DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Di fronte al massiccio intensificarsi dell’attacco portato dal padronato ai proletari, le risposte sono ancora deboli e isolate. Abbandonati da sindacati che li sostengono a parole ma nei fatti boicottano le loro iniziative e dai partiti di finta sinistra che se ne servono solo in vista delle elezioni, i lavoratori possono contare solo su se stessi, sulla propria volontà di combattere per non soccombere. Non è un caso che, in prima fila in molti di questi episodi isolati, siano i proletari immigrati – il settore più sfruttato, più solo e più ricattato, ma anche (proprio per queste ragioni) più combattivo, perché non ha proprio nulla da perdere.

Fra novembre e dicembre, si sono così sviluppate alcune lotte importanti che li hanno visti protagonisti. In particolare, vogliamo segnalare due “storie parallele” – alla ditta di spedizioni SDA di Carpiano (vicino a Melegnano) e alla Esselunga di Pioltello (periferia di Milano). La prima “storia” riguarda lo stabilimento SDA più importante d’Italia, con oltre 300 operai, tutti immigrati, assunti da due cooperative (la UCSA-Technocoop e la SAC-Sisma) a condizioni pesantissime: lavoro a chiamata, lavoro a intermittenza (con pause che arrivano alle 6-7 ore per turno), un contratto capestro… I lavoratori – organizzati dal S.I. Cobas, che da tempo si occupa di questo settore di lavoratori della logistica assunti da cooperative schiaviste – hanno rivendicato un orario di lavoro sicuro per tutti, pause limitate a un’ora per turno, il passaggio al Contratto Logistica Trasporto Merci e Spedizioni, con relativo corretto inquadramento e scatti di anzianità per tutti dal mese di novembre. Fra il 22 e il 23 novembre, con azioni improvvise di picchettaggio che hanno coinvolto buona parte della manodopera, hanno bloccato ingresso e uscita dei camion (ben trenta!), fino a costringere la SDA a trattative che si sono concluse con una serie di miglioramenti nell’organizzazione del lavoro, la riduzione delle pause, uno scatto d’anzianità a partire da gennaio. Al di là dei risultati, che le cooperative e la SDA si potranno rimangiare domani, in una situazione diversa, quello che conta è la prova di forza, di unità e di combattività messa in campo dai proletari immigrati, vero esempio per tutti. Un altro aspetto importante è la comprensione della necessità di uscire dall’isolamento: l’assemblea conclusiva della lotta di Carpiano ha deciso di raccogliere 10 euro a testa per sostenere la lotta dei lavoratori della Esselunga di Pioltello – altro segnale forte, altro esempio da seguire.

E veniamo per l’appunto alla lotta alla Esselunga di Pioltello. Anche qui si tratta di proletari immigrati un po’ da tutte le parti del mondo, che mostrano nei fatti come la condizione di sradicati e diseredati, di dannati della terra, non sia un motivo di rinuncia a combattere – al contrario! Mentre i riflettori dei media sono accesi su altre vicende non meno importanti, ma – dal punto di vista della lotta operaia – meno significative, i lavoratori della Esselunga (anche in questo caso assunti da cooperative come la Safra e anche in questo caso organizzati dal S.I. Cobas) sono scesi in sciopero – uno sciopero duro, con picchetti, blocco delle merci, scontri con le “forze dell’ordine”, provocazioni notturne al presidio permanente – per rivendicare migliori condizioni di lavoro e il reintegro dei 24 compagni licenziati nei mesi scorsi. Lo sciopero dei lavoratori Esselunga ha raccolto inoltre la solidarietà fattiva di altre situazioni critiche locali (per esempio, gli operai della Coes, industria di materiale plastico, sempre di Pioltello, o della Jabil di Cassina de’ Pecchi, industria elettronica che sta per chiudere mandando a spasso 300 dipendenti, o della Maflow di Trezzano, componentistica auto, da tempo in agitazione) o dei lavoratori di altre cooperative in situazioni analoghe, che hanno partecipato ai cortei e alle frequenti assemblee. Anche qui (la vertenza è in corso, mentre scriviamo a metà gennaio), al di là dei risultati che potranno venire dalla lotta, è la lotta stessa a essere d’importanza primaria, con tutto ciò che essa comporta: i problemi di natura organizzativa, la necessità dell’allargamento del fronte di lotta ad altre situazioni, la mobilitazione incessante dei lavoratori interessati, la difesa da provocazioni e aggressioni, l’organizzazione della solidarietà concreta, il collegamento con il territorio. Da questo punto di vista, è importante sottolineare l’iniziativa di istituire una cassa di resistenza, per coprire sia le necessità future della lotta ma anche per dare sostegno immediato ai licenziati, e il contatto con i lavoratori dei magazzini Esselunga di Biandrate e con quelli, licenziati e in agitazione da alcune settimane, della Wagon Lits di Milano.

Torneremo ancora sulla vertenza alla Esselunga e cercheremo di darvi tutto il rilievo che essa merita. Siamo certi che altri casi simili affioreranno via via: la strada della ripresa classista è ardua e in salita – ma i proletari immigrati di Carpiano e Pioltello l’hanno indicata con chiarezza ai loro compagni di lavoro e di lotta.

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2012)

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