DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Se volessimo scendere sul terreno del diritto borghese, dovremmo dire che gli applausi con cui l’augusto consesso della Confindustria, riunito a Bergamo il 7 maggio u. s., ha accolto l’amministratore delegato della Thyssen-Krupp Herald Espenhahn (condannato a 16 anni e mezzo per omicidio volontario dei sette operai bruciati vivi nell’incendio del dicembre 2007 a Torino e libero di muoversi e tenere discorsi, mentre il proletario che ruba per sopravvivere finisce direttamente in galera), dovremmo dunque dire che quegli applausi si configurano come apologia di reato e istigazione a delinquere – quel genere di reati che tanto piacciono alla giustizia borghese quando si tratta di dar fastidio a chi non accetta il suo dominio.

Ma a noi il diritto borghese – che è un diritto di classe, uno degli strumenti che servono a difendere e mantenere il potere della classe dominante sulle classi dominate – non interessa. Ci interessa rimarcare l’episodio per sottolineare ancora una volta agli occhi dei proletari che la classe dominante è capace di levarsi in piedi come un solo uomo e una sola donna quando si tratta di difendere un proprio funzionario, che non c’è per essa diritto che tenga quando si tratta di far comunella, che il “fronte unico della classe dominante” non è una vuota espressione retorica di comunisti ammuffiti ma una realtà viva, concreta e soprattutto operante.

Infischiandosene del diritto borghese, della sua retorica e della sua ipocrisia, i proletari dovranno trarre anche da questo disgustoso ma eloquente episodio bergamasco la lezione che a classe si deve contrapporre classe, al fronte unito della borghesia va opposto il fronte unito del proletariato; e che non esiste terreno in comune da spartire con i borghesi, con i loro rappresentanti politici e “sindacali”, con il loro Stato: l’unico terreno comune è e dovrà essere quello dello scontro, della lotta, della guerra di classe: per la conquista, infine, del potere.

P.S.: Che i proletari non si facciano comunque strane idee sulla magistratura. Essa non è “giusta” e tanto meno “al di sopra delle parti”. La condanna al manager della Thyssen-Krupp verrà sicuramente mitigata nei successivi gradi di giudizio, quando il ricordo dell’omicidio dei sette operai si sarà a sufficienza stemperato...

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°04 - 2011)

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