DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Da più parti, in queste ultime settimane, in Francia, in Italia e altrove, viene lanciata la proposta di uno “sciopero dei lavoratori immigrati”, che vorrebbe essere anche una risposta ai recenti, ripetuti episodi di persecuzione nei loro confronti (l’embrione di tristemente famosi pogrom di un passato non poi così lontano).

Noi comunisti non siamo d’accordo. La crisi economica, che è ben lontana dall’essersi conclusa come vorrebbero politici e gazzettieri e che anzi conoscerà ulteriori accelerazioni drammatiche, gonfia a dismisura il mondo dei senza lavoro, peggiora via via le condizioni di vita dei proletari, sottopone chi il lavoro ancora ce l’ha a ritmi massacranti con la minaccia di perderlo da un giorno all’altro. E colpisce via via tutti, se non oggi, domani: lavoratori di ogni settore, di ogni età, di ogni sesso – e di ogni origine geografica. Obbedendo servilmente a ogni diktat del capitale, la pratica disastrosa dell’opportunismo politico e sindacale, sviluppatasi attraverso decenni e decenni di tradimenti e abbandoni, inganni e voltafaccia, ha sempre più isolato e rinchiuso i proletari dentro alle categorie, alle aziende, alle località, alle gabbie salariali, ai livelli contrattuali, alle mille trappole di un mondo del lavoro che, per rispondere alla crisi economica, ha progettato e introdotto ogni genere di segmentazione, frantumazione, precarietà.

Per essere vincente anche solo nell’immediato, la risposta può solo essere la ripresa della lotta di classe aperta e intransigente, e insofferente di ogni separazione e ghettizzazione, di ogni divisione all’interno di quell’enorme esercito che non fa che gonfiarsi a dismisura mentre procede la crisi e che si chiama proletariato mondiale. Lanciare la parola d’ordine dello “sciopero dei lavoratori immigrati” vuol dire procedere lungo la strada del tradimento. Non di uno sciopero settoriale hanno bisogno oggi i proletari, non di un’ennesima segmentazione al loro interno. Hanno bisogno di azioni di sciopero le più estese nel tempo e nello spazio, che coinvolgano ogni settore del proletariato sfruttato, attaccato, represso e diviso. Hanno bisogno di ritrovare nei fatti il senso della propria forza collettiva, di sentire e far sentire che “un’offesa a uno è un’offesa a tutti”, di stringersi insieme in un fronte unico di lotta – perché è così che si fa tremare il mondo del capitale.

Basta con i tradimenti, basta con gli inganni! Noi comunisti siamo a fianco dei proletari di ogni origine, età, categoria, sesso, località, che rifiutano le divisioni, le strategie dilatorie, gli appelli al buon cuore e alla pacifica convivenza, e che tornano a sentirsi parte di quell’unico esercito nella lotta quotidiana contro il padronato, contro il capitale, contro lo Stato che li rappresenta e li difende.

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2010)

 

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