DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Il 2016 s'è chiuso, in tutto il mondo, all'insegna delle buffonate: referendarie, elettorali – in una parola, democratiche (e non c'è dubbio che il 2017 che si apre non farà che proseguire lungo la stessa strada). C'è stata la cosiddetta Brexit, benedetta da una consultazione popolare. C'è stata la proposta di sottoporre a referendum la continuazione o meno della vasta ma caotica mobilitazione di molti settori di lavoratori francesi contro la “Loi Travail”. C'è stato il grande baraccone elettorale statunitense, su cui ci siamo soffermati troppe volte, oggi e in passato, per tornarci su senza provare subito il voltastomaco. C'è stato il sublime referendum italiano sul “sì/no” alle cosiddette “modifiche costituzionali”. Ci sono stati altri esempi di “democrazia dall'alto”, pardon!, “dal basso”, in giro per il mondo – troppi per elencarli e... celebrarli tutti come si deve. Insomma, galoppa la democrazia!

Però, però... I “sinceri democratici” si svegliano sempre più, il mattino dopo, con il mal di testa dell'ubriacatura molesta: questa loro riverita democrazia, più o meno nata dalla Resistenza a seconda dei casi, li sta maltrattando a ogni piè sospinto. Guardate la Gran Bretagna: “abbandoniamo la UE”, gridano le urne; e il giorno dopo tutti a chiedersi: “Ma che cosa abbiamo fatto? Era proprio il caso di affidare decisioni così delicate all'opinione popolare?”. Oppure, negli USA: “votare per Clinton e per Trump?”. “Trump!”, è stato il responso democratico; poi, tutti a chiedersi “E adesso? che succederà mai”. Infine, l’Italietta: “vince il No! Renzi a casa!”, titolano più o meno i giornali di mezzo mondo, e così festeggiano nelle strade i gonzi iper-democratici; poi, nel giro di pochi giorni, ecco il bel “Gentiloni”, recitato – a scorno degli utili idioti la cui madre è sempre incinta – da Renzi-cloni... E, per ora, tanto basti.

In un godibile articolo pubblicato sull'autorevole Sole-24ore del 16/11/2016 (autorevole perché espressione della Confindustria e dunque del Capitale nazionale italiano), il povero Joseph Stiglitz, economista premio Nobel e opinionista di vaglia per tutto il mondo “sinceramente democratico”, leva alti lamenti post-elezioni USA, sulla miserevole situazione in cui versano tutti coloro che credono ancora nella democrazia. Scrive Stiglitz: “Se uno dice di sentirsi filosofico e distaccato dopo queste elezioni o sta mentendo oppure ha dei seri problemi. E’ un disastro su molteplici livelli e i danni si faranno sentire per decenni, se non per generazioni. E come tutti quelli che si sono schierati dalla mia parte di questo dibattito, provo un dolore travolgente… ho trascorso gran parte della giornata dopo il voto ad ascoltare musica, fare esercizio fisico, leggere un romanzo, sostanzialmente prendermi una vacanza mentale. E’ inevitabile sentirsi stanchi e frustrati dopo un rovescio del genere”.

“Poveretto, come soffre!”, commentiamo noi, rubando uno slogan pubblicitario famoso parecchi decenni fa. Tutte le illusioni, le romantiche convinzioni, s’infrangono come una barchetta di stuzzicadenti contro gli scogli duri e taglienti di… una consultazione democratica! E con lui soffrono i “sinceri democratici”, perché non vogliono (non possono) capire che la democrazia è il miglior involucro del dominio del Capitale – ma è sempre e solo un involucro. La sostanza che ci sta dentro è, per l'appunto, il dominio. Non solo: nel tempo, nel progredire della fase imperialista del capitale, quell'involucro s'è fatto via via sempre più rigido, corazzato, militarizzato. Dittatoriale. E obbediente a quelle che sono le necessità del Capitale. Ed è questa la realtà che tutti i “sinceri democratici” non possono e non vogliono riconoscere: altrimenti, che ci starebbero a fare? e soprattutto, che cosa potrebbero fare? Sempre “ascoltar musica, fare esercizio fisico, leggere un romanzo, sostanzialmente prendersi una vacanza mentale” (e perché no un po’ di yoga o di meditazione trascendentale?)? Sai che palle!

 

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