DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

E' vero: alimentando la confusione con un'inflazione di messaggi che sembrano novità e idee geniali, ma che in realtà non fanno altro che amplificare il banale senso comune della proteiforme ideologia della classe dominante, “circolano in rete con sempre più frequenza ed intensità, documenti, riflessioni, analisi, teorizzazioni, riferiti alle lotte della logistica” (1). E sembra una perdita di tempo seguirli tutti, perché in fin dei conti si riassumono in un paio di attitudini politiche, figlie della frettolosa pigrizia di chi non solo non può capire in che cosa sia consistita e in che cosa consista la condizione generale della nostra classe in questi tempi di oggettiva perdurante dittatura del modo di produzione capitalistico nella sua fase imperialista (classe in sé, in una delle più tremende fasi controrivoluzionarie della storia della moderna lotta di classe), ma fa di tutto per ostacolare l'unico percorso possibile per prepararla (prepararci!) a invertire la tendenza e ad agire (guidarla!), riprendendo la strada tracciata dal Manifesto, dalla Prima Internazionale, dalla Comune di Parigi, dall'Ottobre Rosso e dalla caparbia resistenza restauratrice dell'internazionalismo comunista.

Per noi, queste attitudini (che, nella migliore delle ipotesi, ostacolano e ritardano una più generale ripresa della lotta di classe) non fanno altro che rafforzare la necessità del lavoro di restauro dell'organo-arma partito a contatto con la classe, nelle sue quotidiane esperienze di lotta, proprio mentre vengono vissute.

Non è qui importante ritornare alla nostra (partecipata) critica alle lotte in questione: la avete già letta e ancora ne leggerete su questo giornale. La questione è un'altra e ben più importante.

Si tratta di capire quali sono l'importanza e il limite delle lotte economiche che costituiscono la base materiale da cui può partire (ma solo partire!) l'intuizione della necessità dell'abbattimento del modo di produzione capitalistico. Si tratta di capire quali sono l'importanza e il limite dello strumento con cui si organizzano e si conducono queste lotte, senza attribuirgli compiti che, alla luce del bilancio dei quasi 200 anni della moderna lotta di classe, non sono alla sua portata oggi, così come non lo sono stati mai.

Anche il più combattivo sindacato, il Sindacato di Classe che con un po' di sana utopia ciascun militante rivoluzionario ha in mente, anche quello ormai conquistato e diretto dal Partito Comunista, non potrà mai essere altro che una struttura che organizza nel modo migliore la gestione monopolista della vendita della forza lavoro, in questo allenando la nostra classe all'antagonismo politico, alla vera e propria lotta di classe – quella lotta che, condotta fino alle sue estreme conseguenze, costringerà il proletariato a “fare la rivoluzione” (al limite, anche contro la sua “volontà”), diventando in questo processo e a questo punto la principale “cinghia di trasmissione” tra il Partito ed il resto della classe.

Certo, è una forzatura dire che il Sindacato di Classe ha come sintetica funzione quella del “monopolio” della vendita della forza lavoro. In questo monopolio rientrano, ovviamente, tutte le condizioni della vendita e dell'uso della forza lavoro: infatti, noi comunisti indichiamo contenuti generali di difesa delle condizioni di vita e di lavoro della nostra classe. Non siamo certo noi i teorizzatori dell'economicismo!... (2)

Quelle che devono essere chiare sono proprio le funzioni che il sindacato antagonista che con fatica si andrà organizzando deve e dovrà assumere: e queste necessarie funzioni sono il suo limite.

Solo una banda di cretini (3) può imputare al S.I. COBAS, nella gestione delle lotte della logistica, “la trattativa, dato che solo attraverso di essa ottiene il 'riconoscimento della controparte', quindi la possibilità di aprire sedi e uffici, erogare servizi a pagamento come CAF, Patronati e studi legali ecc.” (4).

Il Sindacato di Classe per cui lavoriamo (indipendente e quindi antidemocraticamente “auto”-organizzato, anti-corporativo e dunque anti-categoriale, ma unificante proprio nell'organizzazione e gestione “territoriale” delle lotte, fuori dalla galera del posto di lavoro, senza discriminazioni di età, sesso, luogo di residenza o nascita, di occupazione o disoccupazione...) deve saper organizzare, condurre e anche concludere le lotte: trattare e firmare!

Non solo: deve avere anche un efficace ed efficiente servizio legale per ogni tutela dalle angherie padronali e statali, comprese quelle che passano proprio attraverso le “interpretazioni giuslavoristiche” delle norme e dei contratti vigenti. E anche erogare servizi come funzione ausiliaria, ma indispensabile in questo stato italico farraginoso e clientelare: a pagamento? E sia... Ma a condizione che venga messo bene in chiaro che si tratta di una forma di finanziamento e che si indichi quanto va a coprire i costi del sindacato e quanto al fondo permanente per sostenere le lotte (lo stesso dicasi della vera e propria quota sindacale, che vedrà rifiutare la cosiddetta “delega”) (5).

Il S.I. COBAS non è il Sindacato di Classe, anche se alcuni suoi fondatori e dirigenti lo vorrebbero, e probabilmente non lo sarà mai. Ma è un'esperienza sindacale oggi assai importante nel rompere per lo meno l'asfissiante egemonia dei sindacati nazionalisti e corporativi.

Non lo sarà mai, non perché “non c'è nulla di strano, entro i rapporti consociativi del sindacalismo attuale, nel fatto che un responsabile centrale dichiari candidamente di utilizzare le lotte per espandere il proprio potere contrattuale in quanto ente riconosciuto dallo Stato (nel caso specifico in presa diretta con il prefetto)” (6), ma perché è ancora troppo “intercategoriale”, figlio cioè di una attitudine di organizzazione troppo legata alla prigione del posto di lavoro e della categoria.

Certo, in parte ciò può essere responsabilità (grossa!) della storia sindacale e politica dei suoi fondatori, che si tirano dietro la confusione tra operaismo, nostalgie dei consigli di fabbrica e ogni altra attitudine politica ereditata dallo sfascio dei gruppi politici dell'estremismo riformista; ma è anche un riflesso, un'espressione, della contemporanea condizione e debolezza della nostra classe.

Per noi comunisti, dunque, è un ambito di preparazione rivoluzionaria: cioè, un terreno di franco, aperto, confronto politico.

Proprio per questo, per noi, la lotta dei facchini (come ogni altra lotta dei lavoratori) è certamente “organica (come organiche, fatte di sudore, sfruttamento e sofferenza sono le vite dei lavoratori della logistica)” (7). Ma sicuramente non è “merda”, visto e considerato che quest'ultima è uno scarto del metabolismo di ogni essere vivente. E' invece organica potenzialità vitale: è piuttosto il sangue, la vita attuale e futura della nostra classe.

Chi si precipita su di essa non è una simpatica, benché fastidiosa, mosca domestica, che vive in fin dei conti di scarti: è invece una fastidiosissima zecca, che vive solo del sangue vivo e caldo della nostra classe, trasmettendo tra un morso e l'altro ogni genere di malattia (immediatista, idealista, volontarista, opportunista), che non può che indebolire la ripresa del necessario percorso della riscossa proletaria.

 

  1. Come mosche sulla merda”, Comunicato del Sindacato Intercategoriale Cobas, 1 dicembre 2013

  2. Cfr. il nostro pieghevole Per la difesa intransigente delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari. Forme di organizzazione, metodi e obiettivi di lotta, 2008 (lo si può richiedere scrivendo a: Casella postale 962, 20101 Milano)

  3. Carlo Maria Cipolla, Le leggi fondamentali della stupidità umana, Il Mulino, Bologna 1988

  4. Anzola è il mondo”, illatocattivo.blogspot.it

  5. Cfr. Per la difesa intransigente delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari, cit.

  6. Anzola è il mondo”, cit.

  7. Come mosche sulla merda”, cit.

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2014)

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