DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

* Tra maggio e giugno, la sezione di Milano ha tenuto due importanti conferenze pubbliche, dal titolo: “Linee guida per la ripresa della lotta di classe” e “A che punto è l’Europa”. Entrambe sono state utili per mettere a fuoco due problemi centrali alla prospettiva rivoluzionaria: nella prima, si sono individuati i nodi fondamentali da sciogliere per una ripresa classista dopo decenni di controrivoluzione, facendo riferimento a quelle che sono le nostre classiche posizioni sulla necessità della lotta di difesa “economica”, sul suo altrettanto necessario raccordo alle finalità rivoluzionarie e sul legame dialettico fra partito e classe; nella seconda, si sono ripercorse le lunghe e contorte vicende dell’illusoria formazione dell’Europa unita come entità economico-politica in grado di resistere alle pressioni provenienti dagli Stati Uniti e dai paesi asiatici – illusorietà da noi dichiarata e provata fin dagli anni ’40 del ‘900 e che tale si dimostra alla prova della crisi economica.

 

* In occasione della nuova finanziaria messa a punto in Italia, sul modello di quanto stanno facendo tutti gli Stati europei sotto l’incalzare della crisi (dalla Grecia alla Spagna, dalla Germania alla Francia e alla Gran Bretagna), le sezioni del partito hanno diffuso in varie occasioni un volantino intitolato Rispondiamo all’attacco del capitale con la lotta aperta, di cui riproduciamo qui di seguito la parte iniziale: “Le misure adottate in queste settimane dai governi di diversi paesi sono tutte sostanzialmente eguali: sono un passo deciso verso un più ampio e profondo attacco anti-proletario. Le classi dominanti sanno che questa crisi è destinata ad approfondirsi. Ma non sanno che cosa fare per fermarla, se non attaccando frontalmente i proletari: sul salario, sull’orario, sui ritmi, sulle condizioni di lavoro, sulle pensioni, ecc. ecc. I governi elaborano finanziarie all’insegna del ‘siamo tutti nella stessa barca’: pura demagogia! Qualche taglio ai privilegi dei pochi (tanto per essere credibili), ma il vero obiettivo è la grande massa dei lavoratori, dei precari, degli immigrati, delle donne, dei disoccupati, dei giovani in cerca di lavoro... le categorie più o meno vulnerabili che compongono l’enorme esercito dei proletari. Questa è la vittima predestinata: e il linguaggio di tutti i rappresentanti della classe dominante è identico – lacrime e sangue! D’altra parte, è da metà anni ’70 che le stangate si succedono l’una all’altra, con qualunque governo: ‘Sacrifici! Sacrifici! Sacrifici!’, non hanno fatto altro che ripetere governanti di ogni colore – e li abbiamo sentiti sulla nostra pelle, quei sacrifici! Proletari!Rispondiamo a quest’attacco con la lotta aperta! Non lasciamoci imbrigliare dall’opportunismo di partiti e sindacati che temporeggiano, siedono al tavolo di estenuanti trattative, proclamano con le parole e con i fatti di “essere responsabili”, pronti ad accorrere in difesa della legalità borghese, della democrazia, dello Stato – tutti nostri nemici storici. Accettiamo lo scontro: all’attacco che ci viene portato rispondiamo con la lotta aperta! Difendiamo le nostre condizioni di vita e di lavoro! Forti aumenti salariali per tutti, maggiori per le categorie peggio pagate - Salario pieno ai licenziati, disoccupati, immigrati, precari - Drastica riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario - Aumento generalizzato delle pensioni Proletari! Questa non è una congiuntura, un brutto sogno da cui prima o poi ci si risveglia. La crisi economica che ci sta massacrando è una crisi sistemica del modo di produzione capitalistico. E’ una crisi nata nella produzione. E’ una crisi di sovrapproduzione di merci e capitali. Ciò vuol dire che il capitale mondiale (e non questo o quel governo ‘cattivo’!) da essa non riuscirà a uscire, se non colpendo violentemente il proletariato oggi e preparando un nuovo conflitto mondiale domani – un’unica strategia inevitabile. Ciò vuol dire: oggi, licenziamenti a raffica, inasprimento delle condizioni di vita e di lavoro, progressiva eliminazione di ammortizzatori sociali, militarizzazione del regime di lavoro e del vivere quotidiano; domani, intensificazione di ogni forma di nazionalismo, riconversione dell’industria in industria bellica, sempre più ampia mobilitazione per le guerre locali, preparazione al conflitto che vedrà borghesie diverse scatenate le une contro le altre e un’unica vittima internazionale: i proletari mandati a scannarsi a vicenda sui fronti di guerra.”

 

* A metà giugno, s’è tenuta una riunione interregionale dei compagni del centro e sud Italia. Oltre a temi interni d’ordine interno (organizzativo e redazionale), il tema politico centrale, sviluppato da un compagno sulla traccia di un lavoro preparato per l’ultima Riunione generale di partito, ha riguardato la “questione nazionale” nella teoria marxista.

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°04 - 2010)

 

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