DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Nel mezzo della rivolta dei giovani proletari delle banlieues, che si trovavano a fronteggiare il fior fiore dell'apparato repressivo della “République Française”, un ingenuo e attempato manifestante reggeva un cartello con la scritta “Disarmare la polizia”.

Una richiesta metafisicamente assurda.

Lo Stato non è un ente preposto all'organizzazione del “bene collettivo”. È il “capitalista collettivo”, che esercita la dittatura della borghesia, anche garantendone il monopolio della violenza.

Solo chi è rincoglionito dai romanzi, film e telefilm gialli, noir, thriller, può pensare che i gendarmi (di ogni genere e colore della pelle, orientamento sessuale, di ogni ordine e grado, di ogni Stato grande e piccino) siano l'organizzazione con cui i deboli, i buoni, sono difesi dai prepotenti e dai cattivi!

Ogni organizzazione di gendarmi, quale sia il pittoresco titolo che le dà ogni Stato, è il corpo preposto a difendere la proprietà borghese: cioè il “privilegio” di appropriarsi e spartirsi “l'appropriazione privata” di quel che noi proletari produciamo socialmente (vale a dire, tutti insieme) mentre siamo usati dalle forze produttive monopolizzate e difese con le unghie e con i denti dall'impersonale classe borghese, nelle sue aziende, nei suoi magazzini, nei suoi empori, nelle sue scuole... E preposto a difendere l'“ordine pubblico” che non è la serenità che tutti desideriamo di vivere in un ambiente sociale tranquillo e beneducato, ma il clima sociale in cui le nefandezze della società del Capitale (dalla violenza della libera concorrenza del tutti contro tutti alle innumerevoli manifestazioni della alienazione e reificazione di noi umani ridotti a venditori di forza lavoro) possano proseguire indisturbate, tollerando solo la critica del borbottio, del piagnisteo e tutt'al più dell'indignata e perfino violentemente reclamata proposta di una riforma....

Noi rivoluzionari comunisti internazionalisti ridiamo della richiesta del “disarmo della polizia” e lavoriamo affinché, dall'esperienza delle rivolte spontanee, sacrosante esplosioni di rabbia proletaria ma purtroppo col fiato corto della improvvisazione, nasca la necessità del riarmo del proletariato. Già: chiediamo il riarmo del proletariato perché non ci accontentiamo di salutare con entusiasmo il rogo dei simboli del potere. Sappiamo che la strada per abbattere il potere borghese è ancora lunga: e dunque il riarmo del proletariato non è l'esaltazione del minoritarismo armato né l'estetica dell'attentato, ma l’organizzazione in classe del proletariato in marcia per esercitare infine il suo dominio. E ciò presuppone la presenza reale (teorica e pratica) del partito rivoluzionario, radicato internazionalmente, che abbia saputo mantenere la rotta attraverso decenni e decenni di contro-rivoluzione.

                                                                                                                                             2/7/2023

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