DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Al presidio del 19 maggio, i facchini SDA di Roma, scesi in sciopero organizzati dal sindacato Si.Cobas, contro i licenziamenti e in solidarietà con i lavoratori di Bologna, hanno subito un duro attacco da parte di una ventina di crumiri armati di spranghe, decisi a forzare il blocco dei cancelli. Quattro lavoratori sono rimasti feriti. Secondo le grandi centrali sindacali Cgil, Cisl, Uil (trasporti), che hanno sostenuto e organizzato l’opera di crumiraggio armato, alla base della vicenda sarebbe stata “l’esasperazione della lotta portata avanti da un piccolo sindacato insignificante” (così nel comunicato emesso in seguito!).

Si tratta di una vera e propria provocazione contro i lavoratori e a sostegno dei padroni. La situazione disperata è quella che i facchini da anni stanno vivendo, e certo non quella che essi causano lottando per difendere le condizioni di vita e di lavoro proprie e delle loro famiglie. In piena concordia, dunque, sindacati di regime e sbirri, poliziotti e crumiri, si sono impegnati a “gestire” lo scontro di classe. I lavoratori sanno da sempre che “alla solidarietà dei compagni in lotta si risponde con la solidarietà di lotta”, che alla divisione cui sono costretti dallo Stato e dai padroni si risponde solo e unicamente con l’unità delle forze. Le aggressioni contro i lavoratori non sono nuove e non si arresteranno, perché sempre più miserabili si fanno le condizioni di vita, sempre più pesanti diventano i licenziamenti, e quindi sempre più necessarie dovranno diventare le lotte a oltranza. La disoccupazione, la precarietà, la flessibilità, la miseria si generalizzeranno e non resterà altro, per sopravvivere, che lottare. Le attuali corporazioni che hanno nome Cgil, Cisl, Uil da tempo non sono più organizzazioni di difesa dei lavoratori (lo si comprende sempre meglio, nei fatti!), ma strutture portanti dello Stato, subordinate a esso: sono già quel “sindacato unico” che il governo mira a far risorgere, il sindacato della classe dominante. D’altronde, un’unica corporazione sindacale o molteplici corporazioni non fanno la differenza, se hanno la stessa finalità, quella dello sfruttamento della classe operaia: unitarie o trinitarie, di categoria, di reparto o di officina, finché sono unità produttive che servono, nei modi più diversi, a estorcere il profitto sono istituzioni nemiche, disposte a firmare ogni miserabile accordo, ogni contratto, purché siano salve l’economia nazionale, la proprietà dei mezzi di produzione, delle materie prime e delle merci, e soprattutto sia libera d’essere sfiancata e sfruttata la classe operaia, per ottenere quel profitto di cui Stato e padronato hanno estremamente bisogno.

Concertazione dopo concertazione, da anni le lotte sono state svendute e con esse la stessa unità dei lavoratori. I lavoratori sanno per esperienza che non ci sono, non possono esserci, “diritti e dignità” in una società di sfruttatori, così come intuiscono che in una società in cui sia cessato per sempre lo sfruttamento non si ha bisogno di proteggersi con “diritti e dignità”, parole vuote e senza senso. Sette anni di crisi di sovrapproduzione hanno accresciuto la miseria e la disoccupazione, ridotto e bloccato i salari, tagliate le pensioni: gli scioperi sono stati completamenti negati o trasformati in passeggiate farsa.

Quanto accaduto a Roma conferma che siamo di fronte alla necessità di lotte sempre più estese e che Stato e padroni sono pronti alla più dura repressione: l’organizzazione, gli obiettivi, i metodi di lotta, la loro generalizzazione, la loro estensione nel tempo e nello spazio, devono essere messi al centro di una mobilitazione collettiva di difesa e di attacco.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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