DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Se il buongiorno si vede dal mattino... Il nuovo anno si apre con ulteriori, gravi sussulti del modo di produzione capitalistico: discesa inarrestabile dei prezzi del petrolio e delle materie prime, altalena vertiginosa delle monete internazionali, perenne instabilità della Grecia, difficoltà dell'economia russa, rallentamento di quella cinese e tedesca, crollo a picco dei mercati azionari mondiali, deflazione in marcia ovunque, disoccupazione dilagante fra alti e bassi. La guerra commerciale diviene sempre più forsennata, i contrasti inter-imperialistici si fanno più decisi e, dagli Stati Uniti alla Francia, dall'Italia alla Germania, dilaga la disgregazione sociale. Le guerre guerreggiate, combattute direttamente o per interposta persona dai capitalismi più forti in disperata ricerca d’ossigeno, infuriano in una mezzaluna che abbraccia ormai una buona fetta di mondo, dal Centro Africa all'Asia meridionale, mentre le tensioni geo-strategiche cominciano o continuano a ridisegnare aree-chiave del pianeta, dalle coste del Mediterraneo a quelle del Pacifico asiatico. A fronte di tutto ciò, la degradazione della politica e ideologia borghese e piccolo-borghese, di qualunque colore e origine essa sia, a sfondo laico o religioso, di destra o di “sinistra”, liberista o statalista, riformista o fondamentalista, è abissale. Si va da un rinnovato clamore invocante una “guerra di civiltà” ai belanti appelli a un “buon governo internazionale”: nel frattempo, le contraddizioni si accumulano e acuiscono, esplodono qua e là in eruzioni che sono semplici e momentanee valvole di sfogo all'energia distruttiva che si sta gonfiando nel profondo.

Poi è venuto l'attentato di Parigi alla redazione di un noto giornale satirico. La parola che più è risuonata in questo frangente è stata, non a caso, “unità”. “Unità di tutti i cittadini contro il nemico comune”: questo il concetto centrale dei discorsi pubblici, di uomini politici e di commentatori, di intellettuali e altri cantori dell'ideologia dominante in tutte le sue varianti. E su questo “appello all'unità” vale la pena di soffermarsi. Non ci è mai interessato fare esercizi intellettuali di “dietrologia” e tanto meno c'interessa la pratica masturbatoria del “complottismo”. Speculare se dietro l'attentato di Parigi ci sia il Califfo Tal dei Tali o questa o quella fazione borghese in lotta con le altre, piuttosto che qualche altra oscura trama stragista, magari con zampacce statali, proprio non c'interessa. E' un dato di fatto che le guerre più o meno locali o d’area per il controllo delle fonti energetiche, preludi e parti integranti dello scontro inter-imperialistico attuale e futuro, non possono non avere ripercussioni ovunque, nei paesi coinvolti direttamente come in quelli che vi partecipano più marginalmente: e non c'è dubbio che il capitale francese (come tutti gli altri capitali nazionali) abbia le mani in pasta in numerose aree cruciali, e che siano mani abbondantemente insanguinate.

C'interessa invece quella reazione ideologica e politica all'insegna dell'“unità”, perché in essa ritroviamo l'eco chiara e forte di quell'“union sacrée” invocata e praticata all'alba dei due macelli mondiali del secolo scorso, e necessaria per mandare a massacrarsi milioni di proletari in tutto il mondo allo scopo di risollevare l'economia capitalistica dalla sua crisi endemica. Esattamente come le condizioni oggettive per un nuovo conflitto bellico mondiale si preparano nel fondo del modo di produzione capitalistico, nel cuore della sua economia basata sulla competizione di tutti contro tutti, sulla produzione per la produzione, sull'estrazione forsennata di plusvalore, sul tentativo disperato di arginare la caduta tendenziale del saggio medio di profitto, allo stesso modo si delinea sempre più precisa, nelle reazioni politiche e mediatiche, l'urgenza della preparazione ideologica a quel conflitto: l'unità interclassista, l'individuazione del nemico, l’appello alla cittadinanza nazionale, l'imposizione della pace sociale a favore del futuro sforzo bellico collettivo.

Contro questa preparazione ideologica al conflitto, che è una pratica lenta, intossicante e devastante, ammantata com’è di equivoco pacifismo, di retorica patriottica e di indignazione morale, capace di sfruttare ogni atto eclatante (se non di prepararlo!), noi comunisti dobbiamo lottare fin da ora, indicando ai proletari che stanno subendo e sempre più subiranno le conseguenze materiali della crisi economica l’urgenza contraria di preparare, nel disfattismo di oggi, in tempo di pace, il disfattismo di domani, in tempo di guerra. Il che vuol dire NO all'“union sacrée” in tutte le sue varianti, laiche o religiose; NO alla frattura tra proletari lungo linee religiose, culturali, nazionali; NO al rispetto delle esigenze superiori dello Stato, della Nazione, della Patria; NO alla subordinazione della difesa delle proprie condizioni di vita e di lavoro al bisogno primario della “lotta comune contro il Nemico”, qualunque esso sia: il fondamentalismo islamico oggi, le Nazioni-canaglia domani.

La nostra unità è unità di classe. E’ l’unità dei proletari in lotta, contro le divisioni e le barriere etniche, religiose, nazionali, che marchiano, imprigionano e mutilano la nostra classe. E’ unità contro l’economia capitalistica e lo Stato che la gestisce e la difende politicamente e militarmente. Siamo ben consapevoli che quest’unità oggi fatica a emergere, schiacciata dal peso di una società in putrefazione, e che il Capitale ha ancora buon gioco nel dividere e comandare, nel separare e opprimere. Ma a quest’unità di classe bisogna lavorare, e solo noi comunisti, organizzati nel partito rivoluzionario con il suo plurisecolare bagaglio di difesa della teoria e di esperienze pratiche nel vivo delle lotte proletarie, lo possiamo e dobbiamo fare. E’ un lavoro duro, del tutto controcorrente, ancora minoritario e poco visibile, avaro di successi immediati. Ma è un lavoro necessario, irrinunciabile. Senza di esso, senza questo lavoro preparatorio dell’unità di classe, la disgregazione del mondo borghese procederà a ritmi incalzanti e la brutalità si sprigionerà inarrestabile da ogni suo poro – fino alla violenza suprema della guerra fra Stati, con il suo corredo di patimenti senza fine, di oscene stragi sanguinarie.

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista)

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
ARTICOLI GUERRA UCRAINA
RECENT PUBLICATIONS
  • Il proletariato nella seconda guerra mondiale e nella
    Il proletariato nella seconda guerra mondiale e nella "Resistenza" antifascista
      PDF   Quaderno n°4 (nuova edizione 2021)
  • Storia della Sinistra Comunista V
    Storia della Sinistra Comunista V
  • Perchè la Russia non era comunista
    Perchè la Russia non era comunista
      PDF   Quaderno n°10
  • 1917-2017 Ieri Oggi Domani
    1917-2017 Ieri Oggi Domani
      PDF   Quaderno n°9
  • Per la difesa intransigente ...
    Per la difesa intransigente
NOSTRI TESTI SULLA "QUESTIONE ISRAELE-PALESTINA"
  • Israele: In Palestina, il conflitto arabo-ebreo ( Prometeo, n°96,1933)
  • Israele: Note internazionali: Uno sciopero in Palestina, il problema "nazionale" ebreo ( Prometeo, n°105, 1934)
  • I conflitti in Palestina ( Prometeo, n°131,1935)
  • Gli avvenimenti in Palestina (Prometeo, n°132,1935)
  • Israele: Fraternità pelosa ( Il programma comunista, n°21, 1960)
  • Israele: Il conflitto nel Medioriente alla riunione emiliano-romagnola (Il programma comunista, n°17, 1967)
  • Israele: Nel baraccone nazional-comunista: vie nazionali, blocco con la borghesia ( Il programma comunista, n°20, 1967)
  • Israele: Detto in poche righe ( Il programma comunista, n°18, 1968)
  • Israele: Spigolature ( Il programma comunista, n°20, 1968)
  • Israele: Un grosso affare ( Il programma comunista, n°18, 1969)
  • Incrinature nel blocco delle classi in Israele(Il Programma comunista, n°17, 1971)
  • Curdi palestinesi(Il Programma comunista, n°7, 1975 )
  • Dove va la resistenza palestinese? (I)(Il Programma comunista, n°17, 1977)
  • Dove va la resistenza palestinese? (II)(Il Programma comunista, n°18, 1977)
  • Dove va la resistenza palestinese? (III)(Il Programma comunista, n°19, 1977)
  • Il lungo calvario della trasformazione dei contadini palestinesi in proletari(Il Programma comunista, n°20-21-22, 1979).
  • In rivolta le indomabili masse sfruttate palestinesi ( E' nuovamente l'ora di Gaza e della Cisgiordania)(Il Programma comunista, n°8, 1982)
  • Cannibalismo dello Stato colonialmercenario di Israele(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • Le masse oppresse palestinesi e libanesi sole di fronte ai cannibali dell'ordine borghese internazionale(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • La lotta delle masse oppresse palestinesi e libanesi è anche la nostra lotta- volantino(Il Programma comunista, n°13, 1982)
  • Per lo sbocco proletario e classista della lotta delle masse oppresse palestinesi e di tutto il Medioriente(Il Programma comunista, n°14, 1982)
  • La lotta nazionale dei proletari palestinesi(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • Sull'oppressione e la discriminazione dei proletari palestinesi(Il Programma comunista, n°19, 1982)
  • La lotta nazionale delle masse palerstinesi nel quadro del movimento sociale in Medioriente(Il Programma comunista, n°20, 1982)
  • Il ginepraio del Libano e la sorte delle masse palestinesi ( Il programma comunista, n°2, 1984)
  • La questione palestinese al bivio ( Il programma comunista, n°1, 1988)
  • Il nostro messaggio ai proletari palestinesi ( Il programma comunista, n°2, 1989)
  • Una diversa prospettiva per le masse proletarie (Il programma comunista, n°5, 1993)
  • La questione palestinese e il movimento operaio internazionale ( Il programma comunista, n°9, 2000)
  • Gaza, o delle patrie galere (Il programma comunista, n. 2, 2008)
  • Israele e Palestina: terrorismo di Stato e disfattismo proletario ( Il programma comunista, n°1, 2009)
  • A Gaza, macelleria imperialista contro il proletariato ( Il programma comunista, n°1, 2009)
  • Il nemico dei proletari palestinesi è a Gaza City ( Il programma comunista, n°1, 2013)
  • Per uscire dall’insanguinato vicolo cieco mediorientale (Il programma comunista, n° 5, 2014)
  • Guerre e trafficanti d’armi in Medioriente (Il programma comunista, n°5, 2014)
  • Gaza: un ennesimo macello insanguina il Medioriente-Volantino (Il programma comunista, n°5, 2014)
  • L’alleanza delle borghesie israeliana e palestinese contro il proletariato (Il programma comunista, n°6, 2014)
  • Israele e Palestina: terrorismo di Stato e disfattismo proletario  ( Il programma comunista, n°3, 2021)
  • A fianco dei proletari e delle proletarie palestinesi! ( Il programma comunista, n°5-6, 2023)
  • Il proletariato palestinese nella tagliola infame dei nazionalismi ( Il programma comunista, n°2, 2024)
We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.