Tutti assolti, al processo contro l’Enichem di Manfredonia. Nel settembre 1976, dagli impianti della fabbrica pugliese si sprigionano d’improvviso dieci tonnellate di arsenico: “incidente tecnico”, dicono pudicamente i dirigenti. Negli anni successivi, diciassette operai, presenti in fabbrica al momento dell’esplosione, muoiono di cancro, con un tasso di arsenico spropositatamente alto nel sangue, e altri cinque si ammalano gravemente. L’inchiesta ha inizio nel 1996, su iniziativa di uno degli operai, che morirà l’anno seguente. A giudizio vengono portati dieci dirigenti e due medici del lavoro. La difesa arriva a sostenere che l’alto tasso di arsenico nel sangue degli operai deceduti e di quelli ammalati è dovuta a... cattive abitudini alimentari (eccesso di crostacei: si sa, troppe aragoste fanno male!). Undici anni di inchiesta giudiziaria: poi, ai primi di ottobre u.s., i dieci dirigenti e i due medici del lavoro vengono assolti, perché “il fatto non sussiste” – come dire, quei ventidue operai nemmeno esistono.

Lo schifo per questo modo di produrre, per lo Stato che difende gli interessi del capitale e per tutti i manutengoli che lo servono obbedienti, si dovrà ben trasformare in sano odio di classe! Che i proletari non dimentichino!

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°05 - 2007)

 

 

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