficili piccoli passi sulla via della ripresa della lotta di classe.

L’ultimo numero del nostro organo in lingua tedesca citato sopra pubblicava un’importante analisi sulla “conclusione della fase borghese rivoluzionaria nel ‘terzo mondo’”, un’analisi che non assegnava alcun ruolo positivo ai movimenti nazionali, sullo sfondo dello sviluppo di un sistema imperialista mondiale ormai obsoleto. La miserabile evoluzione dei “movimenti di liberazione nazionale”, nemmeno più pseudo-socialistici, non ha fatto altro che confermare completamente quest’analisi, come sottolineiamo nell'articolo “Residui e cancrene della cosiddetta ‘questione nazionale’”, in questo numero di Kommunistisches Programm,.

Per il momento, è nostra intenzione pubblicare quest’organo in lingua tedesca del Partito Comunista Internazionale a intervalli irregolari, una-due volte l'anno, e saremo felici di conoscere eventuali reazioni a esso.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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