DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Sono anni ormai che la precarietà generale si è fatta di casa, per il proletariato, che vive dentro una tranquilla bolla di illusioni, nella speranza che il panorama, “un giorno o l’altro”, cambi. I dati di quest’ultimo anno in Italia (marzo 2014-marzo 2015), riguardanti occupazione, disoccupazione e inattività della forza lavoro, a quanto riferiscono gli esperti del Sole 24 ore e le statistiche Flash dell’Istat, ce lo confermano: “non sono molto buoni, ma… presto tutto cambierà in meglio”. Traduciamo: i senza riserve non hanno scampo, si sprofonda nella miseria.

L’occupazione in valore assoluto è di 22 milioni 195mila, con diminuzione di 70 mila nell’anno e di 59mila nel mese (-0,3%). I maschi occupati: 12 milioni 906mila; le donne occupate: 9 milioni 289mila. Il tasso di occupazione maschile (15-64 anni): 64,5%; il tasso di occupazione femminile (15-64 anni): 46,7; il tasso di occupazione totale (15-64 anni): 55,5%.

Il tasso di disoccupazione generale è al 13,0% annuo (il massimo nel periodo, a novembre, è stato del 13,2%). Il totale dei disoccupati tocca adesso la quota di 3 milioni 302mila persone (+52mila rispetto a febbraio scorso e +138 mila nell’anno, di cui 107 mila donne e 31 mila uomini). I maschi disoccupati: 1 milione 751mila; le donne disoccupate: 1 milione 551 mila. Il tasso di disoccupazione maschile: 11,9%; il tasso di disoccupazione femminile: 14,3%.

Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) nello stesso periodo (marzo 2014-marzo 2015) è del 43,1%. Gli occupati giovanili ammontano a 863mila (tasso di occupazione=14,5%); i disoccupati giovanili sono 655mila (il tasso di disoccupazione=43,1%, risultante dal rapporto percentuale dei disoccupati sul totale, cioè occupati+disoccupati: 655/655+863). In termini assoluti, i giovani occupati sono diminuiti di 50mila, i giovani disoccupati di 49mila.

Ci sono poi gli inattivi adulti: vale a dire, le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione. Nel corso dell’anno, sono diminuiti di 140 mila, di cui 128 mila donne e 12 mila uomini. In totale, i maschi inattivi (15-64 anni) sono 5 milioni 152mila (26,5%), le donne inattive (15-64 anni) 8 milioni 920mila (45,4%); il tasso totale degli inattivi (15-64 anni) si mantiene stabile al 36%. I giovani inattivi sono 4 milioni 431mila (il tasso di inattività=74,5%); nell’anno, gli inattivi sono aumentati di 66 mila. L’incidenza dei disoccupati sulla popolazione giovanile totale (occupati, disoccupati, inattivi: 655/655+863+4.431) è 11,0% (cioè poco più di un giovane su 10 è disoccupato)..

Le cifre parlano chiaro: c’è poco da sperare…

 

Dizionarietto

Forze di lavoro: comprendono le persone occupate e quelle disoccupate.

Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che, nella settimana di riferimento, a) hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura, b) hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente, c) sono assenti dal lavoro (per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi. Per occupati, s’intendono i dipendenti a tempo determinato o indeterminato legati all’impresa da forme contrattuali che prevedono il vincolo di dipendenza. Sono considerati occupati anche i proprietari gestori (imprenditori individuali) e i soci che svolgono attività regolare nell’impresa e che percepiscono un compenso per l’attività svolta diverso da quello di partecipazione agli organi amministrativi. Non sono conteggiati come occupati gli apprendisti con contratto di apprendistato e le persone con contratto di formazione o con contratto di inserimento, i dipendenti in cassa integrazione straordinaria e le donne in congedo di maternità.

Disoccupati: comprendono le persone non occupate tra i 15 e i 75 anni o che: a) hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca del lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive, b) inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma entro le due settimane successive), qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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