DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.


 

Il Partito comunista sostiene in questo momento, nella difficile situazione in cui si trova il proletariato italiano, la necessità della «unità proletaria» e la proposta del «fronte unico» proletario per l'azione contro l'offensiva economica e politica della classe padronale.

Questo atteggiamento, perfettamente coerente coi principi e coi metodi del partito e della Internazionale Comunista, non viene però sempre chiaramente inteso da tutti e neppure da tutti i militanti del partito e gli si dà talvolta un valore diverso da quello vero, deformandolo in modo da venire in urto con tutto l'armonico insieme della tattica del nostro Partito.

Per bene intendere la questione senza cadere in semplicistiche e dannose interpretazioni e attitudini, basta rifarsi ai fondamenti del nostro concetto e del nostro metodo di azione proletaria.

Il comunismo rivoluzionario si basa sull'unità della lotta d'emancipazione di tutti gli sfruttati e nello stesso tempo sull'organizzazione ben definita in partito politico di quella "parte" di lavoratori che hanno migliore coscienza delle condizioni della lotta e maggiore decisione di lottare per la sua ultima finalità rivoluzionaria, costituendo quindi l'avanguardia della classe operaia.

Dimostrerebbe di nulla avere inteso del programma nostro chi trovasse una contraddizione tra l'invocazione all'unione di tutti i lavoratori e il fatto di staccare una parte di essi dagli altri, organizzandoli in partito con metodi che differiscono da tutti quelli degli altri partiti, ed anche di quelli che si richiamano al proletariato e si dicono rivoluzionari, poiché in verità quei due concerti non hanno che la stessissima origine.

Le prime lotte che i lavoratori conducono contro la classe borghese dominante, sono lotte di gruppi più o meno numerosi per finalità parziali ed immediate.

Il Comunismo proclama la necessità di unificare queste lotte, nel loro sviluppo, in modo da dare ad esse un obiettivo e un metodo comune, e parla per questo di unità al di sopra della singole categorie professionali, al di sopra delle situazioni locali, delle frontiere nazionali o di razza. Questa unità non è una somma materiale d'individui, ma si consegue attraverso uno spostamento dell'indirizzo dell'azione di tutti gli individui e gruppi, quando questi sentono di costituire una classe, ossia di avere uno scopo ed un programma comune.

Se dunque nel partito vi è solo una parte di lavoratori, di diverso mestiere, di diverse località e nazionalità, vi partecipa sullo stesso piano, con le stesse finalità e la stessa regola di organizzazione.

Un'unione formale federativa, di sindacati di categoria, o magari un'alleanza di partiti politici del proletariato, pur avendo maggiori effettivi di quelli del partito di classe, non raggiunge il postulato fondamentale della unione di tutti i lavoratori, perché non ha coesione e unicità di scopi e metodi.

Tuttavia i comunisti affermano che la organizzazione sindacale, primo stadio della coscienza e della pratica associativa degli operai, che li pone contro i padroni, sia pure localmente e parzialmente, appunto perché soltanto uno stadio ulteriore di coscienza e di organizzazione delle masse le può condurre sul terreno della lotta centrale contro il regime presente, appunto in ragione del fatto che raccoglie gli operai per la loro comune condizione di sfruttamento economico, e col loro riavvicinamento a quelli di altre località e categorie sindacali, li avvia a formarsi la coscienza di classe; la organizzazione sindacale deve essere unica, è assurdo scinderla sulla base di diverse concezioni del programma di azione generale proletario. È assurdo chiedere al lavoratore che si organizza per la difesa dei suoi interessi quale sia la sua visione generale della lotta proletaria, quale sia la sua opinione politica; egli può non averne nessuna o una errata, ciò non lo rende incompatibile con l'azione del sindacato, da cui trarrà gli elementi del suo ulteriore orientamento. Per questo i comunisti, come sono contro alla scissione dei sindacati, quando la maggioranza degli aderenti o la furberia dei capi opportunisti dà loro una direttiva poco rivoluzionaria; così lavorano per l'unificazione delle organizzazioni sindacali oggi divise e tendono ad avere in ogni paese una unica centrale sindacale nazionale.

Qualunque possa essere l'influenza dei capi opportunisti, la unità sindacale è un coefficiente favorevole alla diffusione della ideologia e della organizzazione rivoluzionaria politica, ed il partito di classe fa nel seno del sindacato unico il suo migliore reclutamento e la migliore campagna contro i metodi errati di lotta che da altre parti si prospettano al proletariato.

I comunisti italiani sostengono l'unità proletaria, perché sono convinti che nel seno di un unico organismo sindacale si farà con maggior rapidità e successo il lavoro d'orientamento del proletariato verso il programma politico dell'Internazionale Comunista.

Mentre sullo stesso piano della Internazionale Sindacale Rossa i comunisti italiani lavorano per l'unificazione degli organismi sindacali del proletariato italiano, essi sostengono altrettanto energicamente, anche prima di raggiungere questa unità organizzativa a cui non poche difficoltà si frappongono, la necessità dell'azione d'insieme di tutto il proletariato, oggi che i suoi problemi parziali economici dinanzi all'offensiva dei padroni si fondono in uno solo: in quello della comune difesa.

Ancora una volta i comunisti sono convinti che mostrando alle masse che unico è il postulato ed unica deve essere la tattica per poter fronteggiare la minacciata riduzione dei salari, la disoccupazione e tutte le altre manifestazioni di offensiva anti-operaia, si renderà più agevole il compito di dimostrare che il proletariato deve avere un programma unico di offensiva rivoluzionaria contro il regime capitalistico, e che questo programma è quello tracciato dalla Internazionale Comunista: lotta condotta dal partito politico di classe contro lo Stato borghese, per la dittatura del proletariato.

Dal "fronte unico" del proletariato sindacalmente organizzato contro l'offensiva borghese sorgerà il fronte unico del proletariato sul programma politico del Partito Comunista, dimostrandosi nell'azione e nell'incessante critica di esso insufficiente ogni altro programma.

Unità sindacale e fronte unico proletario contro l'offensiva attuale della borghesia sono tappe che il proletariato deve percorrere per il suo allenamento a lottare secondo gli insegnamenti della storia sulla via dall'avanguardia comunista tracciata.

Unità sindacale e fronte unico proletario il Partito Comunista li sostiene appunto per far trionfare il suo programma ben differenziato da tutti gli altri che vengono prospettati al proletariato, per mettere in evidenza maggiore la sua critica ai tradimenti della socialdemocrazia ed anche agli errori sindacalisti ed anarchici.

Grossolano equivoco è scambiare la formula dell'unificazione sindacale e del fronte unico con quelle di un blocco di partiti proletari, sostenendo la direzione dell'azione delle masse, in casi contingenti o in movimenti generali, da parte di comitati sorti da un compromesso tra vari partiti e correnti politiche, e immaginare che esse comportino una tregua da parte dei comunisti alla rampogna contro i socialdemocratici ed alla critica d'ogni altro metodo d'azione che faccia smarrire al proletariato la chiara visione del processo rivoluzionario.

Sarebbe ridicolo per i comunisti nostrani – come per tanto tempo si è fatto da ogni lato e con danno enorme per la preparazione rivoluzionaria del proletariato – correre ad ogni piccola o grande occasione a fare omaggio a qualcosa, a qualche organismo, a qualche atteggiamento, a qualche finalità che, con la ultrafilistea frase, si pone "al di sopra dei partiti".

I comunisti non "nascondono" mai il loro partito, la loro milizia politica, la loro disciplina inviolabile. Queste non sono cose di cui essi debbano arrossire, in nessun caso; poiché non le ha dettate l'interesse personale o una mania di omertà politica, ma solo il bene della causa proletaria; poiché non sono una concessione fatta ad esigenze poco confessabili di "divisione" del proletariato, e sono invece, all'opposto, il contenuto stesso dell'opera di unificazione del proletariato nel suo sforzo di emancipazione. Unità sindacale e fronte unico sono il logico sviluppo e non una forma coperta di pentimento dell'opera dei comunisti italiani nel costituire e nel rafforzare l'arma della lotta rivoluzionaria, il loro partito, severamente definito e delimitato nella dottrina, nei metodi, nella disciplina organizzativa volti nell'interesse dell'unificazione rivoluzionaria della lotta del proletariato contro tutte le deviazioni e tutti gli errori.

da Il Comunista, 28 ottobre 1921)

 

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