DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Se mai ci fosse bisogno di un’ulteriore prova dell’opera di rimozione e distruzione della memoria storica della nostra classe operata dagli “intellettuali organici” della borghesia, basterebbe questo Primo Maggio 2011. Da un lato, esso è stato “scippato” da Santa Romana Chiesa per la beatificazione del penultimo fra i suoi “padri-padroni”: con un battage pubblicitario multi-mediatico degno di qualche pop star, con la mobilitazione di tutte le schiere di adoranti “Papa Boys”, con la sicura estasi mistica di migliaia di pellegrini in cerca di sublimazione, ecco che il Primo Maggio diventa celebrazione dell’ultraterreno e inno allo strapotere in terra della religione, e dei suoi fatti e misfatti. Dall’altro lato, continua lo stravolgimento del Primo Maggio da parte di tutto lo schieramento riformista e opportunista (politico e sindacale), che da anni l’ha trasformato in “concertone romano” (con ovvie appendici in altre città), una sorta di moderato rave party della “sinistra” – quest’anno poi all’insegna delle parole d’ordine “Patria, Lavoro, Diritti” e di un’altra mistica celebrazione, quella dell’Unità d’Italia, Madonna Pellegrina al cui cospetto ci si prostra nella speranza e nella volontà di annegare tutti i conflitti di classe. Aggiungiamo pure l’ennesimo matrimonio reale celebrato a Londra due giorni prima (si sa, la borghesia inglese è la più antica: ha dunque il diritto di prelazione) e accolto entusiasticamente dai media mondiali come “ritrovata sintonia fra la monarchia e il suo popolo” (lasciamo da parte i commenti su quel “suo” e quel “popolo”!), e il quadro di questo Primo Maggio 2011 è completo.

E’ ovvio che non ne facciamo una questione morale. Si tratta di rapporti di forza. Ma il Primo Maggio è nostro, dei proletari e dei comunisti, ed è una giornata di lotta, non una scampagnata nell’aldiqua e nell’aldilà: una giornata di lotta che ricorda le nostre battaglie, i nostri morti, e che si lancia verso il futuro – della presa del potere, della dittatura del proletariato, della società senza classi. Preti, monarchi, guitti e buffoni di corte con tutto il loro codazzo di servi più o meno dorati e adoranti, con tutta la loro opera di disgregazione e di imbottimento dei crani, dovranno farsi da parte, quando il proletariato, guidato dal suo partito, riconquisterà la propria memoria storica. E la farà sentire nelle strade e nelle piazze.

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°03 - 2011)

 

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