DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Alcuni saccenti perditempo ci hanno bacchettato per la frase iniziale dell'articolo “Perché non siamo 'bordighisti'”, comparso sul n.6/2013 de “Il programma comunista”. La frase incriminata è la seguente (e la riproponiamo con tutto il periodo che la comprende e con i due che seguono, in modo da non essere fraintesi da chi magari è un po’ distratto e si perde nei passaggi della dialettica): “Da materialisti, noi sappiamo che la lingua è una sovrastruttura, in rapporto dialettico con il modo di produzione che la determina e la esprime. Sappiamo anche che, in una società di classe, l’ideologia dominante è l’ideologia della classe dominante, che la lingua vi è immersa, dando voce ai suoi caratteri fondamentali, alle divisioni e ai rapporti di potere, e così contribuendo a sua volta a influenzare l’insieme della società. In questo nostro oggi (di un capitalismo giunto alla sua fase suprema, imperialista), l’individualismo che è sempre stato uno degli aspetti dell’ideologia borghese, direttamente collegato al modo di produrre e consumare, pervade sempre più la lingua e, attraverso essa, l’intero universo dei rapporti sociali”.

Ora, lasciamo pur perdere il fatto che l'articolo non era un piccolo “Trattato di linguistica” (non avremmo mai osato, con tanti eruditi in giro!), ma s'occupava d'altro. Tant'è: c'è chi, se gli indichi la luna, vede la punta del dito… anzi, l'unghia e vi dice pure che è sporca! Ma perché fare tanta confusione fra “linguaggio” e “lingua” (e di conseguenza attribuirci un “linguaggio come sovrastruttura” che da noi non fu mai scritto)? Con molta umiltà, rivolgiamo allora ai suddetti eruditi saccenti la seguente domandina: quando Marx respingeva l'appellativo di “marxista”, lo respingeva in quanto esso era espressione del “linguaggio come mezzo di produzione” o della “sovrastruttura lingua” (come si dice – non materialisticamente, ohibò? – nel tanto citato nostro Fattori di razza e nazione nella teoria marxista)? Lasciamoli dunque alle loro elucubrazioni (o meglio, visto che di eruditi si tratta, alla loro hubris): c'è sempre qualcuno che smania di “caporalare” e qualcuno che smania di “sputar sentenze”, e spesso le due categorie si sovrappongono. Come viatico, riproduciamo, ancora dai Fattori, il seguente brano: “Anche noi abbiamo detto ad esempio che la poesia, dall'inizio del canto corale mnemonico, di tipo magico-mistico-tecnologico, primo mezzo per tramandare la dotazione sociale, ha il carattere di un mezzo di produzione. Poi al punto seguente abbiamo posto la poesia tra le sovrastrutture di una data epoca. Così per la lingua. Il linguaggio in generale, e il suo ordinamento in versi in generale sono strumenti della produzione. Ma una data poesia, una data scuola poetica, relativa ad un paese e ad un secolo, fanno parte, staccandosi dalle precedenti e dalle seguenti, della sovrastruttura ideologica ed artistica di una data forma economica, di un dato modo di produzione”.


Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°02 - 2014)

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