DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Aggiornamento sullo sciopero di un anno fa

Nel numero 4/2015 di questo giornale, scrivevamo, a proposito dello sciopero dei macchinisti e degli assistenti dei treni in Germania, che era difficile “trovare, negli ultimi dieci anni, un´agitazione in Germania che abbia provocato tanta attenzione pubblica e tante campagne borghesi di diffamazione“ 1. E salutavamo “con grande interesse e simpatia il fatto che un settore della classe lavoratrice tedesca sia diventato consapevole della propria forza, sia sceso in lotta per i propri interessi e grazie a ciò si sia guadagnato l’approvazione e l’appoggio di ampi settori della classe stessa: nonostante l’opera di aperta diffamazione condotta dal padronato e dallo Stato, dai media e dai politici, qualcosa viene finalmente contrapposto agli attacchi del capitale e allo stato d’animo di rassegnazione finora dominante“.

Nella nostra valutazione, ponevamo in primo piano il fatto che “gli scioperi hanno finito per estendere ad altre agitazioni una dinamica positiva“ e che i lavoratori „diventano più consapevoli della propria forza e potenzialità di lotta per imporre la difesa delle condizioni di vita e lavoro, nello scontro con il capitale“. Allo stesso tempo, mettevamo in guardia da ingannevoli illusioni sottolineando che sindacati categoriali come la Gewerkschaft Deutscher Lokomotivführer (GDL, che aveva organizzato lo sciopero) „non costituiscono una alternativa organizzativa reale ai sindacati della DGB [la centrale sindacale ufficiale], in vista di una preparazione a una ripresa classista“.

L´accordo fra la GDL e la Deutsche Bahn (DB, l’azienda ferroviaria) veniva infine siglato l’1 luglio 2015, e su questo punto vogliamo tornare oggi, a un anno di distanza, per approfondire ulteriormente le questioni relative a quella lotta, al suo esito e alle sue conseguenze su eventuali agitazioni in avvenire.

La GDL è scesa in campo allo scopo di stipulare un proprio contratto collettivo di lavoro in contrasto con la Eisenbahn- und Verkehrsgewerkschaft (EVG) (altro sindacato, assai filo-padronale), e in particolare per imporre una riduzione delle ore di lavoro e una limitazione tarriffaria degli straordinari, oltre che per un´aumento salariale. Inoltre, ha trattato per impedire l´applicazione del Tarifeinheitsgesetz (la legge sul contratto collettivo di lavoro) nell’azienda, imposto già nel 2015 dal governo, dal capitale e dalla maggioranza dei sindacati nella DGB, in base alla quale, in un´azienda, solo il sindacato con più iscritti può stipulare contratti collettivi di lavoro, con la conseguenza che i sindacati più piccoli sono nell’impossibilità di proclamare scioperi.

Nonostante la sua decisa agitazione, la GDL è riuscita a imporre solo molto parzialmente le sue richieste... 

L’1 luglio 2015, al personale viaggiante era attribuito un aumento salariale del 3.5%, con un altro 1.5% a partire dall’l maggio 2016: esattamente lo stesso aumento già ottenuto dall’EVG con il suo contratto collettivo di lavoro; per lo meno, è stato imposto che i manovratori vengano pagati come tutti i macchinisti. Le ore di lavoro saranno ridotte da 39 a 38 la settimana – ma a partire dall’1 gennaio 2018! D’altra parte, già durante l´agitazione la GDL si era via via allontanata dalla richiesta originaria di una riduzione di 2 ore. L’entità degli straordinari è stata limitata ufficialmente a 80 ore, con l’accordo che gli straordinari (ancora) esistenti vengano goduti come riposo compensativo: ma „offerte“ di lavoro straordinario „volontario“ possono ancora venire accettate – e così qui l’azienda si è assicurata una scappatoia!

Inoltre, la DB si è impegnata a non applicare il Tarifeinheitsgesetz (la legge sul contratto collettivo di lavoro) nell´azienda fino a fine 2020, permettendo, almeno formalmente, alla GDL di stipulare propri contratti collettivi di lavoro per tutti i suoi membri (ma allo stesso tempo l’azienda ha ancora una volta messo molto in chiaro che non ha alcun interesse a diversi contratti collettivi!).

... e il prezzo da pagare per così poco è alto

Mentre il contratto collettivo dura fino al 30 settembre 2016 (e quindi, in questo arco di tempo, resta in vigore la „pace sociale“, ossia il divieto di fare sciopero), la GDL ha de facto stipulato una moratoria che la impegna a „starsene tranquilla“ fino al 2020 e la costringe ad accettare una mediazione unilaterale, proclamata dal padronato. Poiché infatti, durante la mediazione, ogni sciopero è sospeso (appunto, „pace sociale“), per poter condurre un´agitazione la GDL dovrebbe per prima cosa rifiutare di accettare l´esito della mediazione: ma con ciò susciterebbe un grande problema di approvazione da parte della pubblica opinione (con conseguenze anche sulla sua capacità di mobilitazione). Non a caso, in particolare le confederazioni padronali richiedono l’introduzione legale dell’arbitrato obbligatorio. Quindi, un´altra decisa agitazione condotta dalla GDL è del tutto improbabile, prima del 2020.

Conclusione

Sono proprio gli scioperi, la combattività dei lavoratori, il loro diventare „consapevoli“ della propria forza le esperienze importanti che la nostra classe ha potuto fare nella lotta. E anche fuori dell´azienda, la lotta ha avuto una grande risonanza e ha suscitato dibattiti e un´ampia solidarietà all´interno della classe operaia.

Tuttavia, quest´agitazione mostra una volta di più (e anche questa è un´esperienza importante) il ruolo dei sindacati filogovernativi, da quelli inseriti nel DGB ai sindacati categoriali (che sono in parte più combattivi). Le richieste possono essere imposte qualche volta di più e qualche volta di meno, a seconda dei rapporti di forza. I sindacati di regime si distinguono in particolare per il fatto che „pacificano“ le lotte fin dall´inizio o rinunciano volontariamente ad applicare il mezzo di lotta più importante – lo sciopero – , accettando d’indossare una... museruola, proprio come ha fatto la GDL.

La possibilità di “pacificare” l’agitazione non è dispesa dalla „maldestra abilità nel trattare“ da parte della GDL, come è stato affermato in qualche volantino – un´idea molta ingenua! E’ dipesa invece dall´orientamento generale della GDL in quanto sindacato filogovernativo. Il suo obiettivo non è stato quello di organizzare un settore della classe intorno a questioni di difesa economica, di accrescere la combattività e la forza nel corso della lotta, di imporre il massimo possibile contro il capitale, e tanto meno di mettere in discussione il rapporto salariale: al contrario, al primo posto per la GDL stanno l´interesse proprio e il tentativo, in quanto partecipante ai negoziati, di far da ruffiano con lo Stato e il Capitale. Verso l'esterno, la GDL si è presentata come una rappresentante degli interessi di tutti coloro che sono digustati della complicità evidente dell´EVG: insomma, come un „avvocato“ dei ferrovieri combattivi e sicuri di sé, che ha ottenuto qualche briciola in più e forse addirittura costretto il conglomerato DB-EVG a concedere qualche ritocco alla scala salariale, attribuendosene il merito. Ma alla fine ha agito come un sindacato filogovernativo, assumendosi in pieno il ruolo assegnato: disciplinare e integrare i lavoratori più combattivi e pacificare le lotte per i prossimi cinque anni.

Scrivevamo nell’articolo di un anno fa: „Per questo, il proletariato dovrà darsi nuovi organismi di difesa a lungo termine, indipendenti dai sindacati tradizionali di regime – organismi che non possono essere creati in maniera artificiale, ma possono solo essere il risultato di lotte reali e di una generalizzata ripresa classista contro il capitale. E il cammino in questa direzione è ancora lungo“. Compito di noi comunisti sarà di accompagnare le lotte lungo questo cammino, con l´obiettivo, in prospettiva, di indirizzarle e, se possibile, mettersi alla loro testa. Ma proprio per questo più che mai urgente è il radicamento mondiale del partito rivoluzionario, del nostro partito.

1 “Dalla Germania. I ferrovieri tedeschi azionano il freno di emergenza (a proposito di una recente agitazione)”, Il programma comunista, n.4/2015.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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