Chi ha vinto realmente le elezioni americane? Dobbiamo chiederci prima di tutto chi le abbia perse. Ma se provassimo a cercare con la lente di ingrandimento non vedremmo nessun perdente, se non quei singoli politici che non avranno avuto le cariche e le poltrone desiderate, rimpiazzati da altri singoli politici che in realtà le hanno ottenute. Tutto qui? Sì, il grande evento, sotto i riflettori di tutto il mondo, in realtà si riduce a questo. Ben prima dei risultati delle elezioni americane, i grandi fondi di investimento avevano fatto dietro front su una serie di politiche strategiche che non hanno portato i successi sperati: si pensi al green deal o alle politiche gender fluid imposte alle aziende, che avevano creato tracolli di immagine e quindi di fatturato, orientandosi con molta più furbizia sulle possibilità di investimento promesse in nuce da quell'accoppiata di aggressiva follia “Trump-Musk”.
Il Capitale USA, a corto di nuove idee credibili e soluzioni praticabili per far fronte alla crisi che sta precipitando lì come dovunque, vira velocemente abbandonando i vecchi orpelli democratici, il buonismo della linea Gates, che lo avevano caratterizzato per circa venti anni; un lungo lavoro di lifting, che però sembra aver creato più problemi che soluzioni. Il mondo deve sapere e adattarsi: quale migliore occasione la ricorrenza delle elezioni negli USA? Musk porta aria fresca, implementazione del parco satelliti, la carta vincente per creare una propria infrastruttura e rigenerare il capitale finanziario sotto nuove forme, nuove modalità, nuove funzionalità, nuove velocità, nuovi mezzi di controllo sociale, e con l'arrogante certezza di mantenere la supremazia del vacillante dominio USA. Trump permette (o promette?) che il sistema di equilibrio si riassesti su nuovi punti di forza, diversi dai precedenti divenuti instabili, per consentire al mostro finanziario di sferrare gli ultimi attacchi. Troppo pericolosa la spinta della Russia verso la Cina, che si è accelerata con il conflitto ucraino. Per frenarla o per lo meno rallentarla è però necessario scaricare la pedina scomoda, Zelensky. In mondo visione, Trump non perde l’occasione e con un colpo di mignolo spazza via il vecchio sodalizio mielosamente instaurato dalla vecchia amministrazione con il presidente-pedina Zelensky, vittima del cattivo Putin, ristabilisce la nuova linea programmatica e strategica anticipata in campagna elettorale durante le elezioni, e pretende il pagamento della cambiale in materie prime strategiche. Possibili preparativi verso una guerra con la Cina senza più asse russo-cinese?
Il duo Musk-Trump si presenta come il miglior cocchiere per una carrozza dove siede tutta la classe dominante globale e la cui direzione di marcia è orientata dalle leggi di un sistema economico sprezzante della vita del proletariato internazionale: sì, perché a trainare, sfinita e lacerata a suon di frustate, è proprio quella classe, la maggioranza dell’umanità! Il Capitale USA, concentrato in un coacervo di fondi di investimento e di big corporations, non può permettersi di avere il suo stato maggiore nella condizione in cui era stato trascinato dai democratici. L'imperialismo USA ha bisogno di una struttura statale efficiente ed efficace per mantenere il vacillante dominio eroso dalla crisi economica, da cui emergono potenze e concentrati possibili di potenze concorrenti che cantano l'inno del multipolarismo. Quel che spera il capitalista collettivo nordamericano è di potere, spingendo su un ipersviluppo delle nuove tecnologie che supporti una veloce ristrutturazione del sistema finanziario, mantenere ancora quella supremazia mondiale che le marionette dem non sono state in grado di sostenere.
Come al solito, le elezioni sono state una farsa, un'apparente guerra tra carrozzoni elettorali dove lo scontro tra i tifosi tiene in piedi l’illusione dell'interesse generale. L'immagine dei CEO di tutte le corporations, soprattutto di quelle “concorrenti” delle high-tech, allineate e coperte nella cerimonia di insediamento dietro il “nuovo presidente”, la dice lunga: chi comanda chi?... e, in prospettiva, contro le umane e spontanee resistenze del proletariato stanco e insofferente al traino della carrozza, ribelle alla schiavizzazione quotidiana, di nuovo, chi comanda: microchip o intelligenza artificiale? Meglio entrambi!
5/3/2025