DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Una pagina del passato, monito per le lotte di oggi

È trascorso oltre mezzo secolo durante il quale le masse sfruttate d’Italia sono state bene allenate all’esercizio della democrazia borghese, cioè del gioco a rimpiattino nei corridoi parlamentari tra i vari partiti borghesi e quelli falsamente dichiarati operai o vagamente “di sinistra”. La caccia all’ambita poltrona da parte di alcune centinaia di parassiti non scandalizza più nessuno, e il ben oliato sistema riesce a produrre, al massimo, qualche geremiade morale su sprechi e corruzione. Taluni invocano il Governo del Presidente, altri la Grande Coalizione, altri ancora dichiarano apertamente di essere lì ad incanalare nell’alveo della legalità borghese la legittima protesta di un proletariato esasperato dai morsi della crisi.

È bene allora che queste masse di oggi sappiano che quando, il 29 luglio 1922, Turati, capo indiscusso del riformismo socialista italiano, andò in visita da Vittorio Emanuele III allo scopo di preparare il terreno per una soluzione alla crisi ministeriale, apertasi la settimana prima con la caduta del primo governo Facta, la maggior parte del proletariato italiano considerò quest’atto come la suprema vergogna e il peggiore tradimento di un uomo e di un partito che ancora osavano richiamarsi alla dottrina marxista.

Turati scendeva in campo per ottenere, nel futuro governo, l’assegnazione di qualche ministero al PSI e per simulare un’opposizione parlamentare al progredire armato delle squadre fasciste (lo “schiavismo”, nel testo che segue). Si sventolò allora la minaccia dello sciopero generale, poi effettuato il 1 agosto senza preparazione alcuna da parte del PSI, dei sindacati e dell’Alleanza del Lavoro. In un clima di estrema tensione sociale, dopo mesi e mesi di lotte il cui esito era stato sempre vanificato dal tradimento dei vertici sindacali, dall’incapacità del massimalismo di assumere un’energica posizione di classe, dalla tracotante avanzata delle squadre in camicia nera, il riformismo ricorreva al solito, noto espediente: dirottare l’organizzazione e gli sforzi operai dalla lotta aperta contro il nemico di classe verso l’accordo democratico, legalitario e parlamentare.

Oggi, non mancano certo, in Italia, gli ingredienti della crisi politica, del disfacimento dei partiti borghesi, degli intrighi di corridoio, delle manovre tra le diverse forze della borghesia e i loro manutengoli parlamentari – proprio come in quel lontano 1922. Non manca la lotta al coltello tra i vari schieramenti della borghesia nostrana, così come non manca un apparato repressivo (democratico, non fascista!) pronto a entrare in azione ovunque si manifesti qualche segnale di incendio sociale. Ciò che manca, rispetto ad allora, è una classe pronta al combattimento e un partito che ne possa guidare l’azione. Per quanto debole sia la nostra voce, noi, che rivendichiamo l’eredità di quel partito del 1922 e che lavoriamo per la rinascita del partito di classe, riproponiamo alle masse sfruttate di oggi quelle stesse brevi e chiare parole, pubblicate su uno dei quotidiani nazionali del Partito Comunista d’Italia, come un obiettivo da conquistare in un futuro che ci auguriamo vicino: contro ogni compromesso, per l’azione indipendente di classe, per l’attuazione integrale del programma comunista attraverso la lotta generale, fuori da ogni logica di settore, azienda, luogo di lavoro e di sofferenza, per chi ha ancora il lavoro e per coloro ai quali il Capitale quel lavoro ha tolto.

 

Gli organismi proletari debbono fare propria la parola dell’azione, non paralizzarsi per gli inganni della collaborazione borghese

(L’Ordine Nuovo, 31 luglio 1922)

 

Lavoratori al vostro posto!

L’avvenimento del giorno non è la visita del capo dei socialisti al re borghese con i suoi scempi particolari.

Il centro dell’attenzione delle masse deve restare nell’azione dello schiavismo e di tutte le forze della reazione. Distoglierle dalla necessità dell’inevitabile lotta per portarle sulle speranze ingannevoli di una via di uscita legalitaria, non potrebbe essere che complicità con l’offensiva stritolatrice dei diritti e della libertà operaia.

Le vicende della crisi parlamentare non facciano dimenticare agli operai e ai contadini di tutta Italia che il problema della loro difesa è un problema di lotta e di combattimento.

Guai se ponessero la minima speranza nelle risorse della bassa politica dei compromessi, e distogliessero lo sguardo dalla diritta via della lotta di classe.

In questo grave momento, il Partito comunista grida ancora una volta al proletariato la sua parola, che è disfattismo non diffondere, con chiara assunzione di responsabilità: Sciopero generale nazionale di tutte le categorie, contro l’offensiva borghese, contro il fascismo, per riguadagnare una situazione in cui la classe operaia abbia una piattaforma di potenza da cui lanciare le forze migliori alle sempre più ardue battaglie.

Chi indugia nell’attesa degli intrighi di corte e delle manovre di crisi, chi ha dissimulato la necessità della lotta diretta, chi ha illuso sulla possibilità di un ritorno a rapporti “civili” delle lotte sociali e ha negato la grave necessità dell’armamento dei lavoratori per la propria difesa, quegli ha dato armi all’avversario.

Quale amico del proletariato, dinanzi all’evidenza della situazione in cui l’imperversare dello schiavismo mostra già tutta l’inanità criminale del miraggio collaborazionistico, rifiuterà di dire la chiara parola della lotta? Chi vorrà, in nome degli interessi e delle idealità di classe degli sfruttati, avvalorare ancora un metodo di transazione e di compromesso con qualsiasi raggruppamento e frazione della classe dominante? Chi vorrebbe incanalare lo sforzo, fermato sulle basi di granito della lotta di classe, nelle vie traverse dei patteggiamenti, della collaborazione?

Lavoratori, è l’ora delle responsabilità. È l’ora in cui le forze del lavoro devono saldamente stringersi per una difesa disperata. È l’ora delle risoluzioni supreme.

Fra l’esercito del lavoro schierato in campo e le forze della classe dominante, deve scavarsi un abisso.

Dall’una parte o dall’altra!

Con la massa in lotta o con la rappresentanza cortigiana delle istituzioni borghesi!

L’eterno equivoco ceda a determinazioni virili. Ancora una volta, questa parola dei comunisti va a tutte le organizzazioni che inquadrano il proletariato. Si disponga questo agli ardui suoi doveri, a tutti i suoi doveri, alla lotta contro tutti i nemici.

Evviva la riscossa degli operai e contadini contro la reazione, con la forza degli operai e dei contadini!

Evviva lo sciopero generale nazionale!

Abbasso i traditori!

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°03 - 2013)

 

 

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