DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Sono presenti: Graziadei, Tresso, Carretto, Presutti, Azzario, D’Onofrio, Germanetto, De Meo, Gorelli, Gramsci, Ravera, Bombacci, Longo, Chiarini, Peluso, Bordiga, Tasca, Natangelo, Arcuno.

Assenti giustificati: Marabini e Lunedei.

Si nomina un ufficio interno di cui farà parte Bordiga, quale rappresentante dell’Esecutivo italiano, e Peluso quale segretario.

Gramsci riferisce sulla riunione del Comintern alla quale egli ha assistito e nella quale Marabini è stato nominato quale Presidente della delegazione. Dovendo uno dei nostri delegati essere nominato per lo studio del trattato di Versailles, Gramsci resta in carica.

Sulla questione dei socialisti, Graziadei ha sostenuto in questa riunione la tesi che essi non possono essere ammessi con voto consultivo. Il Presidium della I.C. è di parere contrario, sostenendo che i socialisti devono prendere parte a tutte le discussioni. Valeski (sic) ha difeso la tesi italiana. Finalmente, dopo aver fatto iscrivere al verbale la protesta italiana in questo merito, il Comintern decide che i socialisti avranno voto consultivo e potranno parlare su tutti i comma.

Sulla questione agraria Graziadei è stato nominato quale relatore italiano, malgrado l’opposizione di Bucharin che gli rimprovera il suo revisionismo.

Azzario riferisce poi sulla questione sindacale trattata in seno del Presidio del Comintern allargato alla quale riunione erano stati invitati i delegati comunisti. I delegati italiani hanno presentato delle tesi complementari sulla quistione della disoccupazione (pieno diritto di cittadinanza nei sindacati ai disoccupati) e sull’entrata dei comunisti nei sindacati fascisti per apportarvi la lotta comunista. Il punto di vista italiano è stato accettato malgrado la opposizione di Losowsky che, basandosi sul verbale di questa discussione elaborerà delle nuove tesi.

Sulla questione delle cooperative, Marabini essendosi assentato, Tasca è rimasto solo a rappresentare la delegazione italiana. Egli ha sostenuto le tesi del nostro partito ed ha apportato alcune modificazioni alle tesi della I Cooperativa, e cioè: 1. Lotta contro il particolarismo cooperativo, 2. Rapporti tra il movimento sindacale e il movimento cooperativo, 3. Problema della unità cooperativa, 4. Rapporti fra cooperative di consumo e quelle di produzione e lavoro.

Tasca è stato nominato nella Centrale delle cooperative e anche membro del Presidium salvo ad ottenere conferma dal P.C.I. Si sceglierà tra lui e un francese.

Gramsci dice che egli in commissione si è opposto alla tesi dell’unità di organizzazione per la considerazione che vi sono cooperative puramente borghesi. Riferendosi poi alla quistione di mutualità, l’I.C. non ha voluto occuparsene per essere fatto troppo specificamente italiano.

Sul programma Gramsci dice che non è ancora stato terminato ma che Bucharin ha letto il sommario di esso.

Quale Presidente al Congresso si decide che rimane Marabini.

I Segretari sono Peluso per la delegazione italiana e Azzario per il congresso. Se le due cariche si identificano allora rimarrà soltanto Peluso.

Nella prossima riunione la delegazione si occuperà del programma del partito italiano.

Bordiga riferisce poi sulla situazione in Italia. Prima ancora della sua partenza si sentiva che una situazione nuova, difficile per il partito, si preparava, epperciò l’Esecutivo aveva preparato un appello. La Centrale a suo tempo ha deliberato che Bordiga venisse al Congresso per trattare la quistione della fusione. Poiché la Centrale non condivide la politica della I.C. sulla quistione italiana, si considera politicamente esautorata. In questo momento in Italia non vi è un rappresentante dell’I.C. Dato tutto questo Bordiga non ha nemmeno pensato di rientrare in Italia dopo aver appreso le notizie degli ultimi avvenimenti. Il suo rammarico è soltanto di ordine sentimentale, non politico, perché la situazione in cui l’I.C. ha messo il partito gli impedisce di fare una politica.

Ambrogi è ora ritornato a Berlino. Se il partito dovrà diventare ancora più illegale, Berlino diventerà un centro importante di collegamento. Accenna quindi ad un telegramma ricevuto da Terracini che dà notizie scarse sul movimento in Italia. Coll’aiuto della relazione di Varga la delegazione può farsi un’idea come gli avvenimenti si sono svolti ed hanno portato i fascisti al potere.

Si legge e si traduce quindi parte della relazione di Varga. Si decide da aspettare il corriere di Roma per potere iniziare la discussione sulla situazione attuale e sul fascismo.

 

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