DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Con scarponi chiodati, la crisi economica prosegue la sua marcia, schiacciando milioni di vite proletarie ovunque nel mondo. E' una crisi di sovrapproduzione di merci e capitali, una crisi strutturale, cioè connaturata al modo di produzione capitalistico. Non è un'anomalia o una patologia dovute a “cattiva gestione”, a “oscuri complotti”, all'“egoismo” di singoli o istituzioni, come da più parti vogliono farci intendere: è la norma, la fisiologia stessa del capitalismo, che ha come propria legge ferrea quella di produrre sempre di più con l'obiettivo di accumulare senza sosta profitti, rendite, interessi.

 

A questa crisi strutturale, la classe dominante di tutti i paesi reagisce nell'unica maniera che le è nota: torchiando sempre più i proletari e creando (non per volontà o cattiveria, ma per le leggi stesse del modo di produzione capitalistico) le premesse di un nuovo macello mondiale che distrugga quanto si è prodotto in eccesso e la stessa sovrappopolazione proletaria (non si dimentichi: Prima guerra mondiale, almeno 17 milioni di morti; Seconda guerra mondiale, almeno 71 milioni di morti). Da questo “bagno di sangue rigeneratore”, il modo di produzione capitalistico uscirà imponendo poi alle nuove generazioni un ulteriore immenso sforzo produttivo, come è già successo nel primo e nel secondo dopoguerra. Fino a che... il ciclo riprende.

Il proletariato non ha subito passivamente lo sfruttamento nel corso delle crisi susseguitesi negli ultimi quarant'anni – da quando cioè il ciclo espansivo dell'economia mondiale s'è inceppato. Soprattutto nei cosiddetti “paesi periferici”, giunti di recente alla piena maturità capitalistica, i proletari si sono battuti contro l'attacco portato alle loro condizioni di vita e lavoro (Egitto, Tunisia, Estremo Oriente, Cina), anche se le loro lotte sono state presto bloccate e incanalate verso miserabili rivendicazioni democratiche e piccolo-borghesi, nazionaliste e religiose. Nel cosiddetto “Occidente avanzato”, i proletari hanno invece faticato (faticano ancora) a scrollarsi di dosso le camicie di forza delle illusioni e delle promesse sparse a piene mani da tutti i partiti dell'arco costituzionale, in guerra come in pace, nel corso degli ottant'anni della più lunga epoca di violenza che il movimento operaio e comunista abbia subito; illusioni e promesse accompagnate da briciole ben materiali – sempre, comunque, strappate con la lotta e non generosamente donate e destinate a scomparire via via che le crisi si susseguivano.

Ma, loro malgrado, quegli scarponi chiodati stanno sbriciolando anche questi muri, eretti intorno ai proletari per tenerli in gabbia e obbligarli a piegare il groppone senza lamentarsi troppo. Negli ultimi mesi, sull'onda anche di lotte condotte con generosità, e purtroppo nell'isolamento, da lavoratori immigrati nei vari paesi (proletari puri, che non hanno nulla da perdere se non le loro catene), abbiamo assistito – e seguito con interesse e attenzione, ove possibile facendo sentire la nostra voce – a piccoli segnali di risveglio, in Italia come in Francia, Gran Bretagna, Spagna, negli stessi Stati Uniti e nella stessa Germania. Piccoli segnali, ripetiamo: ma dimostrazione concreta, materiale, che non è possibile subire e accettare in eterno – che la pressione, giunta al livello di guardia, non può far altro che produrre l'esplosione.

Al pericolo di quest'esplosione, la classe dominante si prepara da tempo. Lo fa con le armi (ideologiche, politiche, religiose) della retorica sull'“innovazione”: la crisi (economica e sociale) sarebbe causata da arretratezze che vanno superate tramite un “nuovo salto di qualità”, “nuove riforme strutturali”, “nuovi investimenti”, “nuove politiche” – tutta vecchia fuffa, come noi comunisti abbiamo sempre denunciato e dimostrato. Ma, attenzione, proletari! La parola “innovazione” fa rima con un'altra parola, destinata a risuonare sempre più aggressiva sui luoghi di lavoro, nelle strade e nelle piazze, sui mezzi di comunicazione di massa, nei rauchi ragli dei politicanti e degli scribacchini, dei preti e soprattutto dei poliziotti: la parola repressione.

La classe dominante borghese conosce bene il proprio nemico, anche quando esso sembra dormiente. Mette in campo i propri eserciti, le “forze dell’ordine”, le proprie istituzioni: partiti politici parlamentari, sindacati diventati da tempo strutture portanti dell'ordine capitalistico, intellettuali pronti ad affittarsi al miglior offerente, la magistratura che è parte di quell'ordine… E, per l’appunto, lo Stato, con le sue bande repressive legali e illegali. I primi segnali li abbiamo già visti, in Italia come altrove: i proletari picchiati, imprigionati, perseguitati, perché reagiscono al massacro delle vite proprie e delle proprie famiglie – proletari indigeni e proletari immigrati, purtroppo ancora divisi sotto il manganello del poliziotto e non ancora uniti in un fronte di lotta.

Attenti, proletari! A questa repressione occorre saper rispondere con coraggio e senza tentennamenti. E' necessario che tornino a risuonare con sempre maggior vigore, rabbia e consapevolezza, le parole d'ordine del movimento operaio: difesa intransigente delle proprie condizioni di vita e di lavoro, rifiuto di ogni ricatto che subordini quelle condizioni alle necessità superiori dell'economia nazionale (e soprattutto, in un futuro che potrebbe non esser lontano, dello sforzo bellico), solidarietà piena e attiva con i proletari più sfruttati e marginalizzati (immigrati, donne, precari, disoccupati, pensionati), estensione del fronte di lotta per difendersi dagli attacchi delle bande legali e illegali dello Stato (che è il braccio armato della classe al potere)...

Questa risposta di difesa, però, per avere successo, non può essere circoscritta, non può essere fine a se stessa. Essa deve essere il necessario allenamento all'attacco. Non si tratta, banalmente, di “due fasi”: oggi la difesa, domani l’attacco. Se condotta e organizzata con la corretta prospettiva (quella della preparazione delle condizioni di una ripresa della lotta di classe con finalità rivoluzionaria), quella lotta di difesa è già un primo passo verso l'attacco, perché comincia a mettere in discussione i rapporti di forza tra sfruttati e sfruttatori.

In tutto questo, non ci stanchiamo di ripetere (e di operare perché ciò divenga possibile), fondamentale e imprescindibile è la presenza militante del partito rivoluzionario, il suo rafforzamento e radicamento internazionali. Le avanguardie proletarie di lotta, che, nel corso delle loro battaglie (cui i nostri militanti contribuiscono e contribuiranno), hanno visto ben schierati i propri nemici, non tarderanno a riconoscerlo e a orientarsi verso il nostro partito, il Partito comunista internazionale, che ha saputo per oltre ottant'anni resistere a tutte le forze convergenti della controrivoluzione borghese e mantenere saldo e forte il filo della tradizione comunista.

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°06 - 2014)

 

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
ARTICOLI GUERRA UCRAINA
RECENT PUBLICATIONS
  • Il proletariato nella seconda guerra mondiale e nella
    Il proletariato nella seconda guerra mondiale e nella "Resistenza" antifascista
      PDF   Quaderno n°4 (nuova edizione 2021)
  • Storia della Sinistra Comunista V
    Storia della Sinistra Comunista V
  • Perchè la Russia non era comunista
    Perchè la Russia non era comunista
      PDF   Quaderno n°10
  • 1917-2017 Ieri Oggi Domani
    1917-2017 Ieri Oggi Domani
      PDF   Quaderno n°9
  • Per la difesa intransigente ...
    Per la difesa intransigente
NOSTRI TESTI SULLA "QUESTIONE ISRAELE-PALESTINA"
  • Israele: In Palestina, il conflitto arabo-ebreo ( Prometeo, n°96,1933)
  • Israele: Note internazionali: Uno sciopero in Palestina, il problema "nazionale" ebreo ( Prometeo, n°105, 1934)
  • I conflitti in Palestina ( Prometeo, n°131,1935)
  • Gli avvenimenti in Palestina (Prometeo, n°132,1935)
  • Israele: Fraternità pelosa ( Il programma comunista, n°21, 1960)
  • Israele: Il conflitto nel Medioriente alla riunione emiliano-romagnola (Il programma comunista, n°17, 1967)
  • Israele: Nel baraccone nazional-comunista: vie nazionali, blocco con la borghesia ( Il programma comunista, n°20, 1967)
  • Israele: Detto in poche righe ( Il programma comunista, n°18, 1968)
  • Israele: Spigolature ( Il programma comunista, n°20, 1968)
  • Israele: Un grosso affare ( Il programma comunista, n°18, 1969)
  • Incrinature nel blocco delle classi in Israele(Il Programma comunista, n°17, 1971)
  • Curdi palestinesi(Il Programma comunista, n°7, 1975 )
  • Dove va la resistenza palestinese? (I)(Il Programma comunista, n°17, 1977)
  • Dove va la resistenza palestinese? (II)(Il Programma comunista, n°18, 1977)
  • Dove va la resistenza palestinese? (III)(Il Programma comunista, n°19, 1977)
  • Il lungo calvario della trasformazione dei contadini palestinesi in proletari(Il Programma comunista, n°20-21-22, 1979).
  • In rivolta le indomabili masse sfruttate palestinesi ( E' nuovamente l'ora di Gaza e della Cisgiordania)(Il Programma comunista, n°8, 1982)
  • Cannibalismo dello Stato colonialmercenario di Israele(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • Le masse oppresse palestinesi e libanesi sole di fronte ai cannibali dell'ordine borghese internazionale(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • La lotta delle masse oppresse palestinesi e libanesi è anche la nostra lotta- volantino(Il Programma comunista, n°13, 1982)
  • Per lo sbocco proletario e classista della lotta delle masse oppresse palestinesi e di tutto il Medioriente(Il Programma comunista, n°14, 1982)
  • La lotta nazionale dei proletari palestinesi(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • Sull'oppressione e la discriminazione dei proletari palestinesi(Il Programma comunista, n°19, 1982)
  • La lotta nazionale delle masse palerstinesi nel quadro del movimento sociale in Medioriente(Il Programma comunista, n°20, 1982)
  • Il ginepraio del Libano e la sorte delle masse palestinesi ( Il programma comunista, n°2, 1984)
  • La questione palestinese al bivio ( Il programma comunista, n°1, 1988)
  • Il nostro messaggio ai proletari palestinesi ( Il programma comunista, n°2, 1989)
  • Una diversa prospettiva per le masse proletarie (Il programma comunista, n°5, 1993)
  • La questione palestinese e il movimento operaio internazionale ( Il programma comunista, n°9, 2000)
  • Gaza, o delle patrie galere (Il programma comunista, n. 2, 2008)
  • Israele e Palestina: terrorismo di Stato e disfattismo proletario ( Il programma comunista, n°1, 2009)
  • A Gaza, macelleria imperialista contro il proletariato ( Il programma comunista, n°1, 2009)
  • Il nemico dei proletari palestinesi è a Gaza City ( Il programma comunista, n°1, 2013)
  • Per uscire dall’insanguinato vicolo cieco mediorientale (Il programma comunista, n° 5, 2014)
  • Guerre e trafficanti d’armi in Medioriente (Il programma comunista, n°5, 2014)
  • Gaza: un ennesimo macello insanguina il Medioriente-Volantino (Il programma comunista, n°5, 2014)
  • L’alleanza delle borghesie israeliana e palestinese contro il proletariato (Il programma comunista, n°6, 2014)
  • Israele e Palestina: terrorismo di Stato e disfattismo proletario  ( Il programma comunista, n°3, 2021)
  • A fianco dei proletari e delle proletarie palestinesi! ( Il programma comunista, n°5-6, 2023)
  • Il proletariato palestinese nella tagliola infame dei nazionalismi ( Il programma comunista, n°2, 2024)
We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.