DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Fase della costituzione del proletariato in classe dominante

(Comune di Parigi 1871)

 

Premessa

 

Nel passato abbiamo esaminato la questione militare nella fase dell’organizzazione del proletariato in classe o in partito. Abbiamo visto cioè sorgere il partito rivoluzionario del proletariato, il partito comunista marxista, come risultato delle lotte armate svoltesi in Francia, Inghilterra e Germania nel periodo che va dal 1789 al 1848.

Affrontiamo ora lo studio della fase in cui il proletariato, con la sua avanguardia ormai cosciente dei suoi destini storici, si prepara ad imporre la propria dittatura, ad erigersi cioè in classe dominante per realizzare i fini della dottrina marxista, il comunismo.

Cominceremo col primo grande esperimento di dittatura proletaria: la Comune di Parigi del 1871.

Com’è noto, fin dal suo apparire sulla scena storica, la Comune accentrò l’attenzione di tutti, e le interpretazioni e valutazioni che se ne dettero sono innumerevoli. “Che cos’è la Comune, questa sfinge che tanto tormenta lo spirito dei borghesi?”. E Marx stesso risponde: “Il suo vero segreto fu questo: che essa fu essenzialmente un governo della classe operaia, il prodotto della lotta della classe dei produttori contro la classe appropriatrice, la forma politica finalmente scoperta nella quale si poteva compiere l’emancipazione del lavoro” (Indirizzo  sulla Guerra Civile in Francia nel 1871). In questo “indirizzo”, scritto a nome dell’internazionale, Marx tratta tutti gli aspetti della Comune, compreso quello militare, ovvero, per dirla con Lenin, “la tecnica delle forme estreme della lotta rivoluzionaria” connesse alla Comune, prima ancora della sua nascita e dopo la sua gloriosa disfatta. Tema essenziale del nostro lavoro è appunto la trattazione di questo aspetto militare, allo scopo di trarne tutti gli insegnamenti da mettere a profitto del partito del proletariato per la rivoluzione comunista di domani.

 

Brevi cenni storici

 

Allo scopo di rendere più facile la comprensione degli avvenimenti tracciamo una breve cronologia dei fatti più salienti che precedono la Comune.

1870-1871.

19 luglio: La Francia dichiara guerra alla Prussia.

23 luglio: il Consiglio Generale dell’Internazionale lancia al proletariato internazionale un Indirizzo.

Rovesci militari francesi fino al I° settembre: l’esercito imperiale, partito con strategia offensiva per assalire il territorio nemico attraverso il Baden e dividere la Germania del Nord da quella del Sud, si vede subito costretta alla difensiva perché i prussiani

 

prussiani lo hanno preceduto invadendo le due regioni di frontiera: l'Alsazia difesa dal gen. Mac Mahon, e la Lorena difesa dai gen. Frossard e Bazaine. Fra il 4 e il 18 agosto i francesi vengono più volte battuti: L'armata dell'Alsazia si ritira con gravi perdite su Chalons-sur-Marne mentre il grosso dell'esercito del Reno, cioè i due corpi che operavano nella Lorena, ripara nella fortezza di Metz, che però viene subito bloccata dal nemico. Le ripercussioni a Parigi non si fanno attendere: cade il ministero Ollivier, e lo sostituisce il governo militare di Palikao. Questo appronta un nuovo esercito, affidato a Mac Mahon, per liberare gli assediati a Metz, ma questo esercito di soccorso non solo non raggiunge lo scopo ma, dopo undici giorni di marcia, va incontro a un nuovo grosso disastro. Lo stesso Napoleone III, che lo accompagna, è costretto a capitolare a Sedan il 1° settembre. Tre giorni dopo, una rivoluzione popolare a Parigi dichiara decaduto l'impero e instaura la Repubblica, senza però impedire che i deputati del vecchio parlamento imperiale costituiscano un governo provvisorio dal nome altisonante di Governo della Difesa Nazionale. II 9 settembre l'Internazionale diffonde il suo secondo Indirizzo sulla guerra. La capitolazione di Metz, dovuta al tradimento di Bazaine, è già una prova di come il governo di Parigi reciti la “farsa” della difesa. La giornata del 31 ottobre segna la pronta reazione operaia per spingere il governo a mantenere i suoi impegni militari, ma né questa giornata né quella del 22 gennaio 1871 riescono ad impedire la capitolazione di Parigi che avviene il 28 gennaio, dieci giorni dopo che a Versailles i principi tedeschi del Nord e del Sud hanno offerto la corona imperiale a Guglielmo di Prussia fondando così l'impero tedesco.

L'armistizio firmato il 28 gennaio prevede una nuova Assemblea nazionale e un nuovo governo, che possano trasformare in pace l'armistizio a condizione di accettare le durissime imposizioni prescritte dai prussiani. Tale assemblea costituente viene eletta l'8 febbraio ed il 26 dello stesso mese Thiers, capo del nuovo governo, trasforma l'armistizio in preliminari di una pace che sarà definita il 10 maggio, cioè durante il periodo della Comune, sorta il 18 marzo dopo uno scontro armato fra i proletari e le truppe di Thiers, da essi costretto a fuggire a Versailles.

Dopo settantadue giorni di governo - il 28 maggio - la Comune cade eroicamente, sopraffatta dalle truppe versagliesi organizzate da Thiers con l'aiuto di Bismarck.

 

LA COMUNE E IL PARTITO

Da tempo immemorabile si discute sulla più o meno indebita “ appropriazione ” della Comune da parte di Marx.

Gliela “regalò” il suo nemico Thiers quando, nel suo ultimo proclama alle guardie nazionali, dichiarò esplicitamente che voleva “farla finita con degli sconosciuti che rappresentavano solo delle dottrine comuniste”? I fautori di questa tesi sostengono che Thiers, per rendere odiosa al resto della Francia la Parigi rivoluzionaria dipingesse di rosso il diavolo che animava allora la grande capitale. Secondo costoro, a mettere nelle braccia del comunismo la Comune sarebbe quindi stato un “errore” del suo maggiore nemico.

O fu invece Marx che, con chissà quale diabolica manovra, commise la grande “usurpazione” storica? Secondo i sostenitori di quest'altra tesi, ciò che Marx avrebbe fatto per guadagnare alla sua causa la Comune, consiste essenzialmente nel celebre Indirizzo sulla Guerra Civile in Francia del 1871 scritto a nome del Consiglio Generale dell'Internazionale due giorni dopo la fine della Comune; cosa che Marx avrebbe fatto per creare un mito rivoluzionario intorno ai suoi principi.

Lasciamo che borghesi e opportunisti di tutti i colori si rompano il capo intorno a interrogativi del genere. Si consumino pure di rabbia: la Comune è nostra e nessuno ce la toglie. La rivoluzione del 18 marzo '71 che instaurò la Comune, “è l'azione più gloriosa del nostro Partito”, come scriveva Marx a Kugelmann il 12 aprile '71.

Ma in che senso la Comune fu opera del nostro Partito? Ecco un punto delicato da chiarire, per “conciliare” con Marx il grande rivoluzionario Trotsky quando nei suoi Insegnamenti della Comune di Parigi scrive che “il proletariato parigino non aveva né un partito, né dei capi”.

Occorre tener presente che Trotsky, in questo suo saggio, si occupa di una questione particolare, la questione militare in senso stretto. Egli esamina le cose dal punto di vista dell’arte della rivoluzione” che un partito marxista, per essere tale, deve non solo conoscere, ma sapere applicare. Ma che cosa fa, in tondo, Trotsky in tale studio? Non fa che sviluppare ciò che di essenziale in materia di “tecnica militare ” lo stesso Marx aveva rilevato (ne riparleremo più avanti). La discordanza tra Trotsky e Marx non esiste o, se si vuole, è solo apparente; è la stessa apparente contraddizione che si riscontra in Engels quando, parlando della giusta decisione di sciogliere nel 1874 quell'Internazionale che pure era stata essenzialmente creatura sua e di Marx, scriveva : “II primo grande successo doveva far saltare quest'accordo ingenuo di tutte le frazioni. Questo successo fu la Comune, che intellettualmente parlando fu senza dubbio figlia dell'Internazionale, per quanto l'Internazionale non muovesse un dito per farla, e di cui l'Internazionale, giustamente insommia, venne ritenuta responsabile”. (Lettera a Sorge del 12-9-1874).

Dunque, “intellettualmente la Comune fu figlia dell'Internazionale, che a sua volta deve considerarsi erede di quella prima Associazione Internazionale dei Lavoratori che fu la Lega dei Comunisti, i cui principi teorici “aveva scritti sulla sua bandiera nel Manifesto Comunista”. La Comune fu dunque il primo glorioso tentativo di tradurre in pratica quei principi teorici e, nella sua essenza fondamentale (di demolizione della macchina statale borghese e di erezione sulle sue rovine della dittatura proletaria), fu prevista integralmente da Marx nel 1850 quando scrisse il 18 Brumaio. Egli lo ricorda ancora nella celebre lettera del 12 aprile '71 a Kugelmann, quando la stessa Comune andava realizzando i suoi obiettivi: “... Se tu rileggi l'ultimo capitolo del mio 18 Brumaio troverai che io affermo che il prossimo tentativo della rivoluzione francese non consisterà nel trasferire da una mano ad un'altra la macchina militare e burocratica com'è avvenuto fino ad ora, ma nello spezzarla, e che tale è la condizione preliminare di ogni reale rivoluzione popolare sul continente. In questo consiste pure il tentativo dei nostri eroici compagni parigini”. E poi, c'è ancora qualcuno che si domanda come mai Marx si sia potuto “appropriar ” la Comune!

La Comune fu un trionfo del marxismo in quanto dottrina della rivoluzione proletaria. La Rivoluzione d'ottobre lo sarà in modo ancora più complete e luminoso.

L'Internazionale aveva avuto essenzialmente il merito di preparare ideologicamente il proletariato. Dichiarando che “la emancipazione della classe operaia dev'essere l'opera della classe operaia stessa” o che “il grande compito della classe operaia è diventato la conquista del potere politico” (Indirizzo Inaugurale), l'Internazionale rischiarava le coscienze sul compito generale della questione militare, che è l'insurrezione armata e la difesa armata dello stato proletario sorto dalla demolizione dello stato borghese. Dichiarando poi che “la classe operaia possiede un elemento del successo, il numero; ma i numeri pesano sulla bilancia solo quando sono uniti dall'organizzazione e guidati dalla conoscenza ”, Marx, in quell’Indirizzo, metteva in piena luce la funzione insostituibile del Partito nella rivoluzione proletaria.

Fu presente a Parigi, un Partito così inteso, durante la crisi rivoluzionaria che condusse alla Comune? Per intenderci, ci fu un Partito forte, bene organizzato e ferreamente disciplinato, che fosse capace di preparare e dirigere la rivoluzione parigina sul piano prettamente politico-militare? No. Ed è giusto, in questo senso, dire che l'Internazionale “non mosse un dito”. Non lo poteva per varie ragioni, e in primo luogo perché non era ancora, organizzativamente parlando, “puramente comunista”, come dice Engels nella citata lettera a Sorge, dando anzi tempo ragione a Trotsky. Tutti gli sforzi per costituire quell'organizzazione non furono coronati da successo. In quanto partito storico - per la presenza in esso di Marx ed Engels - essa fu all'altezza del suo compito perché poté dare “indirizzi” strategici sul piano politico militare; ma come partito formale non ebbe la forza di realizzarli.

II trionfo di una rivoluzione si basa non solo sulla previsione e preparazione teorica, generale e strategica, ma anche sulla previsione e preparazione particolare e tattica, per le quali l'organizzazione efficiente, cioè il partito formale, che influenza da una posizione dominante la grande maggioranza della classe operaia durante la crisi rivoluzionaria, è sempre presupposto essenziale per evitare errori militari e politici fatali.

Da quanto precede ci sembra di poter affermare altresì che la tesi della spontaneità della Comune, sostenuta da certi borghesi e falsi marxisti per escludere e minimizzare l'opera del partito di classe nella grande vicenda storica del 1871, sia da respingere in pieno perché superficiale e basata su arbitrarie e denigratorie pregiudiziali. D'altra parte, non si deve cadere, per opposta e altrettanto falsa pregiudiziale apologetica dell'opera svolta dal partito nella Comune, nell'errore di negare quella parte di spontaneità che, sul piano più propriamente politico e militare, vi fu e trasse origine dalla scarsa omogeneità e disciplina teorica e pratica della direzione delle forze politiche proletarie che dominarono la scena della rivoluzione parigina. Concludendo, la grande “iniziativa storica” delle masse parigine, alla quale plaude entusiasticamente Marx, può essere spiegabile solo come momento culminante di un processo di sviluppo della lotta di classe in cui i fattori obiettivi ebbero, un po' più di quelli soggettivi, un grande peso.

E’ lo stesso Marx che mette in rilievo i lati altamente positivi della titanica lotta proletaria e le debolezze delle forze dirigenti. Di fronte a queste ultime però - come rileva Lenin nella prefazione all'edizione russa 1906 delle Lettere a Kugelmann - Marx seppe comportarsi non da misero dottrinario alla Plekhanov che monta in cattedra e critica in tono di sufficienza i dirigenti blanquisti e proudhoniani e le loro “romanticherie rivoluzionarie”: al contrario egli plaude alla grande iniziativa storica e a tutto ciò che di mirabile seppero fare gli oscuri proletari parigini nella loro opera di governo, e continua a consigliarli, a incoraggiarli, a spronarli nella lotta militare contro Versailles, pur sapendo come sia difficile vincere i nemici coalizzati dei bretoni di Thiers e dei lanzichenecchi teutonici. Esaltando poi, a sconfitta avvenuta, il grande eroismo parigino, l'immensa capacità di sopportare i sacrifici e il disprezzo assoluto della morte di quei proletari e delle loro donne, Marx non intende rendere solo un meritato elogio ai martiri di una memorabile guerra di classe mentre tutta la canea borghese si congratula con i loro assassini, ma intende soprattutto additare alle future generazioni quale dev'essere il loro comportamento per il trionfo della rivoluzione comunista. II fatto “irrazionale” del coraggio e della energia rivoluzionaria vale per Marx quanto quello “razionale” della conoscenza delle leggi della rivoluzione da parte delle masse.

II trionfo della Comune, sia pure solo per 72 giorni, prova anzi che la volontà politica delle masse, anche se non perfezionata da una chiara coscienza teorica, poté ugualmente raggiungere dei risultati il cui valore storico, ai fini del rafforzamento della stessa dottrina marxista, fu di enorme importanza. Apprezzando “le molte cose giuste che la Comune, composta di blanquisti e proudhoniani, ha compiuto nonostante tutto”, Engels (nella prefazione alla Guerra civile in Francia -1895) rileva quanto segue: “L'ironia della sorte vuole - come avviene di solito quando dei dottrinari arrivano al potere - che gli uni e gli altri facessero precisamente il contrario di quello che prescriveva la dottrina della loro scuola”, perché tanto i decreti economici (proudhoniani) quanto le azioni politiche (blanquiste) erano avviate nel senso anticipato dal comunismo marxista; e può affermare: “Perciò la Comune fu la tomba della scuola socialista proudhoniana”, e, aggiungiamo noi, il primo grande trionfo della teoria marxista alla prova del “laboratorio della storia”.

 

 

Partito Comunista Internazionale
(
il programma comunista, n. 2, 1966)

 

 

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