DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Dal nostro opuscolo Per la difesa intransigente delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari – Forme di organizzazione, metodi e obiettivi di lotta, riportiamo il paragrafo introduttivo, intitolato per l'appunto “Necessità della lotta di difesa economica”. Ricordiamo che l'opuscolo, che distribuiamo gratis in occasione di assemblee e manifestazioni operaie, può esserci richiesto, anche in più copie, scrivendo a: Edizioni Il programma comunista – Casella postale 962 – 20101 Milano.

Nella prospettiva comunista, l’obbiettivo storico della conquista del potere politico con l’insurrezione rivoluzionaria guidata dal partito, per instaurare la dittatura del proletariato – unico passaggio possibile verso la società senza divisioni di classe – , non è mai separato dalla necessità che i proletari lottino qui e ora per difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro contro la quotidiana pressione del capitale. Anche in questa lotta di difesa, il partito comunista deve intervenire, per indirizzarla e possibilmente dirigerla, per farla uscire dall’ambito grettamente economico in cui il capitale ed i nemici riformisti vorrebbero rinchiuderla, utilizzandola – con la sua caratteristica di quotidiana guerriglia – come un allenamento e una scuola per la guerra di classe.

L’azione dei comunisti sul terreno di queste battaglie difensive, di sopravvivenza, dispiega un ventaglio di rivendicazioni, prevalentemente economiche ma anche sociali, da perseguirsi con appropriati metodi di lotta. Per i comunisti, infatti, i metodi di lotta si accompagnano agli obbiettivi in un rapporto di reciproca fecondazione che va ad alimentare la preparazione rivoluzionaria della classe.

Nell’arco di ormai un paio di secoli, le esperienze delle lotte economico-sociali hanno dimostrato il limite della loro azione, se esse vengono condotte nella solitudine dello spontaneismo dei lavoratori: da soli, senza l’intervento del partito comunista, non solo i proletari non potranno mai arrivare a un’azione politica (agire cioè come classe per sé, con i suoi propri obbiettivi storico-politici), ma anche rimanendo in questo ambito (cioè come classe in sé, ovvero come mera forza-lavoro del sistema capitalista) cadono facile preda del riformismo, che li sacrifica uno dopo l’altro sull’altare del capitale, peggiorando l’insieme delle loro condizioni generali.

Naturalmente, in questo arco plurisecolare di storia proletaria, tra gli alti e i bassi delle esperienze organizzative, nei successi rivoluzionari e nelle sconfitte della controrivoluzione, le forme di queste lotte di difesa economica hanno subito evoluzioni e adattamenti che hanno accompagnato la trasformazione delle sovrastrutture della società borghese (per una più completa analisi di questi processi complessi, rimandiamo i lettori al nostro opuscolo Partito di classe e questione sindacale, 1994).

Ma, se l’esito di quest’evoluzione nell’ambito della moderna fase imperialista ha trasformato la tradizionale struttura sindacale in un vero e proprio organo di controllo economico e sociale del proletariato, con ciò non è certo scomparsa la necessità della difesa economica, come non è scomparso l’antagonismo radicale e potenziale del proletariato nei confronti del capitale: il procedere stesso della crisi economica, le contraddizioni che essa apre, le conseguenti derive sociali, risospingono inesorabilmente i lavoratori di ogni stato imperialista su quel terreno di lotta e li costringeranno a darsi nuovamente strutture stabili di difesa, che saranno anche uno dei terreni di scontro tra i comunisti e il fronte variegato del nemico riformista e borghese.

Il partito comunista non nega dunque le lotte economiche e sociali di difesa (magari, come vorrebbero alcuni, perché “ormai il capitale in crisi non può più concedere nulla”, oppure, come vorrebbero altri, perché “l’unica prospettiva è la presa del potere”: posizioni entrambe infantili e meccanicistiche), ma opera in esse proponendosi di organizzarle e dirigerle, spingendole oltre i loro inevitabili limiti, perché esse diventino elemento dialettico di uno sviluppo della lotta di classe in senso rivoluzionario.


Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2013)

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