DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Come ormai si sa, la “Loi Travail”, presentata dal governo francese a marzo, è del tutto simile al nostro “Jobs Act”, a ulteriore dimostrazione, non che “tutto il mondo è paese”, ma che le strategie di attacco della classe dominante al proletariato, mentre la crisi economica non accenna certo ad attenuarsi, sono le medesime, perché medesimi sono gli interessi capitalistici da difendere; medesima è poi anche la prassi attraverso cui lo Stato impone queste misure: esecutivi sempre più forti che, alla faccia della tanto decantata democrazia!, scavalcano bellamente ogni gioco parlamentare – del che noi certo non ci meravigliamo, vedendo in questa prassi l’agire aperto della dittatura borghese! Negli ultimi mesi, la situazione sociale francese si è scaldata, sia pure con alti e bassi, e mobilitazioni e manifestazioni si sono ripetute in molte città, con scontri anche violenti con gli apparati repressivi dello Stato, che hanno potuto contare sull’appoggio attivo – come pompieri e poliziotti – di sindacati e formazioni di sinistra. Riceviamo dalla Francia e pubblichiamo questa breve nota sull’argomento, riservandoci di tornarci sopra in futuro.

Quasi ogni giorno ci sono manifestazioni e scioperi di 24 ore due volte la settimana. Per lo più finiscono con violenze poliziesche molto dure: gli sbirri sparano pallottole di gomma e mettono in campo i nuovi blindati da 20 tonnellate. Il governo ha avvertito: se la situazione dovesse degenerare, si passerà ad altri metodi. I giovani vogliono scontrarsi con gli sbirri e gli scontri sono estremamente violenti. La CGT e il PCF si mostrano sempre più con il loro vero volto, e ciò non va deplorato! A Marsiglia, il 12 maggio, il servizio d’ordine della CGT chiamava apertamente gli sbirri alla repressione: “tirate fuori dai camion i vostri manganelli!”, “tirate fuori i manici di piccone!”, “tirate fuori i bastoni!”. Cadano tutte le illusioni relative a tutti i partiti di governo! Il corteo s’è presto diviso in due tronconi, da una parte la CGT, dall’altra il resto del corteo – il che ha fatto dire a numerosi manifestanti: “A picchiare non c’è solo la brigata anti-crimine, c’è anche la CGT!”.

A Parigi, l’11 maggio, in vista della manifestazione del giorno dopo, è uscito un comunicato della prefettura di polizia che diceva: “D’accordo con gli organizzatori, s’è deciso di posizionare parte delle forze dell’ordine a monte del corteo. Le persone che desiderano partecipare alla manifestazione sono invitate a schierarsi dietro gli organizzatori, che apriranno il corteo, in modo da permettere il lavoro delle forze dell’ordine in caso di necessità, per isolare eventuali ‘teppisti’ [casseurs]. Per tutto il corso della marcia, un legame stretto sarà conservato fra le forze dell’ordine e il servizio d’ordine degli organizzatori”.

Organizzazioni come il Nouveau Parti Anticapitaliste e altre spiegano che “la violenza proviene solo dalla polizia”, come se violenza e rabbia non potessero venire dagli stessi sfruttati: ma, si sa, così vuole il lamentoso pacifismo, che riconosce in questo modo modo allo Stato il monopolio della violenza, non facendo nulla perché il proletariato si organizzi per rispondere alla violenza dello Stato! A questo proposito, è il caso di ricordare qual era la posizione del PCd’I nel 1921-22. Scrivevamo in “Partito e azione di classe” (1921): “Nessuno che sia comunista può affacciare pregiudiziali contro l'impiego dell'azione armata, delle rappresaglie, anche del terrore, e negare che il partito comunista debba essere il diretto gerente di queste forme di azione che esigono disciplina ed organizzazione. Così pure è bambinesca quella concezione secondo la quale l'uso della violenza e le azioni armate sono riservate alla ‘grande giornata’ in cui sarà sferrata la lotta suprema per la conquista del potere. E' nella realtà dello sviluppo rivoluzionario che urti sanguinosi tra il proletariato e la borghesia avvengano prima della lotta finale, non solo nel senso che potrà trattarsi di tentativi proletari non coronati dal successo, ma nel senso di inevitabili scontri parziali e transitori tra gruppi di proletari spinti ad insorgere e le forze della difesa borghese, ed anche tra manipoli delle ‘guardie bianche’ [le bande illegali del fascismo nascente] borghesi e lavoratori da esse attaccati e provocati. Né è giusto dire che i partiti comunisti debbano sconfessare tali azioni e riservare ogni sforzo per un certo momento finale, poiché per ogni lotta è necessario un allenamento ed un periodo di istruzione, e la capacità rivoluzionaria di inquadramento del partito deve cominciare a formarsi e a saggiarsi in queste preliminari azioni”.

Più volte, allora e in seguito, abbiamo ricordato che sarà inevitabile che, nelle fasi di grave crisi sociale, si moltiplichino gli episodi di violenza da parte sia dei proletari sfruttati sia di elementi sradicati delle mezzi classi, che cercheranno lo scontro con le “forze dell’ordine”. Compito del partito non sarà certo quello di prendere le distanze da queste manifestazioni, ma invece di inquadrarle e dirigerle in una prospettiva politica rivoluzionaria.

Quanto ai sindacati, sono diventati non solo delle strutture dello Stato borghese, ma degli ausiliari di polizia, come successe già nel 1978 durante le manifestazioni dei siderurgici, quando il servizio d’ordine della CGT si dava da fare per aiutare i CRS [celerini] caduti a terra, perché riprendessero il loro lavoro sporco! Perfino Victor Hugo rispondeva al governo Thiers, che definiva i comunardi “feccia”, dicendo: “Feccia? Bene, io ne faccio parte!”. Al termine del corteo dell’11 maggio, la CGT ha aggredito una manifestazione “selvaggia” [sfuggita di mano] con grosse bombe lacrimogene e a colpi di manganello, come se tutto ciò fosse stato preordinato. Dire, come fanno i “gauchistes”, che la CGT deve sciogliere il suo servizio d’ordine è come chiedere allo Stato – vero e proprio randello – di sciogliersi!

Per concludere, si può affermare che le mobilitazioni che si ripetono quasi quotidianamente, in queste settimane, in Francia sono ancora fin troppo poco decise e violente, frutto piuttosto della confusione e della disperazione. Ben altra violenza, organizzata e diretta, sarà necessaria per abbattere la dittatura borghese.

 

Partito comunista internazionale

                                              (il programma comunista)

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