DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Sappiamo che morti sul lavoro, infortuni e nocività rappresentano la fisiologia, e non la patologia del modo di produzione capitalistico. Ma ciò non significa rassegnarsi e rinviare ogni soluzione a dopo la presa del potere con la rivoluzione e la dittatura proletaria, che comunque rimane la finalità storica della classe operaia.

Bisogna difendersi dalle “delizie” del sistema capitalistico.

Ma anche i borghesi sono impegnati a difendersi dalle lotte dei lavoratori contro gli infortuni. Per questo, con la forza di tutto l'apparato statale (sindacati compresi, che ne fanno ormai parte), tentano di convincere i lavoratori a smettere di lottare contro la nocività, gli infortuni e le morti sul lavoro e a collaborare con i padroni – naturalmente, con leggi appropriate e commissioni congiunte contro gli infortuni. Così, si vara la legge 626; s’inventano tecnici pagati lautamente dalle aziende; e vengono nominati (ovviamente, dai sindacati) rappresentanti dei lavoratori negli organi di controllo.

Prendiamo ad esempio quel che è successo, al varo di quella legge, alla Asl di Benevento. Viene promosso e organizzato un corso di formazione, della durata di alcuni mesi per 6 ore a settimana, al fine di “formare” tecnici, responsabili e rappresentanti sindacali. A tenere lezioni vengono invitati fior di studiosi, professori, giudici, etc. Alcune lezioni vertono sulle responsabilità degli “addetti” e sono prodighe di consigli utili a evitare di essere coinvolti legalmente. Un giudice, certo di trovarsi tra amici, offre (gratis) il seguente consiglio che, se seguito, può rappresentare un validissimo salvacondotto: “Qualsiasi cosa succeda, di fronte alla legge uscirete da ogni responsabilità se potrete dimostrare di aver analizzato e affrontato la situazione, in collaborazione con i rappresentanti sindacali, perché così si presupporrà di aver agito per il meglio”. Ecco un giudice-docente che si è guadagnato il gettone di presenza. Ecco uno che ha capito bene il valore della legge 626. Ecco uno che ha compreso il ruolo di parafulmine per i padroni svolto dai rappresentanti sindacali.

(altri consigli sono poi rivolti agli amministratori per indicare loro la strada per evitare ogni colpa e ogni responsabilità).

La vicenda dimostra tre cose:

  1. La legge 626 serve a salvaguardare e, a cascata, far ricadere la responsabilità sui tecnici che, ben consigliati, la fanno ricadere sui rappresentanti sindacali e questi, senza appello, sui lavoratori. Insomma, se un lavoratore s’infortuna, ciò avviene perché è poco accorto e non ha rispettato le norme della legge 626.
  2. Il sindacato è sempre impegnato dalla parte delle leggi e condanna quei lavoratori che, sentendosi impediti e non riuscendo a produrre per quanto è loro imposto, si liberano per un attimo delle protezioni. A questo proposito, un piccolo episodio loquente. Un sindacalista che pretendeva di saperla lunga fu invitato a indossare una di quelle mascherine che si vendono in farmacia, di efficacia quasi nulla, e poi a sedersi e leggere il giornale. Dopo meno di un minuto, cominciò a passarsi il pollice sotto la mascherina. Dopo cinque, la tolse. In virtù del suo ruolo, quel sindacalista continuò a sostenere che il lavoratore, chiuso dentro a uno scafandro, deve produrre per otto ore.
  3. I lavoratori hanno solo un modo per difendersi dalla logica del profitto: fermare tutti l’attività lavorativa ove vi sia la minima probabilità di infortunio.

Detto questo, però, vale sempre la pena di tenere presente la finalità storica della classe operaia: Rivoluzione, Presa del Potere, Dittatura Proletaria. Niente modo di produzione capitalistico, niente infortuni sul lavoro!

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°05 - 2014)

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