Mosca, 14 giugno 1922 (in francese)

Al compagno Zinoviev, per il Comintern

 

Caro compagno Zinoviev,

nello stesso tempo che vi invio il mio memorandum sulle questioni pratiche sulle quali vi ho intrattenuto ieri, vi ricordo anche per iscritto quanto vi dicevo a proposito della questione politica.

Il lancio della parola d’ordine del governo operaio in Italia, che noi abbiamo accettato con tutta la disciplina e la buona volontà possibili, deve a nostro parere avvenire approfittando di uno svolto della situazione che ci permetta, da una parte, di non fare una brutta impressione sul partito, dall’altra di ottenere un grande effetto politico sulle masse.

Evidentemente, noi siamo pronti ad osservare il termine del 15 luglio, ma abbiamo l’intenzione – appena saremo rientrati in Italia, avremo esaminato gli ultimi dati della situazione e riunito il Comitato Centrale del Partito, tutte cose alle quali si provvederà prima del 30 giugno – di rivolgervi una proposta concreta per il lancio del manifesto e l’inizio della campagna per il governo operaio.

È possibilissimo che lo si possa fare subito e senza attendere il termine stabilito, ma è anche ragionevole [supporre] che la situazione possa consigliare di rinviare per qualche tempo la nostra iniziativa. Comunque, entro il 10 luglio al più tardi avremo la vostra risposta e se essa sarà che si deve eseguire senza ritardo risoluzione del CE nel senso letterale e, mi permetto di dire, aritmetico, non faremo che attenerci al termine fissato.

Ciò detto, e senza ripetere che i nostri impegni sono assolutamente seri e leali, voglio aggiungere che è molto probabile che già in questo momento vi sia una situazione molto favorevole all’iniziativa in questione. Secondo gli ultimi giornali italiani arrivati qui, nella riunione della Direzione del PSI e della CGL, Azimonti a nome dell’Alleanza del Lavoro ha dichiarato che questa ha constatato che l’unico sbocco della situazione è la collaborazione ministeriale. Gli anarchici e i sindacalisti del sindacato ferrovieri avrebbero accettato questo punto di vista. Azimonti è la stessa persona che ha proposto – come ci è stato ufficialmente dichiarato nella riunione dei partiti alla quale l’Alleanza del Lavoro ci ha invitati – lo sciopero generale politico e insurrezionale. Questa contraddizione è caratteristica dell’attitudine dei riformisti e degli opportunisti italiani.

Noi potremo approfittare della crisi che così si produrrà al vertice dell’Alleanza del Lavoro per lanciare la nostra parola d’ordine. Non ripeto i miei ragionamenti sulla situazione e sugli orientamenti già presi dalla discussione, che si svolge di fronte alle masse e nelle masse, fra le due proposte opposte dei riformisti e dei comunisti. Non si tratta in effetti che di sviluppare la nostra politica del fronte unico che, a mio avviso, presentava già dei caratteri “classici” e tutti i vantaggi che l’Internazionale se ne attende. È inteso che nella nostra agitazione e nello sviluppo dei nostri rapporti con gli altri partiti, noi metteremo ormai in primo piano la parola d’ordine del governo operaio. Con ciò la nostra proposta non sarà più soltanto politica nel senso reale ma anche nel senso formale e conterrà una soluzione del problema del regime e del potere proposta dai comunisti a tutta la classe operaia e opposta al collaborazionismo di D’Aragona, Turati e C.

Un’altra occasione alla quale si può pensare logicamente per l’inizio della campagna è una crisi ministeriale. Ma Facta probabilmente aspetterà che passi il 15 luglio, e io non voglio... governare a lungo quanto lui. Non crediate che pensi ad una crisi della direzione del partito, che si verificherà solo se mi si darà un voto di biasima nel partito, cosa che mi sembra esclusa.

 

Vogliate accettare i miei saluti comunisti

 

A. Bordiga

 

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