DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 "Il peggio che possa accadere al capo di un partito estremo è di essere costretto a prendere il potere in un momento in cui il movimento non è ancora maturo per il dominio della classe che egli rappresenta e per l’attuazione di quelle misure che il dominio di questa classe esige. In questo caso, ciò che egli può fare dipende non dalla sua volontà, ma dal grado raggiunto dai contrasti tra le singole classi e dal grado di sviluppo delle condizioni materiali di esistenza e dei rapporti di produzione e di scambio, su cui poggia lo sviluppo dei contrasti delle classi. Ciò che egli deve fare, ciò che il suo partito esige da lui, a sua volta, non dipende da lui, e neppure dal grado di sviluppo raggiunto dalla lotta delle classi e dalle condizioni su cui è basata questa lotta: egli è legato alle dottrine che ha professato e alle esigenze che ha posto sino a quel momento, le quali, a loro volta, non derivano dalla posizione reciproca in cui le classi sociali si trovano in quel momento, né dal temporaneo e più o meno accidentale stato dei rapporti di produzione e di scambio, ma dall’esame più o meno penetrante che egli compie sui risultati generali del movimento sociale e politico. Egli si trova quindi necessariamente di fronte ad un dilemma insolubile: ciò che egli può fare contraddice a tutto ciò che ha fatto sino ad ora, ai suoi principi e agli interessi immediati del suo partito, e ciò che deve fare è inattuabile. In breve, egli è costretto a rappresentare, non il suo partito, la sua classe, ma la classe per il cui dominio il movimento è maturo. Nell’interesse del movimento egli deve fare gli interessi di una classe che gli è estranea, e sbrigarsela con la propria classe con frasi, con promesse, con l’affermazione che gli interessi di quella classe ad essa estranea sono i suoi interessi. Chi incorre in questa falsa posizione è irrimediabilmente perduto"

(da Friedrich Engels, La guerra dei contadini in Germania, 1850)

Partito Comunista Internazionale 

 

(il programma comunista n°06 - 2013)
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