DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Tutti con il fiato sospeso per l’esi-to finale delle elezioni negli Stati Uniti. Mentre scriviamo, siamo an-cora lontani dal responso dell’ur-na, e non ce ne può importare di meno. Ma alcune “notazioni di co-stume” si possono egualmente fa-re. “Meglio Kerry di Bush” – a tanto si riduce l’analisi della cosiddetta “sinistra” nostrana (Manifesto, Rifondazione, Comunisti italiani, pacifismo, no-global, ecc.), ormai stabilmente attestatasi – per di-sperata e decadente insipienza – sulla strategia (???) del “meno peggio”. Farebbero meglio a dire: “Meglio un burattino di un altro”, ma anche così darebbero chiara dimostrazione della loro assoluta vuotezza. Rivolgiamo allora alcune doman-de a chi rivela anche solo un bar-lume di consapevolezza. Primo: come si fa davvero a di-stinguere tra un non-programma (repubblicano) e un altro non-pro-gramma (democratico)? Secon-do: davvero si crede che l’uno o l’altro dei candidati rappresentino qualcosa di diverso da una totale “costruzione mediatica” – medio-cri attori incaricati di recitare un copione scritto da altri? Terzo: non sarà, l’eletto a guidare l’imperiali-smo più potente del mondo, in ve-rità l’uomo più impotente della ter-ra? Quarto (e più importante): non sarebbe il caso di chiedersi, pri-ma di tutto, quali sono le esigen-ze reali, materiali, del capitalismo americano, e della sua sovra-struttura imperialista (Lenin), e par-tire da lì per ragionare su “realtà e finzione” dell’apparato elettorale-democratico? Noi non ci limitiamo a dire: “l’uno è eguale all’altro”. I due personaggi non c’interessano minimamente, perché – da marxisti – sappiamo bene quali sono il ruolo e la fun-zione degli individui nella storia. Invece di perder tempo con son-daggi e proiezioni, noi analizzia-mo quali sono le esigenze del ca-pitalismo americano, perché sa-ranno queste, indipendentemen-te dal risultato delle elezioni, ad affermarsi, i due candidati non do-vendo essere altro che il più adat-to strumento per la loro espres-sione (e per l’imbesuimento pe-coresco di chi ci crede), e non vi-ceversa. Certo, come il marxismo ci ha sempre insegnato, la sovrastrut-tura (politica, giuridica, culturale, ecc.) influisce a sua volta sulla struttura economica: ma è poi sempre l’elemento economico ad affermarsi. Quindi, Tizio potrà am-morbidire i toni, dilazionare certe decisioni, illudere e addormenta-re: ma non invertire o deviare il cor-so economico, che obbedisce a leggi proprie e, tramite esse, è de-stinato ad affermarsi. E destinato ad affermarsi in modo tanto più imperioso ed esplosivo quanto più quelle contraddizioni sono state rinviate, provvisoriamente tenute a freno, nell’illusione vana di can-cellarle: è proprio così, infatti, che il “pacifismo”, il “riformismo”, il “democratismo”, contribuiscono a preparare la dittatura più aper-ta, l’esplodere più selvaggio della guerra guerreggiata! Le pecorelle smarrite che intona-no belanti l’ultimo inno al “Meno Peggio” cadono immancabilmen-te nell’idealismo borghese-demo-cratico, secondo cui è l’individuo che fa la storia. Per i materialisti, il processo storico si trova gli in-dividui adatti e, quando non lo sia-no o non lo siano più, li sostitui-sce con altri. Sul mercato ce n’è a bizzeffe: e a bizzeffe se ne pos-sono inventare e brevettare. Tanto basti come epitaffio a chi esce di scena e a chi vi entra (o vi resta).

3 novembre 2004. Dunque, un bu-rattino è stato preferito all’altro, e per i prossimi quattro anni sarà lui a far da megafono agli interessi del capi-tale statunitense, sempre più biso-gnoso di contrastare il proprio len-to e relativo declino contro la lenta e relativa crescita di peso dei suoi concorrenti e rivali. Non c’è bisogno di alcun commento ulteriore. Chis-sà solo se adesso le pecorelle smar-rite che ogni volta si danno tanto da fare per ridar fiato a una democra-zia superata dalla storia avranno mai il coraggio e il pudore di trarre un bi-lancio impietoso dell’inganno elet-toral-democratico, volgendogli fi-nalmente le spalle e imboccando la strada della lotta di classe? Noi ci permettiamo di dubitarne: troppo continua a pesare su di loro il fasci-no macabro di un “cadavere che an-cora cammina”…

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°05 - 2004)

 

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