DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Da qualche tempo, giornali e canali televisivi non fanno altro che scrivere e parlare di scandali, ruberie, utilizzo personale di pubblico denaro. Forniscono materiale per indignati, moralizzatori e grillini parlanti. Ma come mai i giornali e i vari “Ballarò” mettono in piazza le “miserie” del potere? Non temono di aizzare la gente che già vive le difficoltà dei tempi presenti? Dov'è il trucco, dal momento che, se il potere fa qualcosa, deve pur sempre tornare a suo beneficio? Come può la classe al potere, la borghesia, volgere a proprio vantaggio tutta la puzza che si leva rimestando il letame?

E' presto detto.

Si tratta di additare alcuni loro servitori come ladri, facendo montare l'indignazione e la critica contro i disonesti e ottenendo così che, da una parte, si dà la colpa del marcio e delle difficoltà presenti a pochi o tanti profittatori, invece che alla putrefazione del capitalismo; dall'altra, si fa sì che la gente si senta “parte dello stato”, di quello “sano”.

Affrontiamo invece la questione in termini di classe.

Ministri, assessori, parlamentari, consiglieri vari, sindacalisti tricolori e uomini delle istituzioni non sono ladri:

sono in realtà dei mercenari. Hanno il compito, ognuno per le proprie capacità e funzioni, di attaccare, incatenare e immobilizzare i lavoratori, contribuendo a spremerli e portando così il profitto ai capitalisti.

Mercenari, dunque!

E i mercenari (è antica consuetudine!) hanno sempre avuto diritto al bottino di guerra – in questo caso, guerra contro il proletariato.

Ciò che finisce nelle loro tasche è dunque solo il bottino di guerra: cioè, quanto loro promesso e permesso.

Fiorito (uno dei tanti, citiamo a caso) lo dice: “Ho preso ciò che mi spettava, che mi era permesso secondo legge”. Eh, sì, la consuetudine è legge.

Li chiamate ladri e vi indignate? Allora, se al posto dei mercenari mettono dei missionari, magari tecnici, che non arraffano il bottino ma che con animo candido (e magari versando pure qualche lacrimuccia di tanto in tanto) colpiscono i lavoratori, li depredano e consegnano il maltolto ai capitalisti senza nulla trattenere per sé, questi meritano il vostro rispetto: conciano la vostra pelle e voi li benedite!

Torniamo a capo.

Mercenari o missionari hanno lo stesso scopo: colpire i proletari per la gloria (e gli abbondanti ritorni) del capitale! Non ladri, quindi, ma nemici. E non basta dire che “son tutti ladri”: bisogna aggiungere che “son tutti nemici”. Si tratta di stabilire se considerare ladri questa gente e tifare per i giudici (altri uomini delle istituzioni) o riconoscerli tutti come nemici di classe e combatterli tutti.

Proletari! Siamo ancora qui a sperare che le cose migliorino, che qualcuno di buona volontà ci soccorra e ci porti fuori dai guai?! Queste speranze ve le strapperà di dosso a frustate e fucilate la realtà del capitalismo (vedi la strage dei minatori in Sudafrica).

Diciamo quindi che è l'ora della rassegnazione. SI! Della rassegnazione! Ma non quella che suggeriscono i predicatori (sopportare pazientemente le persone moleste in attesa del paradiso).

Rassegnamoci sì, ma alla lotta!

Organizziamoci ora e lottiamo per difendere le nostre condizioni di vita e di lavoro!

E alleniamoci a lottare, per poi strappare il potere politico ai capitalisti e ai loro lacché ed imporre la dittatura del proletariato!

L'obbiettivo non è vicino, ma è urgente e necessario imboccare la strada che porta al potere: la lotta di classe aperta.

Necessario è riconoscere e perciò rafforzare il Partito che guidi il proletariato alla vittoria. Solo la forza dell'organizzazione può portare all'organizzazione della forza proletaria.

 

Partito Comunista Internazionale

(il programma comunista n°06 - 2012)

 

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