Mosca, 8 giugno 1922

Carissimi,

Vi mando questo primo e sommario rapporto su quanto qui avviene e su quanto vado facendo a vostro nome.

Unisco copia del radio spedito l’altro giorno pregandovi di rispondere, o meglio augurandomi che sia già in viaggio la risposta, specie per la grave questione dei bilanci.

Unisco copia della parte del rapporto sull’azione del partito che ho redatta qui, e che completa la copia costì rimasta dei capitoli I, II, III e IV (questi due erano indicati come IV e V).

Appena giunto ebbi una conversazione con Zinoviev, che fu cordialissimo, e cominciai l’opera di chiarificazione delle molte leggende che qui correvano sul nostro conto. Con lui fissammo il modo con cui sarebbe stata discussa la questione italiana, e gli parlai anche della urgente questione pratica delle sovvenzioni, di cui promise di interessarsi.

Noi abbiamo sostenuto di essere qui al solo scopo della discussione diretta tra Centrale del PCI e Presidium del Comintern. Intanto era stato deciso di esaminare la cosa senz’altro nel C.E. allargato, che improvvisamente si è deliberato di tenere, sia pure su scala molto più ridotta che non in febbraio. A noi premeva discutere la questione in cerchio ristretto, e non sulla piattaforma delle solite rampogne ufficiali e cattedratiche. Si tenne una seduta del Presidium in cui ci opponemmo anche alla inserzione nell’od.g. della questione italiana, dichiarandola inesistente, e affermandoci tuttavia pronti a riferire al C.E. allargato, ma solo dopo che tra Presidium e delegazione la situazione fosse stata chiarita, e raggiunto il probabile accordo.

Siccome si è poi deciso di nominare per la nostra questione, come per alcune altre, una commissione, abbiamo accettato tale soluzione, tenuto anche conto che il Presidium, per il quale noi volevamo intendere una riunione con Zinoviev, e qualche altro essere pensante, è anche esso un mezzo parlamento di fenicotteri di terzo e quarto ordine.

La commissione italiana così si compone, oltre a tutta la delegazione nostra: Zinoviev, Radek, Souvarine, Jordanov (bulgaro) Kreibich (cecoslovacco).

Ecco che cosa si è fatto finora. La commissione ancora non si è riunita. Il C.E. allargato, che procederà fortunatamente a tutta velocità, dato il processo che comincia oggi degli S. R., ha tenuto ieri due sedute, dedicate al rapporto sulle Conferenze di Genova e Berlino e alla questione cecoslovacca.

Sulla prima questione hanno parlato Radek e Zinoviev, con qualche accenno al nostro partito, allato di quello francese. Non abbiamo creduto intavolare su questo problema un dibattito generale, tanto più che del fronte unico internazionale si è parlato in tono minore e funereo anzichenò. Mi sono limitato ad interrompere Zinoviev a proposito di un accenno all’Alleanza del Lavoro, e poi a rispiegargli la cosa, conducendolo (ma in conversare privato) ad ammettere che per il nostro partito non esistono né atti di indisciplina, né conflitti col Comintern, o litigi personali interni, come per francesi, norvegesi, cecoslovacchi (le tre questioni che si esamineranno come la nostra). Il resto al dibattito italiano. Vi accenno ora le altre questioni che sono sul tappeto, e la nostra attitudine presa o da prendere. Cecoslovacchi: sosteniamo l’opposizione che accusa il partito di non fare opera comunista. Francesi: saremo tra i più severi critici delle deficienze di questo partito, col quale ci si accusa di essere bloccati, mentre ne siamo agli antipodi. Norvegesi: non sappiamo molto. Anche lì c’è del marcio. Processo degli S.R. [Socialisti Rivoluzionari]: abbiamo concesso (ho salvato Graziadei che ha passato momenti atroci) Gramsci come difensore della Koloplova, la S.R. passata a noi. Sosteniamo la tesi che, in caso di condanna, il Comintern non deve intervenire per chiedere amnistie. Questione dei sindacalisti e del loro congresso internazionale: sosteniamo che non si devono fare loro concessioni: nientemeno si parla di rinunziare per accontentarli al legame fra Profintern e Comintern!

2 Alla Conferenza di Berlino delle Tre Internazionali (2-5 aprile 1922) la Zetkin aveva proposto (e i convenuti avevano accettato, contro il nostro parere) la convocazione di un “congresso operaio mondiale”, al quale avrebbero dovuto partecipare anche i partiti socialisti, gli anarchici e i sindacalisti rivoluzionari, e i diversi sindacati, per discutere dei compiti derivanti dalla comune lotta contro il capitale. Inutile dire che il congresso non si tenne mai.

Questione del IV Congresso, che si farà il 7 novembre: abbiamo dato i nostri suggerimenti per certi punti dell’o.d.g.

La nostra delegazione comprende, oltre a me e Graziadei e Gramsci, anche Ambrogi che è qui ancora.

Vi sono tutta una serie di questioni pratiche che prima di partire dovrò sistemare, e che sottoporrò poi alla vostra ratifica. Ve ne accenno qui.

Ambrogi: è forse il caso che resti qui sia per la faccenda Virgili, sia per altre considerazioni.

De Marchi: è ancora dentro e non vi sono i soldi per spedirlo via.

Giovanili: parlerò col C.E. giovanile di Tranquilli, delle sovvenzioni ed essi devono parlare sui rapporti tra Partito e Federazione in Italia, che non so perché sembrano a loro troppo stretti.

Sovvenzioni e bilanci. Ho chiesto una seduta per la revisione, ma mi avete cazzo fatti mancare i documenti.

Organizzazione del nostro lavoro nel Bureau del Comintern. Esaminerò delle proposte Ambrogi, e sistemeremo Stragiotti, Scialito, ecc. Pare che abbiano soppresso le sezioni nazionali e vi sia un Segretariato latino che ci ingloba.

Revisione di tutti i comunisti italiani a Mosca, loro trattamento, controllo su di essi. Accoglienza ai profughi.

Venuta in Italia di Balabanov.

Ancora affare Virgili, che procede d’altronde bene.

Situazione amministrativa: con Ambrogi, Gramsci, Stragiotti, Codevilla, ecc.

Sistemazione tra qui e il nostro palmipede berlinese, che rivedrò al ritorno.

Misiano: lui interpreta le vostre lettere (quella ufficiale di Grieco e una fatta qui da Terracini al Comintern) come una designazione implicita al posto di membro del C.E. del Profintern. Io gli ho comunicato che a tale posto è designato ufficialmente Tresso. Egli intanto era giunto ad ottenere il riconoscimento ufficiale qui e il voto deliberativo. Ridivenire un semplice impiegato gli secca naturalmente. A questo proposito, avrò un colloquio con Brandler, che in assenza di Losovsky dirige Profintern. Ma certo occorre che Misiano accetti di essere un semplice funzionario. Si parla di farlo entrare nel comitato internazionale di soccorso, e in questo caso potrebbe lasciare il Profintern se gli pare di non poterci stare in quella posizione.

Profintern. Parlerò anche delle sovvenzioni al Comitato Sind. e di altre questioni interessanti.

Infine vi sono altre piccole cose su cui non vi intrattengo.

Il C.E. allargato non durerà che quattro giorni. Altrettanti, forse, ne occorreranno per le altre faccende. Verso il 15 o poco dopo ripartiremo con Graziadei coi mezzi più rapidi. Dopo una fermatina a Berlino proseguiremo: verso il 25 ed in ogni eventualità entro la fine del mese sarò rin-cu-bi-cu-la-to. Naturalmente farò una corsa a Napoli a vedere e rassicurare sulla mia integrità Ortensia.

Siamo assai a corto di notizie sulle cose italiane, spero avere qualche vostra utile comunicazione.

Adesso dovrei dirvi le mie impressioni e vedute strategiche. Ma non mi dilungherò. Credo che le cose andranno bene: tuttavia si dovrà lavorare per ottenere che si rinunzi al gusto di strigliarci. Con la persuasione faremo molto,e il resto verrà da sé senza dover ricorrere ai mezzi eroici. Certo questo intervento modificherà molto a nostro favore l’ambiente, e dissiperà molte false impressioni. Più che mai dobbiamo constatare che siamo il Partito Comunista che solo può dire senza nessuna ombra di dubbio di meritare tale nome. Gli altri se ne dovranno accorgere per forza, in un modo o nell’altro. In genere, vi è poi forse un colpetto di timone a sinistra. Non aggiungo altro. Qui vi è il nostro Niccolini col quale discutiamo molte cose. Vi è anche Fanny. E vi siamo noi, che siamo i migliori avvocati di noi stessi. Graziadei tiene un contegno da vero compagno e del resto ne conoscete la lealtà e i riguardi per noi. Si dice che Misiano, che da Berlino dava l’allarme sull’opportunismo di Mosca, sia con la tesi ufficiale. A me però non l’ha detto. Tutto il resto ve lo dirò al mio ritorno. State sicuri che faremo del nostro meglio, così come io ritengo superfluo farvi la raccomandazione di rito: occhio alle terga! Vi saluto affettuosamente,

 

A. Bordiga

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