DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

E anche Ivano se n’è andato, a 93 anni, ma fino all’ultimo presente e combattivo. Con lui scompare un altro compagno della “vecchia guardia” del Partito che, con semplicità e tra mille difficoltà ma sempre con grande impegno e rigore, ha lavorato e vissuto come militante anonimo di quella compagine che storicamente, attraverso le alterne vicende degli urti di classe, lega la nascita del proletariato alla sua emancipazione.

Operaio in una delle fabbriche d’avanguardia nella meccanica specialistica del Bolognese, aveva iniziato a scontrarsi con la corruzione delle aristocrazie operaie del sindacato e del partitone stalinista, in una realtà bottegaia dove senza la tessera del PCI non facevi neanche la fila alla mutua e dove, più tardi, l’unica opposizione sociale sembrava provenire dal movimentismo studentesco e libertario guidato da organizzazioni che nel giro di qualche anno si sarebbero dissolte, riassorbite nelle ali dello stesso partitone, e con i loro leader popolari destinati a occupare alte e remunerate poltrone di consigli comunali, redazioni di giornali, enti culturali e cooperative. Questa realtà e il perdurare profondo della controrivoluzione e delle sue mefitiche conseguenze, che tutto il Partito si augurava e attendeva più breve, non ne avevano scosso la tempra combattiva e, anche quando era rimasto da solo, non aveva cessato mai di intervenire e di diffondere la voce del Partito nelle assemblee di lavoratori o alle manifestazioni.

I compagni che negli anni hanno militato nella sezione di Bologna, soprattutto quelli più giovani, lo hanno sempre avuto come punto di riferimento per la tenacia e disponibilità, per il sereno rigore nell’affrontare le questioni nodali che pure si presentavano e per l’incoraggiamento a tener duro senza cercare effimeri e illusori consensi o scorciatoie che avrebbero nel tempo snaturato il Partito, attraverso l’assorbimento di idee e posizioni estranee all’integrale e monolitica teoria marxista. E questo, nella consapevolezza, che Ivano ha sempre trasmesso, dell’importanza e del ruolo del Partito in quel processo storico, al termine del quale la rivoluzione comunista si rialzerà, tremenda e anonima, prodotto e risultante delle stesse contraddizioni di questo modo di produzione sempre più folle e infame, che vive nella misura in cui si nutre sempre più parassitariamente di pluslavoro e di distruzione sociale – a dispetto di quanti lo vedono (o si illudono di vederlo) come il migliore dei mondi possibili. Un modo di produzione e un sistema di rapporti sociali che non si possono riformare o migliorare stabilmente, inseguendo chimeriche politiche dei piccoli passi e dei compromessi interclassisti in nome della patria, sanciti sul piano degli accordi parlamentari o del diritto: in quanto, in fondo – come ricordava Engels – , il diritto alla rivoluzione è il solo vero diritto storico.

Che la lezione di vita e di militanza di Ivano, come quella di tutti i compagni che non sono più tra noi e che hanno tenuto alta la bandiera del marxismo nei momenti più bui anche a rischio della propria incolumità, possa essere di insegnamento e sprone per tutti noi, per i compagni più giovani e per le generazioni future di militanti.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

 

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