DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Conferenza pubblica a Milano. In data 21 marzo, presso lo Spazio “Ligera”, si è tenuto un incontro pubblico ben partecipato, dal titolo “Maturano le condizioni della guerra imperialista?”. La domanda, volutamente retorica, è servita per spiegare che in realtà la guerra è uno stato permanente del modo di produzione capitalistico. Così, si è ricordato che il capitalismo “inventa la nazione” con una funzione economica e ideologica, genera gli stati nazionali in perenne concorrenza tra loro, ma uniti nello sfruttamento del proletariato. Il suo sviluppo ineguale, non uniforme, il suo alternare cicli espansivi a crisi di sovrapproduzione, sono i fondamenti dell’instabilità e del permanere dello stato di guerra, propri di questo modo di produzione. Alla violenza distruttiva del capitalismo, si è ribadito, il proletariato può opporsi solo se riacquista la propria autonomia di classe: solo se alle sirene “metafisiche” del pacifismo, della democrazia, della patria oppone il disfattismo rivoluzionario, antimilitarista ma non pacifista. Il proletariato è classe autonoma solo se esprime dal suo seno il partito rivoluzionario; altrimenti, è nulla, carne da macello per il capitale. Compito dei rivoluzionari in questa fase storica, è quindi lo studio approfondito degli eventi, la partecipazione alle lotte a stretto contatto con la classe, il lavoro per rinsaldare e radicare nella classe, a livello internazionale, l’organizzazione politica, il partito. Non siamo ancora al fondo della crisi, non siamo ancora giunti al conflitto tra imperialismi, non siamo ancora alla vigilia della terza guerra mondiale. Questa si manifesterà quando si accelererà il riarmo, quando s’intensificherà la corsa agli armamenti; per ora, siamo a un posizionamento: le condizioni stanno maturando e mostrano qua e là le prime significative accelerazioni. Ma la nostra classe è ancora passiva, non è ancora un soggetto attivo: moti squisitamente proletari come quelli scoppiati negli anni scorsi in Tunisia ed Egitto sono stati poi incanalati verso obiettivi nazionalistici e piccolo-borghesi (le cosiddette “primavere arabe”). La necessità del partito rivoluzionario si fa sentire ovunque in maniera drammatica.

In risposta a domande dal pubblico, è stato possibile richiamare, al termine della conferenza, il periodo della guerra fredda e le ragioni materiali che hanno portato al crollo di quella che veniva chiamata, impropriamente, Unione Sovietica e allo sgretolarsi dell’area dei Balcani. Altre questioni sollevate hanno poi permesso di definire meglio il concetto di autonomia politica, facendo riferimento a episodi storici accaduti, quali gli scioperi in Italia nel 1943, per il pane e la pace, ben diversi nella loro sostanza proletaria da quelli “resistenziali” e “antifascisti” del ’44. Infine, si è brevemente parlato della rivolta proletaria di Berlino del 1953 e dell’insurrezione di Budapest del 1956; in particolare, è stato ricordato, la valutazione degli accadimenti ungheresi non può ridursi a una presa di posizione a favore di questa o quella delle due forze armate che si scontrarono: se la nostra simpatia andava ai rivoltosi contro le forze dell’ordine ungheresi e russe, al tempo stesso non ci illudevamo sull’autonomia di classe di quel movimento, che, nella misura in cui rivendicava la liberazione e l’indipendenza dell’Ungheria, mostrava tutti i propri limiti interclassisti.

Del successivo incontro pubblico, intitolato “Natura e funzione del partito comunista” e tenutosi il 9 maggio u.s. nella nostra sede di Milano, daremo conto nel prossimo numero di questo giornale.

Riunione Interregionale del Centro-Sud. Il 26/4 u.s., s’è tenuta la consueta Riunione Interregionale del Centro-Sud. Dopo un giro informativo dalle varie sezioni e compagni, sulle situazioni locali e sul lavoro interno ed esterno sviluppato negli ultimi mesi, seguito da un’indicazione di massima del lavoro da svolgere e dall’approfondimento di alcune questioni trattate dalla nostra stampa e da un breve rapporto centrale relativo allo stadio finale del lungo lavoro preparatorio al V volume della nostra Storia della Sinistra Comunista e ai contatti internazionali, si è passati al rapporto politico, incentrato sul tema del “Disfattismo rivoluzionario”. E’, questo, un lavoro in corso da tempo, in parte già trattato durante l’ultima Riunione Generale di partito, a fine ottobre 2014, e da riprendere e approfondire in tutti i suoi aspetti. Quello del “disfattismo rivoluzionario” è infatti un aspetto centrale nella strategia di preparazione rivoluzionaria orientata alla presa del potere e all’instaurazione della dittatura proletaria, ma si articola in fasi e dinamiche diverse e particolari – tutte comunque dirette a restituire, nelle lotte dell’oggi come nell’“assalto al cielo” di domani, un’autentica autonomia di classe del proletariato, grazie all’intervento diretto e costante del partito rivoluzionario a contatto con la classe stessa. Il tema sarà quindi oggetto di ulteriori trattazioni, anche sulla nostra stampa. La Riunione s’è conclusa con una consistente sottoscrizione, necessaria per affrontare le spese per la pubblicazione del V volume della Storia della sinistra comunista.

Spazi sociali a Benevento. A seguito delle pretese del Comune di Benevento nei confronti del centro sociale Asilo Lap31, ammontanti a 60,000 euro (cfr. “Vita di partito”, il programma comunista, n.2/2015), si è verificata una pronta mobilitazione nel quartiere “Libertà”, dove è attivo il suddetto centro sociale. A una prima assemblea hanno partecipato numerose associazioni e centri che utilizzano strutture del Comune: molti i giovani presenti e gli organismi di lotta, quali il “comitato di lotta per la casa”, il “ comitato di lotta per migliori condizioni di vita e di lavoro”, oltre a comitati e altri giovani giunti in segno di solidarietà da Caserta e dalla Valle Caudina, numerosi i disoccupati e qualche immigrato.Il risultato più significativo dell’assemblea è stato la proposta dell'unificazione ed estensione della lotta. Non è mancato, da parte di compagni di vecchia data, l'appello rivolto al mondo del volontariato (che funziona sempre come supplente alle manchevolezze del sistema capitalistico) perché si trasformi almeno in organo di critica alle istituzioni, aderendo alla dura lotta a sostegno delle esigenze dei lavoratori e dei giovani.Nel corso dell'assemblea s’è poi decisa una manifestazione con corteo dal centro sociale alla sede del Comune, manifestazione che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di persone, con cartelli e slogan, in particolare contro il governo e contro questo sistema che provoca divisione e abbrutimento dei rapporti sociali.Al Comune, ha avuto poi luogo un incontro con il sindaco: a quanto è stato riferito, le pretese si sarebbero ridimensionate, con l'impegno (?) a rivedere la “vertenza” “in modo soddisfacente” (per tutti?). Ovviamente, non è il caso di giurare sui buoni risultati, anche perché in periodi pre-elettorali lo… spergiuro è la norma (un vecchio compagno ha proposto che il vecchio detto “Promesse da marinaio” fosse cambiato in “Promesse da candidato”). D'altronde, le “promesse”, se mantenute, sono solo il frutto di una lotta unitaria.

E così, dopo le promesse, la volontà di lotta non è diminuita: il 1° Maggio si è tenuto nel quartiere “Libertà” un presidio con la parola d'ordine “1° Maggio di lotta e non di festa”, durante il quale i nostri compagni hanno allestito un banchetto con la nostra stampa e hanno diffuso un volantino. Significativi sono stati i contatti e le discussioni con gli abitanti del rione. In particolare, un proletario, con pochi “tratti di carboncino” ha schizzato un ritratto dei sindacati attuali: segnatamente, della CGIL che, schifato, dopo 40 anni di militanza, ha lasciato. Non erano molte le critiche che rivolgeva al sindacato: ai personaggi noti, “solo” quella di pensare ai propri personali interessi; al sindacato, “solo” di essere organismo del padronato e del governo, quindi “controparte” dei lavoratori. E’ poi bastato un altro tratto di carboncino, e il ritratto è venuto fuori in tutta la sua bellezza: il sindacato è apparso quale nemico, schierato in prima fila a sostegno della patria e dell'economia del paese dei padroni. C'è chi, quando sente la parola “patria”, starnutisce o gli viene l'orticaria…I lavoratori che guardano lontano hanno sempre evitato di coltivare “patrie”, per via di un'allergia pericolosa per tutto ciò che porta alla guerra e ai massacri di lavoratori. Il 1° Maggio, giornata internazionale di lotta dei lavoratori, è stato dunque ricordato che i proletari non hanno patria.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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